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Quale Eldorado? Imhoof sulle tracce dei migranti

Il festival del film di Locarno ha commemorato domenica i 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Tra le proiezioni ad hoc, quella del documentario sui migranti 'Eldorado'. Il TG della RSI ha incontrato il regista Markus Imhoof.


Clou della giornata al Locarno FestivalCollegamento esterno è stato l’intervento dell’alta commissaria dell’Onu per i diritti umani Kate GilmoreCollegamento esterno, che ha preso la parola sul palco di piazza Grande prima della proiezione del nuovo film di Spike Lee.

Intitolato BlackKkKlansmanCollegamento esterno, è una pellicola tratta dal libro di un ex poliziotto, storia di un agente afroamericano che riesce a infiltrarsi nel Ku Klux Klan fino a diventarne il capo nella sua città.

Migranti di ieri e di oggi

In mattinata, la rassegna aveva invece proposto il film dello svizzero Markus Imhoof ‘Eldorado’. Presentato fuori concorso all’ultima Berlinale, è il film che l’Ufficio federale della cultura proporrà agli Oscar come miglior film in lingua straniera.

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Nel documentario, ImhoofCollegamento esterno traccia un parallelo tra la storia di Giovanna (ragazzina italiana che la famiglia del regista ospitò durante la seconda guerra mondiale) e quella dei migranti di oggi nel Mediterraneo.

La traversata, lo sfruttamento

EldoradoCollegamento esterno documenta le operazioni di salvataggio di ‘Mare Nostrum’ -che Imhoof ha seguito per un mese nel 2014- ma anche lo sfruttamento dei rifugiati da parte delle mafie, ad esempio per la raccolta dei pomodori nel sud Italia. 

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“Se mangiamo la pizza o gli spaghetti siamo coinvolti in questo business di mafia con i migranti”, riassume Imhoof, che rincara la dose: “Il cosiddetto governo libico riceve soldi dall’Unione europea e dalla Svizzera per ogni persona che viene respinta e messa nelle galere, dove uomini e donne sono trattati malissimo. E questo lo paghiamo noi”

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