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Luce verde al piano di salvataggio dell’UBS

Keystone

Il piano di salvataggio dell'istituto bancario, varato in ottobre dal governo e dalla Banca nazionale svizzera, è stato approvato dalla Camera bassa. La sinistra ha cercato, senza successo, di condizionare il prestito concesso dalla Confederazione a garanzie finanziarie e a norme di sorveglianza dell'UBS.

“Tra i clienti dell’UBS vi sono 130’000 piccole e medie aziende svizzere. I salari di centinaia di migliaia di svizzeri vengono versati sui suoi conti. Il volume degli affari interbancari gestiti dall’UBS raggiunge 50 miliardi di franchi al giorno. Questa banca è inoltre leader a livello mondiale nel settore della gestione patrimoniale”, ha ricordato il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz.

“Tenendo conto di tutto questo si può soltanto concludere che l’UBS ha un’importanza economica rilevante per la Svizzera. Stabilizzando la situazione finanziaria dell’UBS, si stabilizza anche tutta la piazza finanziaria”, ha spiegato il consigliere federale.

La necessità di aiutare l’istituto bancario, diventato quasi insolvente negli ultimi mesi, non è stata praticamente contestata dai membri del Consiglio nazionale durante la seduta straordinaria di lunedì sulle misure volte a rafforzare il sistema finanziario. Al termine di un dibattito fiume, la Camera bassa ha approvato con 116 voti favorevoli e 55 contrari il piano di salvataggio dell’UBS, che riceverà quindi un prestito di 6 miliardi di franchi dalla Confederazione e un credito di 62 miliardi dalla Banca nazionale.

Violazione della Costituzione

I deputati socialisti e i rappresentanti dei Verdi sono però insorti contro la rinuncia del governo ad imporre severe condizioni all’UBS e contro la procedura scelta dal Consiglio federale per far passare urgentemente l’ingente prestito, che dovrebbe venir versato ancora questa settimana alla banca. Imponendo un decreto urgente, il governo ha infatti scavalcato le competenze legislative del parlamento.

“Questo pacchetto di salvataggio dell’UBS costituisce una violazione della Costituzione, come non si vedeva più nella storia recente della Svizzera dai decreti di emergenza adottati nel 1939 per far fronte alla minaccia di Hitler”, ha dichiarato il deputato socialista sangallese Paul Rechsteiner.

“Gli azionisti dell’UBS hanno potuto esprimersi pochi giorni orsono sui 68 miliardi di franchi che l’istituto bancario riceve dalla Confederazione e dalla Banca nazionale svizzera. Coloro che sono invece chiamati a sborsare questo importo colossale non possono dire nulla”, si è lamentato Rechsteiner.

Visioni economiche contrapposte

Il malcontento di molti parlamentari di sinistra è stato riassunto anche dal deputato lucernese del Partito ecologista Louis Schelbert: “Quali rappresentanti del popolo siamo chiamati a dibattere per un importo di mezzo milione di franchi destinato al Museo alpino. Non dovremmo invece poter dire nulla su un credito di 68 miliardi di franchi? Una cosa simile non è accettabile nella nostra democrazia!”.

Il dibattito ha evidenziato ancora una volta due visioni contrapposte dell’economia. Per la sinistra, la crisi dei mercati finanziari non può essere attribuita soltanto all’avidità di alcuni manager, ma dimostra il fallimento di tutto il sistema neoliberista.

“Vent’anni fa è crollato il comunismo, vittima di uno statalismo eccessivo e dalla mancanza di libertà accordate ai suoi cittadini. Oggi ha raggiunto la sua fine anche il capitalismo neoliberista da casinò, fallito in seguito alla mancanza di controllo statale e alle libertà eccessive accordate a speculatori e profittatori”, ha dichiarato il socialista sciaffusano Hans-Jürg Fehr.

