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Londra dà la caccia ai titolari di conti svizzeri

Londra ha lanciato una vasta operazione per scovare gli averi depositati nelle banche svizzere da evasori fiscali britannici Reuters

Le autorità britanniche impiegano dati sottratti alla filiale ginevrina della HSBC per scovare evasori fiscali. Operazioni simili dovrebbero essere vietate con l’entrata in vigore dell’accordo fiscale Rubik, approvato martedì da Bruxelles. Ma le interpretazioni divergono.

Nel giugno 2010 un CD contenente dati bancari segreti è giunto nelle mani dell’amministrazione fiscale britannica. Vi figurano 6’000 nomi da investigare, ha dichiarato Dave Hartnett, segretario permanente dell’Ufficio dei redditi e delle dogane (HMRC), in un rapporto sull’evasione fiscale pubblicato in marzo da una sottocommissione parlamentare britannica.

I dati concernono cittadini del Regno unito che detengono un conto corrente bancario presso la filiale di Ginevra della HSBC. A trasmetterli a Londra sono state le autorità francesi, le quali avevano ottenuto il CD da Hervé Falciani, un ex impiegato della banca britannica.

Manna inattesa

Una manna per l’amministrazione fiscale britannica, che sta cercando da tempo di recuperare le imposte sugli averi non dichiarati, depositati da cittadini britannici nelle piazze finanziarie offshore. “Abbiamo inviato una lettera a un migliaio di questi contribuenti nel dicembre 2010. Circa il 90% di loro hanno risposto”, indica a swissinfo.ch Patrick O’Brien, portavoce dell’HMRC. “Un altro migliaio di lettere verrà spedito entro l’estate”.

Tutte le persone menzionate nel CD saranno contattate entro sei a nove mesi, ha reso noto Dave Hartnett, precisando che l’amministrazione fiscale intende accelerare ulteriormente le procedure.

“Le lettere che abbiamo inviato contengono informazioni precise, come il numero dei conti bancari e il nome del titolare. I destinatari sono invaitati a comunicare se sono in regola con il fisco e, se necessario, a regolarizzare la loro situazione”, aggiunge Patrick O’Brien. In caso di rifiuto di cooperare, il contribuente rischia un’indagine penale, una multa che può raggiungere il 200% dell’importo dovuto e la pubblicazione della sua identità.

Pesca di dati vietata

Parallelamente, l’amministrazione fiscale ha già lanciato 750 procedure civili e penali per i casi giudicati più gravi in base al CD fornito dai francesi. Si tratta di persone “che sono note ai nostri servizi, perché hanno già commesso dei delitti e sono considerate ad alto rischio”, spiega Mike Eland, direttore della HMRC, citato nel rapporto della sottocommissione parlamentare.

Londra deve tuttavia fare in fretta per portare avanti questo dossier, dal momento che le indagini condotte sulla base di dati sottratti illegalmente saranno vietate dal gennaio 2013, a partire dall’entrata in vigore dell’accordo fiscale Rubik concluso tra la Svizzera e la Gran Bretagna nell’ottobre 2011.

L’accordo consentirà all’amministrazione fiscale del Regno Unito di presentare 500 richieste all’anno al massimo alle autorità svizzere. Queste domande dovranno contenere il nome del contribuente britannico sospettato di evasione fiscale ed essere fondate su “fatti plausibili”, stipula il testo. Saranno vietate le cosiddette “fishing expeditions”, ossia i tentativi di “pescare” informazioni relative a gruppi di persone, senza prove concrete.

“Invieremo tutte le lettere prima dell’entrata in vigore dell’accordo”, sottolinea Patrick O’Brien. Le clausole previste da Rubik lasciano però ancora aperti alcuni interrogativi. Da parte svizzera si privilegia un’interpretazione restrittiva. “L’accordo non consente né l’acquisto, né l’impiego di dati rubati per identificare i contribuenti britannici sospettati di evasione fiscale”, sostiene Mario Tuor, portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI)).

