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“L’iniziativa Minder avrà una risonanza mondiale”

Gli azionisti porranno davvero un freno ai super stipendi dei manager? Keystone

Il verdetto del popolo svizzero sull'iniziativa contro i manager arraffa soldi avrà un effetto valanga oltre i confini nazionali, ritiene Ulrich Thielemann. L'esperto di etica economica giudica molto pericolosa l'iniziativa. Gli azionisti avrebbero troppo potere.

Quasi il 68% dei votanti e tutti i cantoni hanno approvato il 3 marzo l’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive”. Nonostante il risultato chiarissimo, la lotta contro gli approfittatori è appena agli inizi.

Ulrich Thielemann condivide il parere della Federazione delle imprese svizzere Economiesuisse, secondo cui questo testo non rappresenta uno strumento credibile per combattere gli eccessi remunerativi degli alti dirigenti. Tuttavia, per lo specialista –docente per quasi un decennio all’università di San Gallo e fondatore, nel 2010 a Berlino, del “MEM – think tank di etica economica” –, le cause del problema sono molto diverse.

swissinfo.ch: Due votanti su tre in Svizzera hanno approvato l’iniziativa contro le retribuzioni abusive. Il risultato nettissimo è piuttosto l’espressione di rabbia o di calcolo?

Ulrich Thielemann: La parola rabbia connota irrazionalità. Nel voto ha giocato l’irrazionalità rispetto a quello che è stato effettivamente deciso. Ma l’impulso, la ragione profonda che ha spinto la maggioranza dei due terzi a votare in questo senso è tutt’altro che irrazionale. A guidare la mano di coloro che hanno messo un sì nell’urna è stata la percezione della grave disproporzione, della mancanza di equità nella rimunerazione delle prestazioni.

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swissinfo.ch: Il plebiscito è un passo verso più o verso meno etica nell’economia?

U. T.: La domanda è: quale etica? L’impulso è quello di un passo verso maggiore giustizia. Molti sono indignati per le rimunerazioni elevate, che non sono assolutamente più basate sulle prestazioni. Soprattutto, sono indignati nel sentire che certe persone ricevono milioni di remunerazione, benché la loro azienda subisca perdite. E interpretano questo come una retribuzione profumata di un’inadempienza della dirigenza, mentre loro stessi per questo sarebbero rimproverati.

Nato nel 1961 a Remscheid, in Germania, Thielemann si è laureato in scienze economiche all’università di Wuppertal. Nel 1996 ha ottenuto il dottorato con la tesi intitolata «Il principio del mercato», nella quale analizza le teorie che giustificano i principi dell’economia di mercato e della concorrenza.

Tra il 1996 e il 1997, ha soggiornato negli Stati Uniti, lavorando presso la American University di Washington.

Dal 2001 al 2011 è stato vicedirettore dell’Istituto di etica economica dell’università di San Gallo.

Dal 2011 è professore di etica economica all’università di Vienna e all’università di San Gallo.

Thielemann è anche il fondatore del centro di ricerca Me’M – Denkfabrik für Wirtschaftsethik (fabbrica di idee per l’etica economica).

swissinfo.ch: Cosa c’è allora di irrazionale nel risultato del voto?

U. T. La grande irrazionalità è che l’iniziativa non verte su un freno agli eccessi salariali, bensì su un rafforzamento dei diritti degli azionisti. Il signor Minder (il promotore dell’iniziativa, Thomas Minder, Ndr.) verosimilmente pensa che il sentimento di ingiustizia che provano lui e la stragrande maggioranza dei cittadini, sia identico agli interessi degli azionisti, ai quali, tramite i milioni di bonus, viene sottratto troppo denaro.

swissinfo.ch: Effettivamente se i dirigenti prendono più soldi dalla società, ne restano meno per gli azionisti…

U. T.: La ragione più profonda dell’esistenza di retribuzioni milionarie non è solo l’avidità dei manager, ma l’avidità degli azionisti. Il problema sono i grandi fondi, che non hanno nulla contro le rimunerazioni elevate. Al contrario: l’avidità è provocata dalle rimunerazioni elevate all’interno dell’impresa.

La dirigenza argomenta grosso modo: aumentiamo il valore delle azioni per voi, il prezzo delle azioni cresce di alcuni miliardi, dunque che vogliamo ottenere alcuni punti percentuali di reddito.

Agli azionisti non importa se i manager intascano qualche decina di milioni. Sono noccioline rispetto ai miliardi che ottengono i grossi azionisti. Sono la ragione di fondo della mentalità di approfittatori. E adesso vengono ulteriormente rafforzati.

swissinfo.ch: Intende dire che il popolo ha reso un pessimo servizio e che ora potrebbe esserci un effetto boomerang?

U. T: I bonus non diminuiranno, ma probabilmente continueranno addirittura ad aumentare. L’esito dell’iniziativa in realtà è molto pericoloso, perché attraverso l’elezione annuale del consiglio d’amministrazione spalanca le porte alle cosiddette “cavallette” che saccheggiano una società e poi vanno avanti altrove.

