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Luganese fulminato, bersaglio prediletto di Zeus

Potente, orgoglioso, irascibile, come tante altre divinità: Zeus, padre padrone dell'Olimpo, con le sue saette ha nutrito mitologia e letteratura. Ma anche la scienza. Una mostra sul Monte San Salvatore, sopra Lugano, ci porta sulle tracce dei fulmini.

Deve avere un rapporto molto speciale con Lugano, il sovrano degli dei: terra di temporali, in questa regione del Ticino il numero di fulmini è nettamente al di sopra della media europea.

Si possono contare, come è successo la scorsa settimana, fino a mille fulmini in un raggio di tre chilometri. Non è un evento mitologico, ma un dato scientifico.

La regione di Lugano, considerata l’alta frequenza di fenomeni temporaleschi, è sempre stata al centro delle ricerche sui fulmini, come quelle condotte tra il 1943 e il 1982 dal professor Karl Berger del Politecnico federale di Zurigo. Per quarant’anni Berger ha diretto il Centro di ricerche sui fulmini dalla vetta del Monte San Salvatore, un laboratorio di fama mondiale dotato di sofisticate apparecchiature di misurazione.

Sulle tracce dei fulmini

La mostra permanente allestita nel piccolo museo del Monte San Salvatore, intitolata “Sulle tracce dei fulmini”, si sofferma sul significato storico dei temporali e della ricerca sui lampi. Voluta dal direttore della società funicolare Monte San Salvatore Felice Pellegrini e organizzata in collaborazione con Meteo Svizzera, è stata presentata da un grande esperto, il professor Jürg Joss, allievo di Berger.

Ingegnere elettronico e ex direttore dell’Osservatorio meteorologico di Locarno-Monti, Joss esercitò anche l’attività di esperto in parafulmini per garantire la sicurezza delle centrali nucleari. Uno che se ne intende, dunque. “Le ricerche di Karl Berger – ha spiegato l’ingegnere – sono state di grandissime utilità contribuendo in modo sostanziale alla comprensione dei fenomeni temporaleschi”.

Franco Brughera, che cura la sezione geologia del museo, se lo ricorda benissimo Karl Berger. Era un ragazzo quando, incuriosito, faceva spesso visita a Berger nel piccolo edificio in vetta al Monte, oggi diventato museo. “Era indaffaratissimo. Un giorno di temporale – racconta a swissinfo – mi invitò a seguire in diretta un esperimento ‘cattura fulmini’. Sentì un rimbombo più forte dell’esplosione di una mina. Fuori pioveva a dirotto. Congedandomi dal professore, gli dissi che non sarei stato lì con lui un solo minuto di più”.

Gli studi scientifici eseguiti in poco meno di quarant’anni di lavoro, diedero risultati di grande utilità nel campo della prevenzione e della protezione sulle apparecchiature elettriche. Purtroppo, anche se non più in attività da diversi anni, questo centro fu smantellato nel 1982. Oggi i fulmini sono monitorati grazie alle stazioni di rilevamento automatico di Meteosvizzera sparse sul territorio cantonale e dotate di speciali antenne per captare la presenza di fulmini.

Dimmi quante saette cadono dal cielo…

…e ti dirò dove vivi. “Il numero di fulmini che cadono in una regione in un’ora, in un giorno o in un anno – ha spiegato Marco Gaia, direttore di MeteoSvizzera a Locarno – è senza dubbio uno dei vari elementi che permettono di caratterizzare il tempo e il clima di una regione”. La misura sistematica delle grandezze meteorologiche è del resto uno dei compiti previsti espressamente dalla Legge federale sulla meteorologia e climatologia.

“Che il Luganese fosse una regione ad alta densità di fulmini – ha ricordato Gaia – lo si è capito ben prima che fossero presenti delle misurazioni sistematiche. Basti pensare al fatto che il laboratorio del professor Berger fu costruito nel 1943, mentre le prime misurazioni continue automatiche dei fulmini eseguite da MeteoSvizzera sull’insieme del territorio della Confederazione, risalgono solo alla fine degli anni Settanta”.

Grazie a stazioni di misura automatiche, fa notare ancora Marco Gaia, oggi c’è la conferma numerica di come sia particolare la regione del Luganese per quanto riguarda l’attività di fulminazione. “L’alta frequenza dei fulmini – ha sottolineato Joss – è data dalla configurazione geografica di Lugano, regione al sud con un alto tasso di umidità”.

13 mila saette sopra Lugano

I dati raccolti da MeteoSvizzera sono impressionanti: nel 2008 in un raggio di trenta chilometri attorno a Lugano, sono stati registrati più di 13 mila fulmini, mentre in località analoghe come quota a nord delle Alpi, ne sono stati registrati fra 3 mila e 6 mila. “Il valore registrato a Lugano – ha aggiunto Marco Gaia – non è tipico di una regione di pianura o di collina, ma piuttosto di una regione alpina. E il caso del 2008 non è isolato”.

Collaboratore di Karl Berger, Hugo Binz ha consegnato al direttore Felice Pellegrini una preziosa targa “Centro ricerche sui fulmini – Monte San Salvatore”. Quasi un invito a custodire un po’ di memoria storica di una parte importante della vita del monte in un edificio di proprietà dell’Arciconfraternita della Buona Morte.

Ironia del destino? Forse. Nonostante la violenza di questo fenomeno atmosferico – i lampi sono scariche di corrente di 20 mila ampère che possono raggiungere in poche frazioni di secondi una temperatura di 30 mila gradi – i decessi causati dal fulmine sono abbastanza rari: in Svizzera se ne contano mediamente tre all’anno.

Françoise Gehring, Monte San Salvatore/Lugano, swissinfo.ch

I fulmini sono scariche elettriche improvvise e violente che si verificano tra due nubi oppure tra una nube e la superficie terrestre a causa di differenze di potenziale molto elevate nell’ambito dell’atmosfera.

Il fenomeno si manifesta con un effetto luminoso (lampo) ed uno sonoro (tuono) che non vengono percepiti simultaneamente a causa delle diverse velocità di propagazione della luce(300.000 Km/s) e del suono (340 m/s).

Normalmente un fulmine è composto da un ramo principale e da molti rami secondari, con il caratteristico aspetto a zig-zag, determinato dalla ricerca del percorso di minor resistenza elettrica.

Le numerose saette scagliate dal cielo di Lugano incuriosirono negli anni Quaranta il professor Karl Berger del Politecnico federale di Zurigo che nel 1943, creò in vetta al San Salvatore un centro di studi sui fulmini.

In vicinanza della chiesetta fu eretta un’antenna di legno dell’altezza di 70 metri munita di punta d’acciaio di 10 metri.

Oggi i fulmini sono monitorati grazie alle stazioni di rilevamento automatico di Meteosvizzera sparse sul territorio cantonale e dotate di speciali antenne per captare la presenza di fulmini.

Nella mitologia greco-romana i fulmini erano considerati come le frecce di Zeus (Giove) scagliate contro i mortali; il termine saetta, sinonimo di fulmine, deriva proprio dal vocabolo latino sagitta che significa freccia.

Nella mitologia nordica, al contrario, i fulmini erano visti come le scintille prodotte dal battito del martello di Thor (dio del tuono) su un’ incudine. I popoli del nord si avvicinarono dunque di più a quella che è la reale natura del fulmine, cioè quella di una grande “scintilla atmosferica”.

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