Interpretazioni divergenti

Da parte britannica si opta invece per una più larga interpretazione. “L’HMRC è tenuto ad utilizzare tutte le informazioni che riceve per combattere l’evasione fiscale”, afferma Patrick O’Brien. “Questo non significa che andremo attivamente alla ricerca di whisteblower (persone che denunciano irregolarità all’interno di un’azienda o di un’amministrazione). Prenderemo però in considerazione le informazioni che queste persone intendono fornirci”.

“La quantità e la qualità di tali dati continua a migliorare”, aggiunge il portavoce dell’HCMR. Le autorità fiscali britanniche vogliono riservarsi il diritto di perseguire anche in futuro coloro che evadono il fisco su larga scala.

Nel 2010, l’amministrazione fiscale ha ricevuto 596 milioni di sterline (870 milioni di franchi) dal ministero delle finanze per dare la caccia ai cittadini britannici che cercano di evadere le tasse. Parte di questa somma è impiegata per assumere un centinaio di investigatori, specializzati nella ricerca di patrimoni nascosti nelle piazze finanziare offshore.

L’accordo Rubik vieta la ricerca attiva di dati rubati relativi ai clienti delle banche svizzere, ma non proibisce esplicitamente l’impiego di queste informazioni, specialmente se non sono state ottenute a pagamento, conferma una fonte svizzera che si occupa del dossier e che vuole rimanere anonima: “Se i britannici riceveranno un CD nella loro casella postale, nulla impedirà loro di servirsene”.

Nel caso concernente la HSBC, le informazioni sono state fornite gratuitamente dalla Francia, senza che venissero richieste da Londra, sulla base di un accordo di doppia imposizione concluso tra i due paesi.

Martedì, la Commissione europea ha dato il suo via libera agli accordi fiscali conclusi negli ultimi mesi dalla Svizzera con la Germania e la Gran Bretagna. Questi accordi sono “pienamente compatibili con il diritto europeo”, ha dichiarato il commissario per la fiscalità Algirdas Semeta.

La Commissione europea non si è ancora pronunciata invece sull’accordo raggiunto nei giorni scorsi da Berna e Vienna, approvato martedì dal Consiglio dei ministri austriaco.

Soprannominati Rubik, questi accordi introducono una ritenuta alla fonte sugli averi depositati dai cittadini di questi paesi nelle banche svizzere, preservando l’anonimato dei loro detentori. È inoltre previsto il pagamento da parte svizzera di un’imposta forfettaria per regolarizzare il passato.

Il primo accordo è stato concluso nel settembre 2011 con la Germania ed è stato riveduto nell’aprile scorso. Il secondo accordo è stato raggiunto nell’ottobre dell’anno scorso con la Gran Bretagna. Entrambi i testi continuano a suscitare opposizioni nei due paesi interessati.

Il 13 aprile, l’Austria è diventata il terzo paese a firmare un accordo Rubik con la Svizzera. Negoziati sono attualmente in corso con la Grecia, mentre le trattative con l’Italia sono bloccate da diverso tempo.

Alla fine del 2006, l’informatico franco-italiano Hervé Falciani ha sottratto illegalmente i dati di 24’000 clienti della filiale di Ginevra della banca HSBC. L’ex collaboratore della banca britannica ha trasmesso le informazioni rubate alle autorità francesi nel 2008.

Nel 2009, l’ex ministro francese del bilancio Eric Woerth ha reso noto di disporre dei nomi di 3’000 contribuenti francesi, detentori di conti svizzeri per un patrimonio di 4,5 miliardi di franchi.

Le autorità francesi avrebbero trasmesso in seguito a Germania, Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Grecia e Italia i dati trafugati dalla HSBC, relativi ai conti detenuti da loro cittadini.

Nel 2010, il Land tedesco della Renania settentrionale-Westfalia ha versato 2,5 milioni di euro per comprare un CD contenente le informazioni sui conti di 1’500 clienti delle banche svizzere. Le autorità tedesche hanno in seguito perquisito 13 filiali del Credit Suisse in Germania.

L’anno scorso, la Renania settentrionale-Westfalia ha acquisito nuovi file, contenenti dati bancari rubati in Lussemburgo e nel Liechtenstein.

Traduzione di Armando Mombelli

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