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Leggi già adeguate per lottare contro la cibercriminalità

Il governo svizzero vuole rafforzare il dispositivo di sorveglianza per far fronte al dilagare della cibercriminalità Keystone

Il governo svizzero propone di rinunciare a nuove leggi per contrastare la criminalità in rete. A suo avviso, il dispositivo legale attuale è già adeguato per intervenire contro i reati commessi mediante internet o la telefonia mobile.

Il Consiglio federale preferisce puntare su un aumento del personale per rafforzare la sorveglianza dei siti violenti e sulla ratifica della convenzione sulla criminalità informatica.

Il diritto vigente consente di punire efficacemente i reati che sono stati commessi mediante reti di comunicazione elettronica, quali internet o la telefonia mobile. Con le disposizioni generali attuali, la situazione giuridica della Svizzera è d’altronde comparabile a quella di numerosi paesi europei.

Sulla base dei risultati della procedura di consultazione, il governo svizzero propone quindi al parlamento di rinunciare ad introdurre un disciplinamento esplicito della responsabilità penale dei provider. Secondo il Consiglio federale, l’attuale regolamentazione generale è già sufficiente per contrastare con efficacia la criminalità in rete.

Un nuovo disciplinamento esplicito servirebbe solo a sgravare ulteriormente i rappresentanti del settore dei provider dalla loro responsabilità penale e non a rendere più efficace il perseguimento penale. Data la rapidità con la quale evolve la tecnologia nel campo della comunicazione elettronica, una disposizione tecnica sarebbe d’altronde ben presto superata.

Maggiori effettivi

Vogliamo evitare di proporre al parlamento una “pseudo-soluzione”, ha spiegato giovedì la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf, durante una conferenza stampa tenuta a Berna. Ciò non significa comunque che il governo si rifiuti di legiferare in altri campi della cibercriminalità.

L’amministrazione sta tra l’altro esaminando la necessità di adattare il Codice penale e quello di procedura penale per poter ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla cibercriminalità. Il Consiglio federale vuole inoltre disporre di risorse supplementari in personale a livello federale.

La consigliera federale non ha voluto fornire cifre precise circa l’aumento degli effettivi. “Il problema è ancora allo studio”. Nel mirino vi sono i siti internet a contenuto jihadista ed estremista.

Il governo ritiene che soltanto una sorveglianza sistematica consenta di attuare con tempestività i necessari provvedimenti – preventivi e repressivi – per impedire attentati terroristici contro la Svizzera o gli svizzeri all’estero.

Problemi d’interpretazione

Il progetto posto in consultazione prevedeva che il fornitore di contenuti o “content provider” fosse in ogni caso punibile come autore dei contenuti illegali a lui riconducibili. Anche l'”hosting provider” (ossia colui che mette a disposizione del fornitore di contenuti illeciti uno spazio di memoria di rete) sarebbe stato punibile come correo, istigatore o complice di informazioni lecite.

Dal canto suo, il fornitore di accesso – “access provider” – sarebbe stato punibile come correo, istigatore o complice, qualora partecipi attivamente ai reati commessi dal fornitore di contenuti.

Sebbene la maggioranza dei partecipanti alla procedura di consultazione abbia accolto favorevolmente il fatto di disciplinare in modo esplicito la responsabilità penale dei provider, le proposte concrete hanno invece dato adito a vivaci controversie, in particolare tra i fornitori.

Di conseguenza, secondo il Consiglio federale sarebbe stato inutile elaborare un nuovo progetto sulla base dei risultati della consultazione. Non avrebbe aumentato la sicurezza giuridica, ma sollevato solo nuovi problemi d’interpretazione.

Il governo ribadisce che l’assenza di una regolamentazione esplicita sulla responsabilità penale dei provider non rimette in discussione la lotta alla criminalità in rete. Si è rivelato infondato anche il timore che la certezza giuridica potesse essere compromessa da sentenze contradditorie.

swissinfo e agenzie

Per far fronte al dilagare della criminalità in rete, negli ultimi anni le autorità svizzere hanno creato alcuni nuovi servizi con compiti di prevenzione, sorveglianza e intervento.

Operativo dal 2003, il Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su internet (SCOCI) è incaricato di raccogliere le segnalazioni su casi di criminalità su internet, di verificarli e di trasmetterli agli organi di giustizia e polizia.

Attivo dal 2004, MELANI ha invece il compito di raccogliere informazioni su tentativi di intrusioni illecite nei sistemi informatici o di distruzione dei dati. Questo servizio propone inoltre consigli ai privati e alle imprese sui rischi e sulle protezioni nel campo delle tecnologie dell’informazione.

Pornografia dura (atti violenti o atti sessuali con bambini, animali, escrementi umani)

Rappresentazioni di scene violente

Estremismo e razzismo

Accesso illecito a sistemi di computer

Diffusione di virus informatici

Danneggiamento dei dati

Abuso delle carte di credito

Violazione dei diritti d’autore

Commercio illegale di armi.

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