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Lo jodel affascina ancora

La Svizzera d'America Erika Stucky ha declinato lo jodel «alla flower power» Felix Streuli

L'Associazione federale degli "jodler" festeggia il suo centenario l'8 maggio: per alcuni espressione del patriottismo, per altri momento di convivialità, questo genere si è ritagliato un proprio spazio nel mondo musicale.

Lo jodel, i campanacci, il corno delle Alpi: sarebbero questo i “Suoni della patria” (Heimatklänge), citando il titolo di un documentario realizzato nel 2007 dal cineasta svizzero residente a Berlino Stefan Schwietert.

Secondo Laurent Aubert, etnomusicologo al Museo etnografico di Ginevra, lo jodel «è la voce che diventa strumento musicale, è la capacità fisiologica dell’essere umano di poter passare dalla voce di testa alla voce di petto. Questa tecnica si trova in parecchi paesi africani – segnatamente presso i pigmei – ma anche in Georgia, in Mongolia e nella maggior parte dei gruppi di indiani d’America».

Radici nel passato

«Amore per la patria», «Volontà d’unità», «Forza della tradizione»: è questo il frasario utilizzato da Karin Niederberger – presidente dell’Associazione federale degli jodler (AFJ) – nella prefazione al voluminoso (450 pagine) libro pubblicato per celebrarne il secolo di vita.

A questo proposito, Thomas Antonietti – curatore del Museo del Lötschental (Vallese) – osserva: «La musica popolare è storicamente sempre stata molto viva, ma lo sviluppo dell’ideologia del ridotto nazionale e della difesa spirituale degli anni 1920-1930 ha completamente rarefatto questa espressione. Alcune associazioni hanno infatti voluto codificare ciò che era autentico e ciò che non lo era».

Oggigiorno, i 21’000 jodlers dell’AFJ animano regolarmente la Festa nazionale del 1° agosto e celebrano ogni tre anni la loro Festa federale (l’edizione del 2008 aveva richiamato a Lucerna 340’000 persone), così come avviene per le federazioni di ginnastica e lotta svizzera, anch’esse nate in un momento in cui la Confederazione aveva particolarmente bisogno di compattezza.

Il piacere di cantare assieme

Anche se l’AFJ fatica a coinvolgere nuove leve nell’associazione, il suo successo persiste: infatti, molte persone riscoprono il piacere di cantare insieme, poiché lo jodel coincide con una vita associativa intesa. Per questo motivo, anche i corsi offerti sono numerosi.

«Esiste uno jodel tradizionale, una sorta di grido di gioia strettamente legato alla spontaneità della vita contadina e un’altra forma di jodel, formattata per il turismo folcloristico e pronta per essere esportata», riassume Laurent Aubert.

La musica popolare può infatti anche coincidere con benefici economici, basti pensare all’enorme successo della canzone «Grüeziwohl Frau Stirnimaa», che all’inizio degli anni Settanta si è insediata nelle classifiche discografiche di mezzo mondo.

Un po’ di sana nostalgia…

Lo jodel si è diffuso ben oltre i confini elvetici: gruppi di appassionati sono nati persino in Giappone e Corea del Sud. Negli Stati Uniti, l’influenza musciale degli emigrati bavaresi, austriaci e svizzeri ha inoltre contribuito alla nascita della musica country. «La nostalgia è un eccellente vettore della cultura musciale», rileva Laurent Aubert.

La cantante Erika Stucky – che ha partecipato alla cerimonia d’apertura dell’Esposizione nazionale del 2002 – rappresenta bene questa definizione: «Sono nata nel 1964 a Los Angeles, e la colonna sonora era costituita dai dischi di jodel che mio padre ascoltava. Era il suo modo di esprimere la nostalgia, di difendere il suo mondo. Nel medesimo tempo, sono cresciuta con le immagini di cowboys che praticavano lo jodel in sella al loro cavallo. Questi canti di gioia mi sono sempre parsi esotici, vivi. Non mi sono mai sembrati fuori moda».

Erika Stucky si sente privilegiata: «Ho la fortuna di essere sia elvetica che americana, ciò che mi consente di interpretare lo jodel alla “flower power”, seguendo la mia sensibilità. Non sento la pressione e i pregiudizi a cui sarebbe probabilmente confrontato uno svizzero della Confederazione».

Fusioni musicali

A partire dagli anni Settanta, la fusione di elementi della musica pop con la musica etnica e la proliferazione dei festival musicali ha creato un forte richiamo presso le generazioni più giovani.

«Le diverse tecniche musicali sono utilizzate per dar vita a incontri improbabili, per esempio tra i canti diafonici della Mongolia e lo jodel del basilese Christian Zehnder», sottolinea Laurent Aubert.

Thomas Antonietti aggiunge: «L’interesse dei giovani verso lo jodel è una manifestazione di anti-nostalgia, poiché essi sono liberi dall’involucro ideologico del patriottismo che era stato attribuito a questa musica».

Il vallesano è contento di vedere «artisti he hanno cominciato a ispirarsi alla tradizione per realizzare nuove creazioni», come d’altronde fatto da Pipilotti Rist o Thomas Hirschhorn nelle arti visive.

Isabelle Eichenberger, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Lo jodel è una tecnica canora – che consiste nel passare dalla voce di testa alla voce di petto – ideata dai pastori dei paesi alpini per comunicare da un alpeggio all’altro.

A partire dal XIX secolo, lo jodel ha guadagnato popolarità, raggiungendo le aree urbane grazie segnatamente a cantori originari delle Alpi tirolesi, stiriane e della Carinzia. In seguito, associazioni di canto fondate da immigranti provenienti dalla Svizzera hanno esportato lo jodel pure nel continente americano.

Numerose canzoni del XIX secolo, ispirate agli spostamenti dei cowboys in Texas e Kansas, presentano ritornelli in stile jodel, come la canzone The Old Chisholm Train.

Sfruttando una vasta rete di contatti culturali internazionali, lo jodel ha poi fatto proseliti anche in Giappone e Corea.

A Tokyo, per esempio, i Japanese Jodler-Alpen-Kameraden coltivano questa tecnica vocale. Nel 1979 è stata creata la Korean Yodel Association.

L’8 maggio 1910 è stata fondata l’Associazione federale di jodel, che attualmente conta 20’738 membri e 768 gruppi, formatisi prevalentemente nel periodo 1944-1950.


La festa federale di jodel del 2008 a Lucerna, ha superato ogni record di affluenza: sull’arco di tre giorni, circa 340’000 spettatori hanno assistito alle esibizioni di 12’000 cantori, suonatori di corno delle Alpi e sbandieratori.

La prossima edizione si svolgerà nel 2011 a Interlaken, nel cantone di Berna.

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