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Il video sulla ‘Ndrangheta rischia di rovinare le indagini

Il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber non è affatto contento della diffusione del filmato sulla 'Ndrangheta. Keystone

La pubblicazione di un filmato che mostra un incontro segreto della ‘Ndrangheta a Frauenfeld, nel canton Turgovia, non è piaciuta agli inquirenti elvetici, commenta la stampa svizzera. Il video rischia infatti di compromettere le indagini condotte dal Ministero pubblico della Confederazione.

«Gli italiani irritano i principali cacciatori svizzeri di mafiosi», «Retata all’italiana a maglie larghe», «Gli italiani mandano all’aria la caccia svizzera alla ‘Ndrangheta in Turgovia» o ancora «Un disaccordo tra la Svizzera e l’Italia minaccia di rovinare una lunga inchiesta».

Sono alcuni dei titoli e delle frasi che si trovano sui quotidiani svizzeri di martedì, in merito alla pubblicazione di un filmato su un incontro segreto di una cellula della ‘Ndrangheta a Frauenfeld, nella Svizzera Orientale. I dialoghi contenuti nel video sono degni del “Padrino”, scrive Le Matin.

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«Gli svizzeri filmano i mafiosi durante un incontro segreto a Frauenfeld. Gli italiani li avvisano con questo video», scrive il Blick, sottolineando che il Ministero pubblico della Confederazione (MPC)Collegamento esterno «è tutt’altro che contento». La retata tra i ranghi della ‘Ndrangheta è stata così mediatizzata da parte italiana «da imbarazzare gli inquirenti svizzeri», osserva il 24 Heures.

Durante una conferenza stampa tenutasi lunedì, il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber, visibilmente irritato, ha spiegato che l’MPC è tenuto al segreto istruttorio e non avrebbe informato i media se i colleghi italiani non avessero divulgato la vicenda.

Sospettati avvisati

La registrazione della riunione mafiosa a Frauenfeld, trasmessa dall’MPC alle autorità italiane, è stata diffusa su Internet dopo l’arresto in Italia di 16 persone, tra cui due cittadini svizzeri, legate alla ‘Ndrangheta.

Michael Lauber ha sottolineato che l’inchiesta elveticaCollegamento esterno iniziata alcuni anni fa è tuttora in corso e finora non è stato effettuato alcun arresto in Svizzera. L’MPC si aspetta tuttavia che le autorità italiane chiedano l’estradizione delle 10-20 persone implicate. La maggior parte sono Italiani domiciliati da tempo a Frauenfeld, alcuni hanno la doppia nazionalità o il passaporto rossocrociato.

Non è però sicuro che le manette scattino per davvero, osserva la Aargauer Zeitung. Dopo la pubblicazione del filmato, «i sospettati sono ora avvisati», scrive il giornale svizzero tedesco. Secondo L’Express, è oramai possibile che queste persone «svaniscano nel nulla».

«Se domani vado a suonare alla porta delle persone che si vedono sul filmato, mi sorprenderebbe che siano ancora lì», ha affermato Carlo Bulletti, il procuratore federale incaricato dell’inchiesta.

Citando le autorità federali, la Tribune de Genève rammenta che la collaborazione con l’Italia su questo dossier è buona. Il modo di comunicare è però diverso da un paese all’altro. «La mafia è un fenomeno sociale in Italia. Le autorità hanno quindi bisogno di rassicurare la popolazione e di mostrare che agiscono, comunicando nettamente più di noi», ha detto Carlo Bulletti.

La Svizzera non è un paese mafioso

La cellula della ‘Ndrangheta di Frauenfeld sarebbe attiva da una quarantina d’anni e sarebbe direttamente collegata alle cosche di Vibo Valentia e di Reggio Calabria. Sebbene siano basati in Svizzera, questi membri operano principalmente in Italia, stando all’MPC. «Dire che la Svizzera è un paese mafioso è assolutamente falso», ha voluto precisare Michael Lauber.

Riportando le considerazioni di un poliziotto di Reggio Calabria, il 24 Heures sottolinea comunque che in Svizzera i mafiosi «si sentono più sicuri. Arrestarli ed estradarli è più difficile siccome la Svizzera non appartiene all’Ue».

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