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Indagine bomba sugli omossessuali nella Chiesa

"Il Vaticano ha una delle più grandi comunità omosessuali al mondo e dubito che perfino a Castro, noto quartiere gay di San Francisco ormai molto etero, ce ne siano altrettanti!". 

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A pagina 10 delle 560 di questo “Sodoma”, dello scrittore e ricercatore francese Frédéric Martel, indagine-bomba uscito ieri in otto lingue e una ventina di Paesi (in Italia per Feltrinelli), c’è la chiave di quanto quello che si annuncia come un caso editoriale possa far tremare la Chiesa cattolica, proprio nei giorni del summit globale voluto dal Papa in Vaticano contro gli abusi sui minori.

Una grande comunità gay

“Fa parte della parrocchia”, è la formula in codice, spiega l’autore, che si sussurra in Vaticano per indicare chi, tra preti, vescovi, arcivescovi, cardinali, è gay “praticante”.

“Fa parte della parrocchia”, è la formula in codice che si sussurra in Vaticano per indicare chi è gay “praticante”.  Frédéric Martel

E sono tanti, anche in posizioni di rilievo. “Il problema è che quando si tirano fuori gli scheletri dall’armadio e si getta luce su alcune speciali amicizie in Vaticano, nessuno è disposto a crederci. Si dirà che è roba inventata. Qui, infatti, la realtà va ben oltre la fantasia”, sottolinea uno delle decine di interlocutori di questa vasta inchiesta, condotta a tappeto per quattro anni, che ha introdotto l’autore in un “mondo di iniziati”. 

E alla domanda sul “perché coloro che erano soliti tacere hanno accettato di rompere l’omertà”, la risposta è che “le dimissioni di Benedetto XVI e la volontà riformista di papa Francesco hanno contribuito a liberare la parola”. Quella che viene raccontata, in ogni caso, è “la storia della componente maggioritaria del Collegio cardinalizio e del Vaticano”.

Molti cardinali e prelati che officiano nella curia romana, la maggior parte di quelli che si riuniscono in conclave sotto gli affreschi della Cappella Sistina (…) condividono quello stesso ‘orientamento’. Sembra di respirare ‘un’aria familiare’ – scrive Martel -. In effetti, con un riferimento più da discoteca queen, un altro sacerdote mi ha detto: ‘We are family!'”.

E ancora: “Mi sono trovato di fronte ‘praticanti’, ‘omofili’, ‘iniziati’, ‘unstraights’, ‘mondani’, ‘versatili’, ‘questioning’, ‘closeted’ o semplicemente ‘in segreto, con gli scheletri nell’armadio’. Il mondo che ho scoperto, con le sue cinquanta sfumature di gay, è incredibile”.

Niente è segreto

Comunque, “il segreto meglio custodito del Vaticano non è affatto una novità per papa Francesco. Il papa conosce la sua ‘parrocchia'”. E “l’omosessualità è un vero e proprio sistema e nutre un ampio gregge”. Ma quello che per Francesco è “difficile da sopportare” non è tanto questa “diffusa omofilia”, quanto “la vertiginosa ipocrisia di chi professa una morale integerrima pur avendo una vita di relazioni, avventure e talvolta incontri con escort”. Perciò il Papa “fustiga senza tregua i falsi devoti, i bigotti poco sinceri, i moralisti”, e “ha spesso denunciato questa doppiezza, questa schizofrenia”. Un’espressione di Bergoglio, per Martel, è emblematica: “Dietro la rigidità, c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita”.

L’autore arriva a sostenere che senza la “chiave di lettura” dell’omosessualità “la storia recente del Vaticano e della Chiesa romana non traspare chiaramente”. “La questione gay naturalmente non spiega tutto, ma è una chiave decisiva per comprendere il Vaticano e le sue posizioni morali”, afferma.

Inoltre, “l’omosessualità è anche una delle chiavi per spiegare il diffuso ‘cover-up’ istituzionalizzato dei crimini e degli abusi sessuali da parte di sacerdoti, che ormai si contano a decine di migliaia”, con la “cultura del segreto”, necessaria “per mantenere il silenzio sulla grande diffusione dell’omosessualità nella Chiesa”, che “ha portato a nascondere gli abusi sessuali e ha permesso ai carnefici di beneficiare di un sistema di protezione all’insaputa dell’istituzione stessa”.



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