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Le condizioni per l’abbattimento del lupo in Svizzera nelle mani del popolo

Una lupa davanti a una tana, al cui interno si vede un lupacchiotto.
Il popolo svizzero il 27 settembre si pronuncerà per la prima volta sulle sorti del lupo, la cui presenza nel Paese suscita grandi controversie. Contro la revisione della Legge sulla caccia che allenta le condizioni di abbattimento del predatore è infatti stato lanciato con successo il referendum. Keystone / Walter Bieri

La revisione della Legge sulla caccia in Svizzera divide: per i fautori "crea maggiore sicurezza per gli animali, la natura e le persone"; per gli oppositori "minaccia la protezione delle specie animali". In primo piano ci sono le condizioni per poter abbattere il lupo. La parola finale spetterà al popolo il 27 settembre.

Sterminati in Svizzera tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, linci, lupi e orsi bruni sono nel frattempo ricomparsi nella Confederazione. Applaudita dalle organizzazioni per la tutela della natura, la presenza di questi grandi predatori si è scontrata sin dall’inizio con la forte ostilità di allevatori di pecore e di capre e di cacciatori.

Soprattutto il lupo ha suscitato di continuo reazioni virulente. Dopo il primo arrivo di un esemplare nel 1995, questo canide si è reinsediato in Svizzera. Il primo branco si è formato nel 2012. L’anno scorso ve n’erano otto, sparsi in vari Cantoni. Tra branchi e animali solitari, complessivamente oggi in territorio elvetico vivono un’ottantina di lupi.

Con il loro aumento, si sono acuiti gli attriti tra chi esige la loro eliminazione e chi reclama la loro protezione. Rivendicazioni opposte che si sono tradotte in una moltiplicazione di atti parlamentari, la maggior parte dei quali è stata bocciata.

La calma che precede la tempesta

Vasti consensi in parlamento ha invece raccolto la mozione depositata nel 2014 dal senatore grigionese Stefan Engler, che chiedeva una revisione della Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici (LCP), risalente al 1985, ossia ben prima del ritorno del lupo in Svizzera. Engler riteneva necessario modificare le regole per l’abbattimento del lupo al fine, “da una parte, di limitare le ripercussioni negative su animali da reddito (bestiame grosso e minuto) e fauna selvatica e, dall’altra, di garantire o addirittura favorire l’accettazione dei predatori da parte della popolazione”.

Questa mozione e altri due atti parlamentari riguardanti la tutela della natura e la caccia hanno portato alla revisione della LCP sulla quale l’elettorato elvetico si pronuncerà il 27 settembre. In parlamento la riforma ha riacceso lunghi e infervorati dibattiti. I punti più spinosi sono stati adottati sul filo di lana e per appianare tutte le divergenze tra le due Camere è stata necessaria la conferenza di conciliazione.

Nelle votazioni finali alle Camere federali, il nuovo testo della Legge sulla caccia è stato approvato con 28 sì,16 no e un’astensione dal Consiglio degli Stati, con 117 sì, 71 no e 9 astenuti dal Consiglio nazionale. A favore si sono schierati i Gruppi di Unione democratica di centro, popolari democratici, borghesi democratici e la maggioranza dei liberali radicali. Contro hanno invece votato i socialisti, Verdi, Verdi liberali e una minoranza dei liberali radicali.

Regolazione di specie protette

Pur non rappresentando l’unica innovazione, l’articolo sulla “regolazione delle specie protette” costituisce il nocciolo della nuova Legge sulla caccia. La normativa stabilisce che sono “specie protette regolabili” i lupi e gli stambecchi. Lascia però aperta la possibilità al governo federale di dichiarare “regolabili” anche altre specie protette.

Ai Cantoni è attribuita la competenza di decidere le regolazioni, purché non mettano in pericolo l’effettivo della popolazione della specie in questione e siano necessarie per le seguenti ragioni: proteggere spazi vitali o conservare la diversità delle specie, prevenire danni o un pericolo concreto per l’uomo, oppure mantenere effettivi adeguati di selvaggina a livello regionale. Attualmente, invece, l’autorizzazione di abbattere un lupo non è rilasciata a titolo preventivo, bensì solo se ha ucciso più di 25 ovini in un mese o 35 in quattro mesi, nonostante le misure di protezione delle greggi.

La revisione della LCP consente inoltre ai Cantoni di autorizzare, per motivi analoghi a quelli previsti dalla regolazione di specie protette, abbattimenti di lupi e stambecchi, nonché di animali cacciabili, anche nelle bandite di caccia, che nella nuova legge sono rinominate “aree di protezione della fauna selvatica”.

