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Lugano, imprenditore a processo per usura

Il 49enne italiano, presidente di Emme Suisse, è sospettato d'aver sfruttato gli operai con paghe da fame, truccando le buste-paga

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Il presidente della Emme Suisse Società Cooperativa di Lugano andrà a processo con l’accusa di usura.

L’imprenditore italiano è sospettato di aver sfruttato i suoi operai con paghe da fame, truccando le buste-paga. Così facendo, in due anni, avrebbe intascato 300.000 franchi.

Era stato arrestato nel dicembre scorso ed è uscito dal carcere alcuni giorni fa, dopo aver pagato una cospicua cauzione, ma il 49enne italiano presidente della Emme Suisse Società Cooperativa dovrà comparire davanti alle Assise criminali per rispondere dell’accusa di usura qualificata.

Con procedimenti disgiunti, restano co-indagati anche il vice-presidente della società, un 45enne svizzero presso il cui indirizzo a Lugano è registrata la sede legale della società, e la moglie dell’imprenditore.

L’uomo pagava i suoi operai -una quarantina in tutto, attivi su diversi cantieri, tra cui il PostParc di Berna- tra i 7 e i 9 euro all’ora, falsificando sistematicamente le ore di lavoro indicate in busta paga.

Sette lavoratori, nella primavera scorsa, si erano rivolti al sindacato OCST e avevano poi formalizzato la denuncia al Ministero pubblico.

L’imprenditore avrebbe sfruttato lo stato di bisogno o l’inesperienza di oltre 30 operai, facendoli lavorare con retribuzioni di molto inferiori rispetto alle norme del contratto collettivo, ricavando un beneficio di 300.000 franchi sull’arco di due anni, dal 2013 al 2015.

Nei confronti dell’uomo il sostituto procuratore generale Andrea Pagani ipotizza anche i reati di inganno nei confronti dell’Autorità e di falsità in documenti.

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