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Il trattato di Schengen sempre più in bilico

I ministri della giustizia e degli interni dell’UE si sono riuniti lunedì ad Amsterdam per un incontro informale per cercare di salvare lo spazio Schengen e la libera circolazione, che vacillano sotto la spinta migratoria. Una larga maggioranza di paesi ha invitato la Commissione europea ad attivare un articolo del trattato che consente agli Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni.

«Il trattato di Schengen è salvo per ora», ha affermato il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano. Ma «sta per saltare», ha messo in guardia il suo omologo austriaco Johanna Mickl-Leitner. «Dobbiamo fare del nostro meglio per salvaguardare la più grande conquista dell’integrazione europea», ha avvertito il commissario UE all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che ha provato a stemperare le tensioni spiegando di aver riscontrato una forte volontà degli Stati a lavorare per attuare tutte le misure già varate per rafforzare le frontiere esterne e gestire i flussi.

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Di fatto, però, una «larga maggioranza» di Paesi, e non soltanto i sei che attualmente hanno ripristinato i controlli (Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Francia, Danimarca), hanno «invitato la Commissione a preparare le procedure per l’attivazione dell’articolo 26 nell’ambito del codice Schengen», ha spiegato il ministro olandese alla Sicurezza Klaas Dijkhof, presidente di turno del consiglio europeo.

L’articolo prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni: una misura che di fatto scardina la filosofia su cui è nata l’area di libera circolazione. La regola era stata inserita nel Codice Schengen nel 2013, dopo le Primavere arabe e le frizioni Berlusconi-Sarkozy, quando Parigi voleva bloccare il flusso di migranti a Ventimiglia. Ma l’articolo 26 rischia di essere usato per la prima volta a maggio, quando Germania e Austria saranno i primi due Paesi ad aver esaurito il tempo messo a disposizione dalle norme ordinarie, il 24 e 25, utilizzate fino ad oggi.

L’ipotesi di farvi ricorso era già stata paventata a dicembre, come strumento di pressione nei confronti della Grecia, assieme ad un’altra ipotesi, quella di creare una mini-Schengen. Le minacce erano poi rientrate, quando Atene aveva accettato le forze di intervento rapido Frontex.

A rappresentare la Svizzera ad Amsterdam c’era il segretario di Stato della migrazione Mario Gattiker. Queste la sua reazione al termine dell’incontro:

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