Altro cambiamento: mentre finora per abbattere un lupo occorreva l’autorizzazione dell’Ufficio federale dell’ambiente, secondo la nuova legge i Cantoni sono soltanto tenuti a consultarlo prima di decidere. In altri termini, la competenza è trasferita dalla Confederazione ai Cantoni.

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“Inaccettabile”, per i difensori della natura

Contro queste modifiche sono insorte le organizzazioni Pro Natura, WWF, BirdLife, Gruppo Lupo Svizzera e zooschweiz. Giudicando “inaccettabile” e “fallimentare” la nuova normativa varata dal parlamento nel settembre 2019, hanno impugnato il referendum e sono riusciti a raccogliere le firme necessarie per sottoporre il nuovo testo legislativo al voto popolare. A loro avviso, “invece di regolamentare in modo pragmatico la presenza del lupo, esso minaccia la protezione delle specie animali in Svizzera”. Perciò va bocciato, affinché “il nuovo parlamento possa elaborare una legge equilibrata”.

L’alleanzaCollegamento esterno di organizzazioni per la tutela della natura mette in particolare in guardia contro il pericolo che in futuro delle specie animali protette vengano decimate, che il Consiglio federale allunghi l’elenco di quelle regolabili e che si moltiplichino prassi cantonali diverse nella gestione di specie protette.

“Al passo con i tempi”, per cacciatori e comunità montane

Al contrario, la nuova normativa è considerata “una legge al passo con i tempi” dall’associazione CacciaSvizzera, dal Gruppo svizzero per le regioni di montagna e dall’Unione svizzera dei contadini, che hanno costituito un comitatoCollegamento esterno per fare campagna in suo favore. I fautori della revisione sottolineano la necessità di adattare le norme legislative alla “rapida evoluzione” dei grandi predatori, poiché le misure di protezione delle greggi adottate dagli allevatori “non bastano a limitare i danni in maniera soddisfacente”. A loro parere, consentendo ai Cantoni di regolare le specie protette “laddove necessario”, la nuova normativa “permetterà una convivenza con minori conflitti fra la fauna selvatica e i diversi fruitori della natura”.

I sostenitori evidenziano le altre innovazioni introdotte dalla revisione, che rafforzano la protezione della natura. In particolare, il fatto che il governo federale, d’intesa con i Cantoni, designerà e finanzierà corridoi faunistici d’importanza interregionale, che servono a collegare tra loro popolazioni di fauna selvatica su un vasto territorio, e che la Confederazione promuoverà e coordinerà le misure volte a prevenire i danni. Come pure, il fatto che gli indennizzi di danni causati da determinate specie protette a colture, foreste, animali da reddito, edifici o infrastrutture, saranno vincolati: la nuova legge sancisce che saranno versati solo “se sono state prese le misure che si potevano ragionevolmente pretendere per prevenire il danno”.

Sostegno del governo, che gioca d’anticipo

Anche il governo federale mette sui piatti della bilancia tutti i cambiamenti introdotti dalla revisione uscita dai banchi del parlamento e conclude, secondo le parole della ministra dell’ambiente e presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, che “migliora la protezione degli animali selvatici e della natura”, “consente una convivenza durevole tra l’uomo e il lupo” e “costituisce un tipico compromesso svizzero”.

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Il voto popolare era previsto in maggio, ma a causa della pandemia di coronavirus è stato rinviato al 27 settembre. Il governo ha deciso di utilizzare questo lasso di tempo supplementare per mettere in consultazione già prima dello scrutinio il progetto d’ordinanza di applicazioneCollegamento esterno della nuova Legge sulla caccia. Se quest’ultima fosse accettata dall’elettorato, sarebbe messa in vigore l’anno prossimo, contemporaneamente alla relativa ordinanza. L’esecutivo motiva il passo precoce con l’intento di “fare chiarezza” sulle disposizioni di esecuzione.

Il Consiglio federale dichiara “regolabile” il cigno reale, in esecuzione di una mozioneCollegamento esterno in tal senso adottata dal parlamento nel 2016 e aggiunge delle condizioni all’abbattimento delle specie protette regolabili. La mossa governativa è già stata criticata dagli oppositori alla nuova LCP, i quali temono che in futuro il Consiglio federale modifichi l’ordinanza. E sulle ordinanze, ricordano, il popolo non può esprimersi.

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