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Marciatori gandhiani per scuotere l’ONU

Jai Jagat à Genève
Attivisti del movimento ATD Quarto Mondo, travestiti da uccelli della pace, accolgono i marciatori sulla Place des Nations di Ginevra. Isolda Agazzi

Per promuovere la concretizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU, attivisti di ispirazione gandhiana hanno iniziato un anno fa una lunga marcia dalla capitale indiana. Alcune centinaia di loro hanno ricordato a Ginevra l'urgente necessità di combattere la povertà e il cambiamento climatico.

“Gandhi ha fatto la marcia del sale. Noi siamo di Guerande, la città del sale. Così abbiamo deciso di fare simbolicamente la marcia di Gandhi collegando la Bretagna a Ginevra, anche se il viaggio è lungo”, indica Marc, incontrato il 26 settembre sulla Place des Nations a Ginevra.

Se Gandhi ha camminato 386 km in tre settimane, dal suo ashram di Ahmedabad all’Oceano Indiano, per chiedere l’indipendenza del suo Paese – spingendo gli indiani a rompere il monopolio del sale detenuto dagli inglesi e a produrlo da soli facendo evaporare l’acqua di mare – il sessagenario bretone, da parte sua, ha camminato 988 km in due mesi per chiedere la concretizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibileCollegamento esterno dell’ONU. 

I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibileCollegamento esterno (OSS) sono stati adottati dalle Nazioni Unite nel 2015 come parte dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Essi costituiscono un quadro di riferimento globale da raggiungere entro il 2030. In contrasto con gli Obiettivi di sviluppo del millennio, che erano rivolti solo ai Paesi poveri, gli (OSS) impegnano tutti i Paesi, per esempio chiedendo loro di ridurre le disuguaglianze secondo una linea di povertà definita a livello nazionale.

Con 169 obiettivi, essi richiedono un radicale cambiamento di paradigma per raggiungere la sostenibilità, ovvero una crescita economica sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, anche attraverso modelli di produzione e di consumo sostenibili. La Svizzera è stata uno dei primi Paesi a presentare un rapporto nazionale all’ONU nel 2018. In Svizzera, lo strumento principale per l’attuazione è la Strategia per lo sviluppo sostenibileCollegamento esterno. Un processo di consultazione su questo programma dovrebbe iniziare in autunno. I Cantoni, i Comuni e la società civile sono coinvolti nel processo di consultazione, che si concentra su consumo e produzione, energia, clima, biodiversità e pari opportunità.

Sotto la sedia rotta della Place des Nations, di fronte alla sede dell’organizzazione, gli attivisti di ATD Quarto Mondo, muniti di trampoli e travestiti da uccelli della pace, volteggiano per accogliere i marciatori. Provenienti dalla Francia e dalla Svizzera, hanno aderito a una marcia intitolata Jai Jagat (un antico principio che può essere tradotto come ‘gloria per il mondo intero’, ndr), partita da Delhi il 2 ottobre dell’anno scorso con destinazione Ginevra. Questo moto è stato interrotto in marzo dal coronavirus, mentre i marciatori erano in Armenia. L’iniziativa è nata da un’idea di Rajagopal, fondatore di Ekta Parishad, un movimento di massa che federa gli esclusi nella società indiana.

Contro la povertà e per la pace

“Marciamo per la pace, la giustizia, l’ecologia e per tutto ciò che vogliamo vedere cambiato”, dice l’instancabile bretone. C’è ancora molta povertà nel mondo, ma con un po’ di volontà politica potrebbe essere facilmente sradicata. Ecco perché siamo di fronte all’ONU. Siamo partiti da Guérande in quattro e, lungo tutto il percorso, altri si sono uniti a noi per un giorno o cinque settimane, a seconda della loro disponibilità e delle loro condizioni fisiche. La sera abbiamo incontrato altra gente per conoscere le esperienze locali, molte delle quali sono molto positive. Basterebbe mettere insieme queste iniziative, per diffonderle a macchia d’olio a livello globale”.

Gandhi à Genève
La statua di Gandhi nel parco ai bordi del Palazzo delle Nazioni di Ginevra. Isolda Agazzi

I circa cento manifestanti si dirigono verso la statua di Gandhi sull’Avenue de la Paix, dove cantano canzoni in francese e hindi. Wali, un indiano di 44 anni, è uno dei 50 marciatori che provengono da Delhi: “Siamo partiti da Raj Ghat a Delhi, il memoriale di Gandhi, e abbiamo camminato per quattro mesi fino al suo ashram ad Ahmedabad. Ogni giorno la gente si univa a noi e alla fine erano circa 100, a volte 400, a volte di più”.

“Ci siamo concentrati su 4 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile: eliminare la povertà estrema, combattere il cambiamento climatico, ridurre le disuguaglianze e promuovere la pace. È molto simbolico che il coronavirus ci abbiano fermato a marzo, quando il piano originario prevedeva di attraversare l’intera regione, perché dimostra l’urgenza della crisi e la necessità di cambiare il modello di sviluppo”, aggiunge Marc.

Dall’anno scorso, il premier nazionalista Narendra Modi elogia i principi invocati dai marciatori, anche se le sue intenzioni sono senza dubbio diverse.

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Arrivo della grande marcia rimandato al prossimo anno

Benjamin Joyeux, il coordinatore di Jai Jagat Ginevra, si prepara da due anni all’arrivo della grande marcia. Ovviamente un po’ deluso per l’interruzione, non si arrende: “Simbolicamente era importante organizzare questa giornata in collegamento con i nostri amici indiani per dimostrare che, nonostante la Covid, il messaggio di Jai Jagat, quello di un mondo dove nessuno resta ai bordi della strada, è più che mai attuale”.

Gli organizzatori intendono riprendere la grande marcia l’anno prossimo e organizzare una settimana di dibattiti a Ginevra per verificare sul campo, con gli occhi degli esclusi dei marciatori in India, la concreta attuazione degli Obbietti di sviluppo sostenibile. Dicono di voler fare pressione sulle Nazioni Unite affinché anche tra le persone più povere del pianeta, come gli indiani Adivasi, questa agenda non rimanga lettera morta “perché è veramente il piano di sopravvivenza dell’umanità”. Dopo il 2030, o moriamo tutti o cerchiamo di fare qualcosa”, dice. Vogliamo iniziare una riflessione di 10 anni e deve iniziare oggi”.

Secondo la Banca Mondiale, la crisi del coronavirus potrebbe costringere 100 milioni di persone a vivere in condizioni di estrema povertà, oltre ai 734 milioni che già si trovano in questa situazione (2015, ultimo dato della Banca Mondiale).

In un rapportoCollegamento esterno presentato all’ONU a settembre, Olivier de Schutter, relatore speciale dell’ONU sulla povertà estrema e i diritti umani, afferma che gli Stati non erano attrezzati per affrontare la pandemia. Ciò è dovuto alle misure di austerità imposte dopo la crisi finanziaria del 2008, che hanno smantellato molti servizi pubblici.

Di conseguenza, sono state adottate misure di protezione sociale inadeguate e insufficienti. Per non ripetere gli stessi errori, il rapporto chiede di “definire la protezione sociale non come una risposta urgente a una situazione di crisi, né come una misura di beneficenza, ma come un insieme di garanzie permanenti previste dalla legge, definendo i beneficiari come detentori di diritti e garantendo l’accesso a meccanismi di ricorso indipendenti in caso di negazione dei benefici che dovrebbero venir concessi a loro”.

Traduzione di Armando Mombelli

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