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La mancanza di trasparenza oscura la stampa svizzera

Per i giornalisti diventa sempre più difficile fare chiarezza nella grande nebbia d'informazioni AFP

In Svizzera la libertà di stampa è ampiamente garantita e i media possono fare il loro lavoro senza grandi ostacoli. I giornalisti vengono però sommersi da una massa d’informazioni proveniente dal settore pubblico e da quello privato.

Alcune settimane fa, l’assemblea comunale del villaggio di Grandcour, nel canton Vaud, ha deciso di deliberare, su due operazioni finanziarie, a porte chiuse e senza la presenza di giornalisti. Niente di straordinario di per sé, ma una decisione simile può sembrare un poco strana nell’era dei social media e di Wikileaks, in cui la trasparenza viene invocata ad alta voce.

Misure di questo tipo non sono vietate dalla legislazione cantonale. Generalmente, però, i dibattiti vengono tenuti a porte chiuse soltanto se vi è un motivo superiore, d’interesse generale – ciò che non era il caso a Grandcour.

“Non è una cosa sistematica, ma vi è una certa tendenza a discutere di questioni imbarazzanti al riparo da orecchie e occhi indiscreti di estranei,” rileva Dominique von Burg, presidente del Consiglio svizzero della stampa.

Prima dell’introduzione della nuova legge federale sul principio di trasparenza dell’amministrazione, nel 2006, il segreto era la norma e non l’eccezione per il personale del settore pubblico. Il Parlamento ha deciso di modificare questo principio: ora, i dipendenti dell’amministrazione sono costretti a giustificare il motivo per cui non intendono rendere noti dei documenti o delle deliberazioni.

I cittadini – e non solo i giornalisti – possono quindi richiedere informazioni a qualsiasi autorità federale. La maggior parte dei Cantoni hanno adottato una legislazione simile. Secondo Dominique von Burg, la situazione è però lungi dall’essere perfetta.

“Anche se ci sono leggi in materia di trasparenza, non ci si è ancora distaccati dal principio ‘ogni cosa è segreta, salvo se la pubblichiamo’. Tutto dovrebbe invece essere pubblicato, tranne se deve rimanere segreto per motivi validi”, ritiene il presidente del Consiglio della stampa.

A suo avviso, molto va ancora fatto per migliorare la trasparenza a livello di amministrazione e di servizi pubblici. Dominique von Burg cita a tale proposito l’esempio di Ginevra: “Nessuno sa esattamente in che modo si possono consultare dei documenti amministrativi. È inoltre difficile chiedere di consultare dei documenti, quando non si sa nemmeno se esistono”.

Mediazione

Per Michel Schweri, membro del comitato della sezione svizzera di Reporter senza frontiere, la nuova legislazione in materia di trasparenza non viene sempre applicata correttamente. “Le nuove norme legali datano di pochi anni e molti funzionari non sono ancora abituati ad applicarle in modo giusto”.

Un’impressione confermata dall’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT). Il suo ufficio è chiamato a svolgere un ruolo di mediatore nei casi in cui delle richieste d’informazioni vengono respinte dalle autorità.

In base a dati provvisori dell’IFPDT, le domande d’informazioni sono raddoppiate l’anno scorso, così come le richieste di mediazione, salite a 60 casi. In seguito alla carenza di personale, l’ufficio ha però potuto occuparsi soltanto di una trentina di dossier. Nei casi in cui ha formulato delle raccomandazioni all’amministrazione federale, è stato generalmente per sollecitare maggiore trasparenza.

Secondo il sito d’informazione Öffentlichkeitsgesetz.ch, che sostiene una maggiore trasparenza, molti casi contestati concernevano il rifiuto di rivelare potenziali conflitti di interesse, la censura di documenti di sicurezza nucleare e l’alto costo richiesto dai servizi federali per la copia dei dati richiesti.

Eccesso d‘informazioni

Vi è inoltre un altro ostacolo alla trasparenza, che sta diventando da anni sempre più problematico per i giornalisti: l’enorme quantità di informazioni che vengono rilasciate ogni giorno dal settore pubblico e da quello privato.