Certo, se si prende sul serio la rabbia alla base del risultato della votazione, si arriva a una conclusione diversa, vale a dire, che i manager non dovrebbero più servirsi così smisuratamente, ma che dovrebbero riportare moderazione e responsabilità nelle società. Per questo, però, il potere del capitale non deve essere ancora esteso, ma al contrario limitato.

Economiesuisse, la federazione delle imprese svizzere che ha investito otto milioni di franchi nella campagna, ritiene che l’iniziativa impedisca le retribuzioni abusive.

«Abbiamo sempre sostenuto che il testo non manterrà le promesse. Trasferisce semplicemente potere dal consiglio d’amministrazione agli azionisti», afferma Ursula Fraefel, responsabile della comunicazione e delle campagna dell’organizzazione.

Per economiesuisse, l’iniziativa peggiora le condizioni quadro della piazza economica svizzera; condizioni quadro che comprendono anche un diritto azionario liberale.

In futuro le rimunerazioni dei manager saranno sottoposti al voto degli azionisti. Spetterà dunque a loro fissare i limiti. La federazione delle imprese svizzere non può emanare prescrizioni, né per le aziende né per gli azionisti «Siamo però dell’opinione che si debba far appello alla moderazione e alla ragione degli imprenditori», dice Ursula Fraefel.

Economiesuisse imputa la sconfitta alle urne al fatto che, in un periodo di assemblee generali delle grandi società, la rabbia degli elettori sia stata ulteriormente alimentata, come anche al fatto che i partiti borghesi non fossero compatti fino alle basi contro l’iniziativa. «Adesso è l’economia nel suo insieme che deve pagare la fattura».

swissinfo.ch: Uno stato che lascia ai cittadini la libertà di prendere decisioni in campo economico, persegue un obiettivo etico? In altre parole: che cosa c’entrano gli elettori con quanto un’impresa paga i suoi dipendenti?

U. T.: Le aziende da tempo non sono più una faccenda privata. Proprio le remunerazioni dei dirigenti in particolare non sono un fatto privato, perché riguardano questioni di giustizia e dunque di vita comunitaria.

Qui si possono distinguere due dimensioni: da una parte, l’equità della distribuzione e delle prestazioni. I 72 milioni di franchi che il signor Vasella avrebbe dovuto ricevere, hanno dovuto essere pagati da altri, vale a dire dai pazienti che devono pagare prezzi troppo elevati per i medicamenti. E il signor Vasella è remunerato per fare lobbying su altre industrie farmaceutiche, in modo che il brevetto sia esteso. Così gli azionisti guadagnano miliardi. Cosa conta perciò qualche centinaio di milioni per qualche manager?

D’altra parte, così viene introdotto uno spirito sbagliato nelle imprese: lo spirito di avidità. Non si tratta più di fare bene il proprio lavoro secondo i criteri della propria professione. Ma piuttosto, si fa tutto quello che è un mezzo per arricchirsi. Così, la dirigenza non gestisce più la società con senso di responsabilità, incluso il trattamento equo di tutte le parti interessate, ma solo in modo da massimizzare il bonus.

Gli incentivi orientati sui bonus corrompono i dirigenti e l’intera impresa. Questo è il vero problema. Quindi i bonus sono tutt’altro che una faccenda privata degli azionisti. Riguarda tutte le nostre vite in modo molto ampio.

swissinfo.ch: Lei afferma che l’iniziativa Minder non porterà a meno ingiustizia. Cosa si dovrebbe dunque fare per fermare gli eccessi?

U. T.: Bisogna affrontare il problema dell’ordinamento giuridico. Concretamente si dovrebbe limitare la parte variabile delle rimunerazioni. È esattamente in questa direzione che va la recente decisione del parlamento europeo, la quale prevede che la quota variabile delle rimunerazioni dei bancari non possa superare quella fissa.

Questo è almeno un inizio. Non si tratta di un intervento che infrange l’autonomia contrattuale. Infatti, in primo luogo, gli azionisti possono ancora coprire di milioni i dirigenti, ma non più in forma di incentivi. E in secondo luogo, il tutto porta a una conduzione aziendale complessivamente più responsabile. Lo spirito di moderazione, che dovrebbe così essere riportato nelle aziende, nelle imprese classiche era una cosa scontata.

swissinfo.ch: A prescindere dalla questione se raggiunge l’obiettivo dichiarato, l’iniziativa ha avuto in qualche modo un effetto anche oltre i confini nazionali?

U. T.: Credo che questo voto potrebbe innescare una valanga, non solo in Svizzera. L’iniziativa ha una risonanza mondiale. È stata ampiamente riportata in tutto il mondo. Alcuni pensano che ciò sia dovuto al fatto che nel mondo di oggi sembra un po’ strana. Ma la ragione più profonda è che non solo in Svizzera, i cittadini hanno avuto abbastanza dei manager arraffa soldi.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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