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Lottatrice instancabile per una neutralità attiva

Micheline Calmy-Rey ha inoltrato la sua lettera di dimissioni al Consiglio federale Keystone

Dalla sua entrata in governo nel 2003, Micheline Calmy-Rey si è battuta con grande impegno per promuovere una “neutralità attiva” in politica estera. Il suo stile e le sue iniziative hanno suscitato spesso dure critiche, ma la diplomazia svizzera ha acquisito maggiore visibilità internazionale.

4 dicembre 2002: Micheline Calmy-Rey viene eletta con 131 voti in Consiglio federale. È una donna quasi sconosciuta al paese che si presenta dinnanzi al parlamento per prestare giuramento. Nata e cresciuta in Vallese, la socialista ha fatto carriera politica nel canton Ginevra: parlamentare cantonale, presidente del Partito socialista ginevrino e poi responsabile delle finanze cantonali.

Gli svizzeri scoprono così un volto nuovo nella politica federale: abiti eleganti e austeri, quasi sempre neri o bianchi, a volte un po’ di rosso. Capelli con una frangia, larga quanto il suo sorriso, e con alcune ciocche bionde o bianche: un look originale a Palazzo federale. La nuova ministra è gracile, ma energica e decisa.

“Porto con me un certo carattere, che viene dalla mia famiglia, dal Vallese. E porto con me anche la mia esperienza ginevrina, impregnata di apertura verso il mondo”, dichiara dopo la sua elezione. Due peculiarità che contrassegneranno tutta la sua permanenza in governo: la volontà di apertura verso il mondo alla guida del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e il carattere vallesano, coriaceo e pugnace, che le servirà per compiere la sua missione.

Neutralità attiva

Un carattere non certo facile. La prima donna alla guida del DFAE scuote sin dall’inizio il corpo diplomatico, abituato per anni alla conduzione del placido Joseph Deiss. Esigente, accentratrice e a volte impulsiva, la numero uno della diplomazia non usa sempre toni diplomatici nei confronti dei suoi collaboratori. Alcuni rievocano il soprannome “Cruella”, affibbiatole a Ginevra, quando era alla direzione delle finanze.

Il suo compito non è tuttavia di farsi amare all’interno del DFAE, ma di far apprezzare e rispettare la Svizzera all’estero. Dinamica e zelante, Micheline Calmy-Rey moltiplica le iniziative per rilanciare la politica di “neutralità attiva”, avviata dalla Confederazione all’inizio della Guerra fredda. Il 20 maggio 2003 diventa il primo ministro di un paese straniero ad attraversare a piedi la linea di demarcazione tra le due Coree e si reca a Pyongyang per discutere con i dirigenti nordcoreani.

Sempre nel 2003, sostiene attivamente l’Iniziativa di Ginevra, un piano di pace non ufficiale che mira a ripristinare il dialogo tra israeliani e palestinesi. Negli anni seguenti promuove le trattative per la creazione del Consiglio dei diritti umani, concepito come strumento più efficace per vegliare al rispetto dei principi sanciti dall’ONU.

In nome delle Convenzioni di Ginevra, nel 2006 denuncia apertamente i bombardamenti israeliani in Libano, considerandoli “sproporzionati”, e sollecita il rispetto del diritto umanitario. Si attira così critiche da parte israeliana, ma anche lodi sia in Svizzera che all’estero. È un tono nuovo per la diplomazia elvetica, abituata fino allora a tacere, per evitare screzi.

Diplomazia pubblica

Unica donna in governo per oltre due anni, nei sondaggi si piazza regolarmente in testa alla classifica dei politici più apprezzati. La sua popolarità raggiunge l’apice nel 2007, quando assume per la prima volta la presidenza della Confederazione. Organizza dieci “incontri con la popolazione”, che attirano centinaia di persone, canta “Les trois cloches” alla Televisione romanda, pronuncia un discorso patriottico per la Festa nazionale.

