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Ricorso contro il voto sulle misure di polizia

Crucotto di automobile con un pannello smontato; sotto di esso si scorge, nascosta, una pistola
Secondo i ricorrenti, non è vero che oggi le autorità non possono fare nulla contro chi commette atti preparatori o fiancheggiatori. Keystone / Anthony Anex

In Ticino, nove ex magistrati hanno inoltrato ricorso al Consiglio di Stato (governo cantonale) contro la votazione popolare del prossimo 13 giugno sulla Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT), chiedendone l'annullamento a causa di informazioni contenute nell'opuscolo informativo giudicate false e fuorvianti. Su impulso dei promotori, al primo ricorso ne sono seguiti altri, in altri tre cantoni: Lucerna, Zurigo e Obvaldo.

Gli ex procuratori pubblici, come anticipato dal Corriere del Ticino, rimproverano alle autorità cantonali e federali (nelle proprie prese di posizione, ma anche e soprattutto attraverso l’opuscolo esplicativo dei temi in votazione, distribuito agli aventi diritto in questi giorni) di divulgare informazioni non veritiere, che non consentono ai cittadini di farsi correttamente un’idea.

Cos’è. La Legge contro il terrorismo è uno dei pilastri della strategia varata da Berna nel 2015 dopo gli attacchi al giornale satirico francese Charlie Hebdo. Concede alla polizia la possibilità di azioni preventive contro i potenziali terroristi, come interrogatori o restrizioni alla libertà di movimento, anche quando essi non sono (ancora) perseguibili. Contro la legge, approvata dal Parlamento, è stato lanciato il referendum [maggiori informazioni qui].

Nel ricorso si contesta in particolare un’argomentazione a favore della Legge. “È falso sostenere che la polizia possa intervenire solamente dopo che sia stato commesso un atto terroristico”, chiarisce alla Radio svizzera RSI il portavoce dei ricorrenti, l’avvocato ed ex procuratore Paolo Bernasconi, il quale riferisce come il Tribunale penale federale abbia condannato dal 2004 a oggi una trentina di persone non per atti terroristici ma per atti fiancheggiatori anche vaghi (incluso un like a favore di un’informazione fondamentalista) “che si vogliono colpire e che il Governo sostiene non si possano colpire”.

Il ricorso chiede in via preliminare la sospensione della procedura di voto e in via principale l’annullamento. La procedura vuole che sia presentato al Consiglio di Stato, che ora ha dieci giorni di tempo per esprimersi e verosimilmente non entrerà nel merito perché si tratta di una votazione federale. Seguirà un ricorso al Tribunale federale, più alta istanza giudiziaria, che di recente ha accolto una simile richiesta in relazione a una votazione su temi fiscali. In quel caso, l’opuscolo conteneva una cifra rivelatasi errata e, alle urne, l’esito del voto era stato serrato.

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Nel servizio RSI, l’intervista a Paolo Bernasconi, che spiega come i promotori intendano favorire l’inoltro di nuovi ricorsi in altri cantoni attraverso un’apposita piattaforma.

Sul fronte dei favorevoli alla Legge contro il terrorismo, il consigliere nazionale (deputato alla camera bassa) Marco Romano dell’Alleanza di Centro osserva: “Sul ricorso si esprimerà un tribunale, mentre sulla necessità e sull’opportunità di questa legge si esprimerà il popolo: fa parte di ogni campagna discutere degli argomenti pro e contro”.

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