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Life ursus, conoscere l’orso per salvarlo

L'orso Joze, munito di radiocollare, al momento del suo arrivo in Trentino nel maggio 2000. Parco naturale dell'Adamello Brenta

L'orso bruno e le Alpi: un binomio ancora tutto da studiare. Lo si sta facendo in Italia grazie al progetto di reintroduzione del plantigrado in Trentino.

I 10 esemplari sloveni liberati nel parco dell’Adamello Brenta sono un primo passo, non ancora decisivo, verso il ritorno sulle Alpi centrali di una popolazione vitale di orsi.

In Svizzera, l’ultimo orso è stato abbattuto nel 1904. Ci si era liberati di un animale inutile, anzi dannoso, perché in competizione con l’uomo. Solo in una piccola zona delle Alpi lo sterminio non è stato completo: il Trentino.

Qui l’orso è diventato uno dei motivi dell’istituzione del parco naturale dell’Adamello Brenta (1967) e ha sempre trovato dei sostenitori. Ma questo non ha impedito che il numero di plantigradi continuasse a diminuire.

«A metà degli anni Novanta, delle analisi genetiche hanno dimostrato che gli orsi rimanenti non erano 16, come sosteneva qualcuno, ma solo 2 o 3, probabilmente maschi e in avanzato stato d’età», ci racconta il biologo Filippo Zibordi, collaboratore del parco Adamello Brenta. Da un punto di vista genetico, dunque, la popolazione orsina delle Dolomiti poteva considerarsi estinta.

Life Ursus, lunga vita all’orso

Per scongiurare la definitiva scomparsa dell’orso, il parco dell’Adamello Brenta, la provincia autonoma di Trento e l’Istituto nazionale per la Fauna selvatica hanno lanciato Life Ursus. «Si tratta di un progetto di reintroduzione», puntualizza Zibordi, «proprio perché viste le condizioni degli orsi autoctoni non si poteva più parlare di ripopolamento».

Il compito di riconquistare i boschi del Trentino è stato affidato a 10 orsi provenienti dalla Slovenia, dove attualmente vivono circa 500 esemplari. Quello avviato nel 1996 non è il primo tentativo volto a rafforzare la presenza dell’orso nelle Alpi centrali. «In passato ci sono state altre iniziative, ma ad essere liberati sono stati animali che avevano vissuto in cattività. Sappiamo tutti quanto sia difficile che un animale, anche un uccellino che abbiamo tenuto in gabbia per tanto tempo, possa poi sopravvivere in natura».

Uno studio di fattibilità ha permesso di verificare le premesse ecologiche e sociali – in fin dei conti, l’orso deve convivere con l’uomo – per arrivare alla presenza sulle Alpi centrali di una popolazione vitale di orsi. La zona presa in considerazione è dieci volte più estesa del parco dell’Adamello Brenta. Ecco perché il progetto trentino ha una ripercussione anche sulle regioni limitrofe, comprese Austria e Svizzera.

Espansione

«Lo studio di fattibilità ci ha portati alla conclusione che il numero minimo per arrivare a medio termine ad una popolazione vitale era di nove orsi. Ne abbiamo liberati dieci, perché l’orsa Irma è morta sotto una valanga durante il suo primo inverno in Trentino», racconta Filippo Zibordi.

L’impostazione scientifica del progetto è piaciuta all’Unione europea che ha deciso di finanziarlo attraverso il programma Life. Dopo otto anni di sostegno europeo, nel 2004 il progetto è entrato nella fase ordinaria e va avanti grazie al gruppo di ricerca sull’orso bruno che è stato istituito dal parco dell’Adamello Brenta.

Nel frattempo è partito un altro progetto Life, volto a studiare i criteri per la creazione di una metapopolazione alpina di orso bruno, che riunisca gli orsi presenti in Trentino, in Slovenia e in Austria – dove agli esemplari che sporadicamente giungono sulle Alpi orientali dalla Slovenia, si aggiungono alcuni orsi liberati in passato.

«Al momento stiamo cercando di costruire un modello matematico di quella che potrebbe essere l’espansione degli orsi nel futuro», spiega Filippo Zibordi. Il modello dovrebbe permettere di dare risposte a domande del tipo: Cosa succederà se tutte le orse avranno tre cuccioli? Cosa se invece non si riprodurranno? Dove potrebbero spingersi alla ricerca di territorio i cuccioli ormai grandi?

L’orso, questo sconosciuto

Nell’ambito di Life Ursus sono nati 12 cuccioli – uno purtroppo predato dall’aquila – ma è ancora presto per dire se davvero si arriverà ad un nucleo vitale e se le popolazioni presenti in Trentino, Austria e Slovenia riusciranno a fondersi. Quest’ultimo passo è importante per garantire un rinnovamento del materiale genetico. I cuccioli nati finora nell’Adamello Brenta sono tutti figli dello stesso padre, Joze, e questo in futuro potrebbe rappresentare un problema.

Anche se non è ancora in grado di autosostenersi, la popolazione trentina è comunque un campo di studio privilegiato per i biologi. «C’è ancora molto da sapere sull’orso», ci dice Filippo Zibordi. «La maggior parte delle ricerche è stata fatta sull’orso bruno del Nord America. Mancano delle conoscenze per l’orso in ambito alpino».

A Strembo, sede del parco dell’Adamello Brenta, il gruppo di ricerca sull’orso bruno, di cui Zibordi fa parte, sta portando avanti studi sull’alimentazione e sull’utilizzo delle tane per valutare l’adattamento degli orsi al territorio e ottenere informazioni sulla biologia della specie. «Dai nostri studi risulta che i vegetali – bacche, faggiola, ecc. – rappresentano più dei due terzi della dieta dell’orso. Il 15% circa sono insetti come api e formiche. Il resto sono alimenti a base di carne».

È in atto anche un monitoraggio genetico effettuato attraverso analisi degli escrementi e dei peli raccolti in speciali trappole (cfr. audio in: altri sviluppi). Si è invece conclusa la fase di monitoraggio attraverso le marche auricolari e il radiocollare che erano stati applicati agli orsi al momento della liberazione. Prima che si esaurissero le batterie o che gli orsi si liberassero del collare è stato possibile studiare i loro spostamenti.

swissinfo, Doris Lucini, Strembo

L’orso bruno (ursus arctos), la cui popolazione mondiale è stimata a 200’000 esemplari, è diffuso in Europa, Asia e Nord America.
In Europa le stime parlano di 50’000 orsi, 37’000 dei quali in Russia.
Le altre popolazioni di rilievo (più di 1000 esemplari) sono nei Carpazi, nella Penisola Balcanica e in Scandinavia.
Piccole popolazioni nei Cantabrici (50 orsi), nei Pirenei (10-11) e in Abruzzo (40-50).
In Trentino, dove si trovava l’ultima popolazione autoctona delle Alpi, ci sono oggi una ventina di esemplari.

Il progetto Life Ursus è partito nel 1996, quando ormai era chiaro che in Trentino rimanevano solo 2-3 esemplari autoctoni non più in grado di riprodursi. L’obiettivo era di ricostituire un nucleo vitale di orsi (40-50 esemplari) nelle Alpi centrali.

A questo scopo, tra il 1999 e il 2002, sono stati rilasciati nel parco naturale dell’Adamello Brenta 10 orsi provenienti dalla Slovenia.

Al momento del rilascio, gli orsi erano muniti di un radiocollare che ha permesso di seguire i loro spostamenti. Oggi, la neopopolazione di orsi è sottoposta ad un monitoraggio genetico (peli, escrementi,…) che permette di acquisire informazioni sulla biologia della specie.

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