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Legge sul CO2: obiettivi ambiziosi, ma pochi mezzi

L'appello del ministro dell'ambiente Moritz Leuenberger è caduto nel vuoto Keystone

La Svizzera vuole una nuova legge per regolare la sua politica climatica dal 2012. La Camera bassa ha deciso che le emissioni di gas a effetto serra dovranno essere ridotte del 20% entro il 2020. Per raggiungere questo obiettivo mancano però misure incisive.

Il vertice sul clima di Copenaghen del dicembre 2009 si è concluso con un buco nell’acqua.

La comunità internazionale ha espresso la volontà di contenere l’aumento delle temperature a un massimo di due gradi rispetto all’era preindustriale. Senza però stabilire dei provvedimenti vincolanti.

I parallelismi tra la dichiarazione finale del vertice di Copenaghen e la nuova legge sul CO2 varata dal Consiglio nazionale sono evidenti.

La Camera bassa ha deciso che entro il 2020 le emissioni di gas ad effetto serra dovranno essere ridotte del 20% rispetto a quelle del 1990.

Inoltre, i deputati hanno decretato che l’obiettivo di riduzione deve essere raggiunto esclusivamente con misure prese in patria. Una decisione – questa – che va oltre quella del Consiglio federale. Il governo ha infatti proposto al parlamento che la metà delle riduzioni possa avvenire attraverso certificati acquistati all’estero.

Il traguardo è ambizioso. Il problema, però, è che la maggioranza borghese del Consiglio nazionale ha respinto i provvedimenti legislativi che avrebbero dovuto permettere di arrivare alla meta. La legge fissa degli obiettivi, che in alcuni casi vanno più in là di quelli dell’Unione Europea, ma non fornisce i mezzi per raggiungerli.

Il governo, ad esempio, avrebbe voluto ancorare nella legge la possibilità di prelevare un’imposta sui carburanti nel caso in cui la riduzione delle emissioni di CO2 non si concretizzasse, ciò che negli ultimi anni si è puntualmente verificato.

Disposizioni meno severe per le auto

Durante il dibattito, il ministro dell’ambiente Moritz Leuenberger ha fatto notare che la Svizzera è ben lontana dall’aver raggiunto gli obiettivi che si era fissata e che erano stati definiti negli accordi internazionali. Le emissioni di CO2 dovute al traffico stradale, ad esempio, sono aumentate del 14%, mentre in teoria avrebbero dovuto essere abbassate dell’8%.

“Cancellare questo articolo dal progetto di legge è inconcepibile”, si tratterebbe di “un’incongruenza che non potrebbe più essere risolta”, ha dichiarato Leuenberger. L’appello del ministro dell’ambiente è però caduto nel vuoto, poiché la maggioranza di centro-destra ha respinto l’idea di una tassa sulle emissioni di CO2.

Il Consiglio nazionale ha pure reso meno severe le disposizioni per limitare le emissioni delle automobili nuove. Dal 2015 vigerà un limite di 150 grammi di CO2 per km. Il messaggio dei rappresentanti della lobby automobilistica – ossia che in Svizzera sono necessari motori potenti, trattandosi di un paese montagnoso – ha fatto breccia.

Il governo voleva dal canto suo introdurre un valore massimo di 130 g/km, come nell’UE, ciò che corrisponde a un consumo di 5,6 litri di benzina o 5 litri di diesel ogni 100 chilometri.

Tassa su olio da riscaldamento mantenuta

I deputati hanno invece mantenuto la tassa sul CO2 che attualmente grava sull’olio da riscaldamento. I proventi continueranno ad essere utilizzati per risanare gli edifici più vecchi e dare così nello stesso tempo una spinta al settore edilizio.

L’imposta, attualmente di 36 franchi per tonnellata di CO2, potrà essere aumentata fino a 120 franchi. Il Consiglio nazionale non ha però voluto lasciare mano libera al governo: in caso di aumenti superiori a 60 franchi, infatti, sarà necessario il consenso del parlamento.

Durante il dibattito, socialisti e verdi hanno appoggiato le misure proposte dal governo e in alcuni ambiti hanno cercato di spingersi oltre, ad esempio chiedendo una limitazione a 120 g/km delle emissioni di CO2 nelle auto nuove.

La palla al Consiglio degli Stati

La maggioranza borghese ha però sistematicamente bocciato le proposte, adducendo principalmente ragioni economiche. L’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) e diversi esponenti del Partito liberale radicale non volevano neppure entrare in materia sulla revisione della legge. La Svizzera – hanno argomentato – non può da sola frenare i cambiamenti climatici. “Anche con zero emissioni, non potremmo fermare quest’evoluzione”, ha ad esempio dichiarato il deputato UDC Hans Killer.

Oltre a porre delle basi legali per la politica climatica del dopo-Kyoto, ossia il periodo successivo al 2012, la revisione della legge sul CO2 funge da controprogetto indiretto all’iniziativa popolare denominata “Per un clima sano”.

Questa iniziativa, lanciata dalle organizzazioni ambientaliste e appoggiata da socialisti e verdi, chiede che nella Costituzione venga ancorato il principio di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 di almeno il 30% rispetto al 1990.

Il progetto di revisione della legge passa ora al Consiglio degli Stati, che ne dibatterà nel corso della prossima settimana.

Andreas Keiser, swissinfo.ch
(Traduzione di Daniele Mariani)

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La comunità internazionale riprenderà le discussioni per un nuovo accordo sul clima il 31 maggio a Bonn; nella città tedesca si svolgeranno i primi incontri preparatori in vista del vertice che si terrà in dicembre a Cancun, in Messico.

Fino all’11 giugno, circa 4’200 rappresentanti di 175 Stati dovranno gettare le prime basi per un nuovo trattato, in sostituzione del protocollo di Kyoto, che scadrà nel 2012.

Secondo gli esperti, le probabilità che la comunità internazionale riesca a raggiungere un accordo in Messico sono molto deboli. Anche il segretario della Convenzione sui cambiamenti climatici dell’ONU Yvo de Boer si è detto molto scettico. Un risultato potrebbe essere raggiunto solo in occasione del vertice in programma nel 2011 in Sudafrica.

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