“Vi è un tentativo sistematico di fornire molte informazioni per ottenere una buona copertura da parte dei media, ma anche per evitare che i giornalisti cerchino d’informarsi per conto proprio. Da un lato vi sono così troppe informazioni e dall’altro invece sono insufficienti. Questa tendenza non si registra soltanto in Svizzera, ma un po’ ovunque”, osserva Dominique von Burg.

A detta di Urs Thalmann, direttore dell’associazione svizzera dei giornalisti Impressum, le relazioni pubbliche vengono spesso confuse con la trasparenza. “Vi sono sempre meno giornalisti e sempre più specialisti di comunicazione che lavorano sia per il settore pubblico che per quello privato”.

“Ci sono buone ragioni per assicurarsi che le informazioni vengano trasmesse correttamente dai giornalisti, ma i servizi di comunicazione hanno obbiettivi diversi da quelli dei media. E molti giornalisti non hanno tempo di verificare le informazioni accuratamente preparate dai servizi di comunicazione”.

Priorità finanziarie

Urs Thalmann non è il solo mettere in evidenza il problema della mancanza di tempo a disposizione dei giornalisti. Anche Olivier Voirol, sociologo presso le università di Losanna e Francoforte, rileva come sia sempre più difficile fare una sintesi della grande massa d’informazioni, come pure scegliere gli aspetti più importanti e sottoporre delle questioni alle parti interessate.

“Invece di poter investigare, come una volta, molti giornalisti si ritrovano sommersi dalle informazioni e non riescono più a ricercare delle fonti. Ciò significa che alcune voci vengono taciute, mentre si sentono sempre più spesso quelle di coloro che controllano i canali della comunicazione”, afferma Olivier Voirol.

Allora, qual è la soluzione? Urs Thalmann suggerisce di mettere da parte l’orologio e di lasciare più tempo ai giornalisti per la ricerca e l’indagine. Senza essere tuttavia molto ottimista sulle possibilità di concretizzare la sua proposta.

“Oggi, questo tipo di giornalismo non gode più di sostegni finanziari sufficienti. I media o non hanno i soldi per promuoverlo o non vogliono investire il denaro necessario”, costata Urs Thalmann, secondo il quale la situazione non migliorerà molto presto.

“Per i grandi gruppi svizzeri del settore dei media, l’obbiettivo principale è il profitto e non la qualità delle informazioni che pubblicano. Dal momento che non vi è abbastanza concorrenza, manca anche la pressione per agire diversamente”, afferma il direttore di Impressum.

Gli editori svizzeri hanno dichiarato in passato di voler difendere un giornalismo di qualità. Tuttavia, questo richiede condizioni adeguate per garantire la sostenibilità economica, oltre che la protezione del copyright e un migliore riconoscimento della formazione dei media da parte dello Stato.

Classifica della libertà di stampa a livello mondiale, allestita dall’organizzazione Reporter senza frontiere.

1 Finlandia

– Norvegia  

3 Estonia  

– Olanda  

5 Austria  

6 Islanda 

– Lussemburgo  

8 Svizzera

9 Capo Verde

10 Canada  –

Danimarca

12 Svezia

13 Nuova Zelanda 

14 Repubblica ceca

15 Irlanda

61 Italia

La Costituzione federale garantisce la libertà dei media in Svizzera.

Secondo l’articolo 17:

La libertà della stampa, della radio e della televisione nonché di altre forme di telediffusione pubblica di produzioni e informazioni è garantita.

La censura è vietata.

Il segreto redazionale è garantito.

Entrata in vigore nel 2006, la legge federale sulla trasparenza dell’amministrazione vuole garantire l’informazione del pubblico sulle attività dell’amministrazione federale, garantendo l’accesso ai documenti ufficiali.

In base alle norme legali, ogni persona ha il diritto di consultare i documenti ufficiali presso gli uffici federali o ottenere un copia.

La legge prevede delle eccezioni: il diritto di accesso ai documenti è limitato ad esempio se compromette la sicurezza interna, pregiudica gli interessi della politica estera o perturba l’esecuzione di misure concrete.

Traduzione di Armando Mombelli

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