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Lo zucchero, così dolce in bocca, così amaro nei dibattiti

Des morceaux de sucre
In Svizzera si consumano in media 25 zollette di zucchero al giorno pro capite, il doppio rispetto alle raccomandazioni dell'OMS. © Keystone / Christian Beutler

Durante la sessione primaverile, la Camera bassa del Parlamento ha respinto due iniziative cantonali volte ad adottare misure sullo zucchero a fini di salute pubblica. Questo delicato dibattito illustra la difficoltà di parlare di zucchero in Svizzera e mostra il potere delle lobby agroalimentari.

Quando è no è no. Dal 2017, il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento hanno costantemente respinto iniziative o postulati che chiedevano di intervenire sullo zucchero a fini di salute pubblica. A livello cantonale, anche Vaud, Neuchâtel e Giura hanno respinto l’idea.

Anche le iniziative più recenti, emananti dai Cantoni di Ginevra e Friburgo, sono state respinte: il Consiglio nazionale (Camera bassa del Parlamento) le ha bocciate all’inizio della sessione primaverile, così come il Consiglio degli Stati (Camera alta) nel 2021. Il rifiuto ha lasciato con l’amaro in bocca coloro che sostenevano una tassa sullo zucchero.

Friburgo, attraverso due deputati medici di professione, aveva chiesto che il contenuto di zucchero fosse incluso nella dichiarazione nutrizionale. Il Cantone voleva anche rendere obbligatoria un’etichettatura leggibile e comprensibile. Ginevra voleva dal canto suo regolamentare in modo restrittivo il contenuto di zuccheri aggiunti nelle bevande industriali e negli alimenti trasformati.

Il testo del Canton Friburgo è stato ritenuto superfluo dalla maggioranza di destra del Consiglio nazionale: la revisione della legislazione sui prodotti alimentari renderà obbligatoria l’indicazione del contenuto di zucchero e l’Unione Europea sta esaminando la questione di un’etichettatura più leggibile. Per la tassa sullo zucchero, i membri del Parlamento preferiscono fare affidamento sugli sforzi volontari dell’industria, come previsto dalla Dichiarazione di Milano. Una posizione condivisa dal Governo.

10% di zucchero in meno entro il 2024

Philippe Nantermod
Philippe Nantermod. Keystone / Anthony Anex

“La Dichiarazione di Milano ha già permesso di ridurre il contenuto di zucchero nei prodotti per la prima colazione”, afferma Philippe Nantermod, deputato liberale radicale (PLR/destra) vallesano e membro della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale. La Dichiarazione di Milano è un’iniziativa lanciata nel 2015 dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV), spiega la sua portavoce Sarah Camenisch. “Firmando questa dichiarazione, i rivenditori e i produttori di bevande e alimenti si impegnano a ridurre volontariamente il contenuto di zucchero dei loro prodotti”.

Attualmente, 24 aziende svizzere hanno preso questa strada. La Dichiarazione di Milano è stata estesa a metà febbraio 2023Collegamento esterno. “D’ora in poi, oltre ai cereali per la colazione e agli yogurt, faranno parte anche le bibite, le bevande a base di latte e il quark. Le aziende firmatarie vogliono ridurre il contenuto di zucchero in questi prodotti del 10% entro la fine del 2024”, aggiunge Sarah Camenisch.

“In breve, siamo riusciti a mettere intorno a un tavolo tutti gli attori (dalla produzione alla distribuzione) in Svizzera per attuare una strategia coordinata, con obiettivi volontari”, continua Simone de Montmollin, deputata liberale radicale del Cantone Ginevra. “Questi obiettivi sono seguiti da tutti con successo. Ci permettono di raggiungere un risultato. Questa collaborazione non sarebbe stata certamente possibile con l’introduzione di una tassa”.

Un pasto con la Coca Cola

Dal 2016, secondo la parlamentare, i risultati sono molto concreti: – 25% di zucchero nei cereali da colazione, – 9% negli yogurt. “Le bevande zuccherate e altri preparati sono anche al centro della Dichiarazione di Milano. A febbraio è stato firmato un nuovo pacchetto di obiettivi. Non c’è motivo di credere che i risultati saranno peggiori di quelli ottenuti con i cereali o gli yogurt, né che una legge consenta di avanzare più rapidamente.”

Coca Cola Svizzera si dice soddisfatta di aver aderito alla Dichiarazione di Milano. E anche di aver agito prima. “Dal 2005, la nostra azienda ha già ridotto di oltre il 10% il contenuto di zucchero nel suo portafoglio di prodotti alimentari”, afferma la portavoce Natasja Sommer. “Per raggiungere i nuovi obiettivi, Coca Cola Svizzera introdurrà ulteriori innovazioni”. Poiché queste innovazioni devono anche essere spiegate, secondo Coca Cola, l’azienda ha invitato i membri del Parlamento a un pranzo con sessione informativa il 15 marzo a Berna.