Necessari migliori controlli

Errori sono stati ammessi anche dai rappresentanti del centro e della destra. “Gli istituti bancari, gli organi di vigilanza del settore bancario e le banche centrali – soprattutto negli Stati uniti – hanno commesso degli sbagli. Tutti volevano conseguire rapidi utili per avidità. Ma anche noi politici, noi cittadini, non ci siamo lamentati fino a quando i redditi dei nostri depositi e delle nostre casse pensioni sono aumentati rapidamente”, ha riconosciuto il deputato dei Verdi liberali Martin Bäumle.

I partiti borghesi, che avrebbero regolarmente ricevuto negli ultimi anni sostegni finanziari dalla stessa UBS, si sono però opposti a qualsiasi intervento statale per regolamentare maggiormente il settore bancario. “Questa crisi ha apportato un vento favorevole agli apologeti dell’isolazionismo economico e del controllo statale. I mercati non hanno bisogno di ulteriori controlli, ma di un migliore controllo”, ha affermato il liberale radicale zurighese Markus Hutter.

Bocciate le richieste della sinistra

I rappresentanti del centro e della destra hanno così bocciato una lunga serie di richieste formulate dalla sinistra per rafforzare la sorveglianza delle attività bancarie in Svizzera, come pure per limitare i rischi di perdite per lo Stato, nel caso in cui la situazione finanziaria dell’UBS non dovesse migliorare nei prossimi anni.

Verdi e socialisti volevano tra l’altro imporre una serie di condizioni ai vertici dell’UBS, perlomeno fino a quando la banca non avrà rimborsato il prestito della Confederazione. Tra queste, un salario massimo di 800’000 franchi per i dirigenti, un blocco di tutti i bonus milionari, un divieto di finanziamento dei partiti e la separazione delle attività d’investimento e di gestione patrimoniale, per evitare nuove crisi.

Tutte queste proposte sono state però affossate dalla maggioranza borghese alla Camera bassa. Da notare che la proposta di costringere gli ex-dirigenti dell’UBS a rimborsare bonus e gratifiche ricevuti negli ultimi anni è stata respinta con un solo voto di differenza: 91 i deputati favorevoli e 90 i contrari.

swissinfo, Armando Mombelli

Il governo elvetico e la Banca nazionale svizzera hanno varato il 16 ottobre un piano di aiuto in favore dell’UBS, che ha accumulato titoli illiquidi per 60 miliardi di franchi in seguito alla crisi americana dei mutui ipotecari.

La Confederazione rafforzerà la base di fondi propri dell’UBS, sottoscrivendo un prestito di 6 miliardi di franchi convertibili in azioni. Lo Stato deterrebbe così il 9,3% del capitale azionario della grande banca.

Questo importo sarà prelevato dalla Tesoreria della Confederazione e non graverà sul bilancio delle casse federali. Il credito dovrebbe fruttare oltre 700 milioni di franchi all’anno alla Confederazione, grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%.

La Banca nazionale svizzera metterà a disposizione 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di trasferire in una società veicolo gli attivi illiquidi, sgravandosi dei prodotti “tossici” detenuti finora.

Questo fondo viene finanziato con l’assunzione di dollari USA presso la Federal Reserve e prestiti contratti sul mercato.

Lunedì la Camera bassa ha approvato le proposte del governo, destinate a rafforzare la protezione dei risparmi di fronte ad un eventuale fallimento di una banca.

Il Consiglio federale vuole aumentare da 30’000 a 100’000 franchi le garanzie legali sui depositi bancari dei risparmiatori, in caso d’insolvenza di un’istituto bancario.

L’importo minimo che le banche in difficoltà dovrebbero versare immediatamente ai loro clienti dovrebbe salire dagli attuali 5’000 franchi ad un multiplo di questo ammontare.

Il limite massimo del contributo che le banche svizzere sono chiamate a versare per aiutare un istituto bancario diventato insolvente dovrebbe salire da 4 a 6 miliardi di franchi.

swissinfo.ch

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