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Chi finanzia la moschea di Sciaffusa?

Rendering della nuova moschea Aksa di Sciaffusa
Chi paga comanda: questo principio varrà anche per la moschea Aksa di Sciaffusa (qui in una simulazione 3D) ZVG


La costruzione di una moschea turca a Sciaffusa fa discutere. Dopo che la città ha dato luce verde al progetto, al termine di una procedura durata mesi, si prevede che il cantiere possa essere aperto in estate. Ancora non è chiaro però da dove provengano i finanziamenti necessari alla realizzazione dell’opera.


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La moschea Aksa costerà 1,5 milioni di franchi, stando al domenicale “Sonntags Blick”. La città di Sciaffusa ha autorizzato la costruzione del nuovo luogo di culto, lungo 20 metri, largo 16 e alto 12. Il progetto è rimasto bloccato per lungo tempo, perché le autorità avevano chiesto delle modifiche. Nell’edificio sono previsti due spazi di preghiera – uno per gli uomini e uno per le donne – un locale per i giovani, uno spazio per corsi di formazione e un asilo nido.

Committente del progetto è l’associazione turco-islamica di Sciaffusa. Il terreno su cui sorgerà l’edificio appartiene alla fondazione turco-islamica per la Svizzera (TISS), una diramazione della Presidenza per le questioni religiose Diyanet di Ankara. Il presidente di Diyanet è Ali Erbas. Il teologo islamico, molto vicino al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, presiede anche il consiglio di fondazione della TISS.

La longa manus di Erdogan

L’associazione turco-islamica di Sciaffusa afferma di non avere ambizioni politiche e di volersi impegnare per l’integrazione e contro l’isolamento della comunità islamica turca. La maggior parte degli imam nelle moschee turche in Svizzera sono inviati – per pochi anni – e pagati dalla Turchia.

C’è chi ritiene perciò che, attraverso la TISS, Erdogan possa esercitare la propria influenza su ciò che si predica nelle moschee svizzere. Le associazioni in Svizzera non sono tenute a informare le autorità sulle loro fonti di finanziamento. La consigliera nazionale zurighese Doris FialaCollegamento esterno (Partito liberale radicale) chiede da anni attraverso numerose interpellanze parlamentari di migliorare la trasparenza e i controlli sulle organizzazioni religiose in Svizzera.

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Il governo federale ha però ritenuto finora che non fosse necessario intervenire. I servizi d’informazione della Confederazione considerano Diyanet e le sue attività irrilevanti dal punto di vista della sicurezza dello Stato. Nel Consiglio d’Europa una proposta di Fiala, che chiedeva un rapporto sul finanziamento delle attività islamiche, delle moschee e degli imam nei paesi membri, è invece stata accolta con favore. Secondo Fiala la proposta ha il sostegno di numerosi paesi e partiti.

“Contro le grandi moschee”

La costruzione della moschea Aksa suscita perplessità anche fra altri esponenti politici. Interpellato dal giornale gratuito “20Minuten”, il consigliere agli Stati di Sciaffusa Thomas Minder (indipendente) ha dichiarato: “Sono contrario alla costruzione di grandi moschee in Svizzera, soprattutto perché il loro finanziamento è assolutamente opaco.” Minder afferma di non accettare che la Turchia o altri paesi finanzino delle moschee perché c’è il pericolo che vi vengano inviati dei predicatori che diffondono ideologie radicali.

Ibrahim Gündüz, un membro della direzione della TISS, ha dichiarato dal canto suo nei media che la Turchia finanzierà gli imam finché la Svizzera non riconoscerà l’islam. Ancora non si sa quando la moschea Aksa aprirà i battenti. Lo studio di architettura  che si occupa del cantiere stima che i lavori di costruzione dureranno circa 18 mesi.

Sostenitori e avversari di Erdogan

Poche settimane prima delle elezioni in Turchia crescono anche in Svizzera le tensioni tra sostenitori e avversari del presidente turco.

All’inizio di aprile degli sconosciuti hanno lanciato bombe incendiarie contro il consolato generale della Turchia a Zurigo. Gli autori dell’attentato hanno documentato l’azione con un video pubblicato su internet.

Già in febbraio era stata incendiata un’automobile nel cortile del consolato. Gli autori anonimi aveva definito il gesto una risposta all’attacco militare della Turchia contro la città curda siriana di Afrin. Zurigo sta ora valutando di applicare misure edilizie per proteggere meglio il consolato.

All’inizio di maggio una scuola turca nella Svizzera orientale aveva fatto parlare di sé mettendo in scena la battaglia di Gallipoli del 1915. La rappresentazione dai toni nazionalisti era stata sostenuta dall’ambasciata turca.

A metà maggio il domenicale “SonntagsBlick” ha riferito che le autorità turche prevedevano l’introduzione di doposcuola nel fine settimana in Svizzera e in altri paesi europei. Il progetto, che prevede lezioni di lingua, storia, religione e cultura turca, è promosso dal Ministero per i turchi all’estero (YTB). Voci critiche ritengono che lo Stato turco voglia utilizzare i corsi per indottrinare gli allievi con una propaganda nazionalista e islamista.


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Traduzione dal tedesco: Andrea Tognina

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