Valérie Piller Carrard
Valérie Piller Carrard. Keystone / Alessandro Della Valle

Intenso lobbismo in Parlamento

Questo marketing irrita coloro che sostengono una tassa sullo zucchero. “La lobby dello zucchero è molto forte. Oltre a Coca Cola, si stanno mobilitando l’industria alimentare e i giganti della vendita al dettaglio. Una tassa sullo zucchero avrebbe inevitabilmente un impatto sulle loro attività”, osserva Léonore Porchet, deputata vodese dei Verdi. Questa lobby si trova persino all’interno della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura, osserva la consigliera nazionale socialista friburghese Valérie Piller Carrad, che punta il dito contro Simone de Montmollin, la quale siede nel consiglio di amministrazione di Zucchero Svizzero SA, l’organismo che assicura l’approvvigionamento di zucchero del Paese.

La liberale radicale ginevrina smonta così le critiche: “Le norme sulla ricusazione previste dalla legge sul Parlamento sono molto chiare e le ho applicate integralmente. Inoltre, a nessuno verrebbe in mente di chiedere ai membri dell’associazione degli inquilini (Asloca) di non intervenire nei dibattiti sulla legge sugli affitti. Tuttavia, sono intervenuti molto su questi temi durante i dibattiti della seconda settimana della sessione primaverile. A differenza loro, ho scelto personalmente di non intervenire nei dibattiti sullo zucchero, anche se non ero obbligata a farlo”, afferma Simone de Montmollin.

Tuttavia, chi sostiene una tassa sullo zucchero si sente impotente di fronte alla potente lobby dell’industria: “In confronto, i partner sanitari e le organizzazioni che difendono gli interessi dei pazienti e dei consumatori hanno pochissimi strumenti per rivendicare una prevenzione più efficace”, osserva Léonie Chinet, segretaria generale di diabètevaud, l’associazione dei diabetici del Cantone di Vaud.

Il mondo agisce, la Svizzera temporeggia

“In tutto il mondo, quasi 80 Paesi hanno introdotto una tassa sullo zucchero, con modelli diversi. È triste che la Svizzera non sia nemmeno disposta a provare uno di questi modelli. Ci atteniamo alla Dichiarazione di Milano”, si rammarica la deputata socialista ginevrina Laurence Fehlmann Rielle. “Ma ridurre il contenuto di zucchero nelle bevande del 10% non è nulla. È solo fumo negli occhi”.

“In tutto il mondo, quasi 80 Paesi hanno introdotto una tassa sullo zucchero, con modelli diversi. È triste che la Svizzera non sia nemmeno disposta a provare uno di questi modelli”.

Laurence Fehlmann Rielle

Per Valérie Piller Carrard “non siamo in grado di vedere questo problema da una prospettiva di salute pubblica. È deplorevole. Altri Paesi hanno affrontato il problema di petto. E se hanno reagito, non è per niente. Un decilitro di Fanta contiene il doppio di zucchero in Svizzera rispetto alla Gran Bretagna! Secondo l’OMS, la quantità di zucchero consumata quotidianamente non dovrebbe superare l’equivalente di sei cucchiaini, ma nel nostro Paese il consumo pro capite è quattro volte superiore”.

La Gran Bretagna è un buon esempio, afferma Laurence Fehlmann Rielle: “Le autorità hanno avvisato l’industria con due anni di anticipo che avrebbero tassato le bevande con zuccheri aggiunti. Questo ha permesso alle aziende di adattarsi e ridurre il contenuto di zucchero delle loro bevande per pagare meno tasse. Anche in Portogallo le autorità hanno introdotto una tassa sulle bevande zuccherate e abbiamo subito assistito a un calo significativo del consumo”.

Léonore Porchet cita l’esempio del Cile. “Le bambine e i bambini molto piccoli erano vittime dell’obesità. Le autorità hanno adottato misure per identificare i prodotti in modo molto chiaro. E i risultati sono impressionanti: il consumo di bevande zuccherate, ad esempio, è diminuito di quasi il 25%”. La Colombia è uno degli ultimi Paesi ad aver introdotto quest’anno una tassa sugli alimenti ultra-trasformati.

Appello alla responsabilità individuale

Coloro che si oppongono alla tassa in Svizzera invocano la responsabilità individuale. “Penso che spetti al cittadino assumersi la responsabilità della propria alimentazione, afferma Philippe Nantermod. Per quanto riguarda l’educazione dei bambini e delle bambine, è soprattutto responsabilità dei genitori. Anche la scuola svolge un ruolo, ma la responsabilità è dei Cantoni e non della Confederazione”.

“L’80% degli alimenti trasformati contiene zuccheri aggiunti. È evidente che viviamo in una società diabetogena e non siamo tutti uguali quando si tratta di zucchero, ribatte Léonore Porchet. Sempre più bambini sono colpiti dall’obesità e dal diabete di tipo 2. Non possiamo quindi sempre mettere in avanti la responsabilità individuale”.

“È assurdo, riassume dal canto suo Valérie Piller Carrard. Non appena si parla di zucchero, la questione diventa subito delicata. Ho avuto discussioni con i produttori di barbabietole e continuo a dire loro che non hanno nulla da temere: non è una tassa che ridurrà la produzione”. Laurence Fehlmann Rielle, da parte sua, conclude così: “Purtroppo sono sempre i socialisti e i verdi a essere interessati a questo tema. Ma la salute pubblica non dovrebbe essere una questione tra sinistra e destra”.

>> Reportage allo zuccherificio di Aarberg, nel cantone di Berna, il più grande impianto di produzione di zucchero della Svizzera:

Altri sviluppi

Articolo a cura di Samuel Jaberg

Traduzione di Daniele Mariani

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