Calmy-Rey cura la sua immagine. Fino troppo, secondo gli avversari, che l’accusano di promuovere la “diplomazia pubblica” soprattutto per mettersi in mostra. Il rapido riconoscimento del Kosovo, giudicato troppo affrettato, l’esibizione a Teheran con il velo, i tentativi falliti di mediazione in Colombia, la gestione della crisi con la Libia: il 2008 è l’anno nero per responsabile del DFAE. Ma anche per la politica estera elvetica, confrontata ad una vera e propria offensiva internazionale contro il segreto bancario.

Ad irritare molti politici è innanzitutto lo “stile Calmy-Rey” o, in altre parole, il suo carattere. Per i suoi detrattori, coriaceo fino all’ostinazione, anche quando la causa è ormai persa. L’Unione democratica di centro e il Partito popolare democratico invitano la socialista a lasciare il suo incarico: avrebbe accumulato solo insuccessi, dall’iniziativa di Ginevra fino alla crisi libica, avrebbe attirato antipatie alla Svizzera, da Israele fino agli Stati uniti, e avrebbe trascurato le relazioni con i partner europei.

Politica estera più visibile

Pugnace, la numero uno della diplomazia resiste agli attacchi e approfitta del fatto che nel mirino dei politici e dei media finiscono altri ministri, a cominciare da Samuel Schmid e Hans-Rudolf Merz. Ma Calmy-Rey continua ad irritare: nel dicembre 2010 viene rieletta alla presidenza con solo 106 voti in parlamento. Il peggior risultato dal 1919.  

La responsabile della diplomazia perde il suo smalto anche presso la popolazione. Nel suo secondo anno presidenziale, figura addirittura al penultimo posto tra i consiglieri federali più apprezzati, davanti soltanto al ministro della difesa Ueli Maurer. Il suo compito non è però neppure di farsi amare dalla popolazione e dal parlamento, ma di sostenere gli interessi della Confederazione all’estero.

E in quest’ambito sono in molti a riconoscere, anche diversi suoi avversari, che si è impegnata instancabilmente nei suoi 9 anni in governo per difendere i diritti umani e le Convenzioni di Ginevra. Per rilanciare la tradizione svizzera di mediazione nei conflitti, che si era indebolita dalla fine della Guerra fredda. Per far assumere un ruolo più attivo alla diplomazia elvetica negli organismi internazionali. Per rendere, insomma, più visibile la piccola Svizzera nel mondo.

1945: Micheline Calmy-Rey nasce l’8 luglio a Sion. Rimane nel canton Vallese fino all’età di 19 anni.

1968: laurea in scienze politiche all’Università di Ginevra.

1974: entra nel Partito socialista ginevrino e lavora fino al 1997 come amministratrice e direttrice di una ditta famigliare di distribuzione di libri.

1981 – 97: membro del parlamento cantonale di Ginevra.

1986 – 90 e 93 – 97: presidente del Partito socialista ginevrino

1997 – 2002: membro del governo cantonale ginevrino.

2003 – 11: responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)

2007 e 2011: presidente della Confederazione

Micheline Calmy-Rey ha “vinto” tutte le votazioni federali di politica estera tenute durante i suoi 9 anni alla guida del DFAE:

5 giugno 2005: il popolo approva con il 54,6% di voti favorevoli la proposta di adesione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino

25 settembre 2005: il 56,0% dei votanti dicono di sì all’estensione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone ai 10 nuovi membri dell’UE.

26 novembre 2006: un contributo di 1 miliardo di franchi, destinato a favorire lo sviluppo e la democratizzazione degli Stati dell’Europa dell’Est, viene accettato dal 53,4% degli svizzeri.

8 febbraio 2009: il 59,6% dei cittadini si esprime in favore dell’estensione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone a Bulgaria e Romania.

17 maggio 2009: l’introduzione del passaporto biometrico, conforme agli standard previsti dall’accordo di Schengen, è sostenuta dal 50,1% dei votanti.

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