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Le vittime dell’amianto in Italia, tra rabbia e speranza

Le polveri di amianto si sono rivelate mortali anche a decenni di distanza Keystone

La vicenda delle vittime dell'amianto conoscerà forse nel 2007 uno sviluppo decisivo in Italia, dove la ditta svizzera Eternit ha posseduto cinque stabilimenti.

Si andrà forse al processo, ma un indulto e un’amnistia potrebbero vanificare la richiesta di giustizia delle vittime. Intanto, in Svizzera, Eternit ha creato una fondazione per indennizzare le vittime delle sue due fabbriche in territorio elvetico.

Le foto dei ricordi e del dolore stanno di là, in camera da letto. Il marito, la sorella, la figlia. Istantanee che Romana Blusotti accetta di mostrarci con qualche esitazione, e che davanti a noi accarezza brevemente con una sorta di pudore. Fotografie di persone amate e che non ci sono piu’, uccise dal mesotelioma pleurico, il tumore attribuito alle fatali polveri dell’amianto.

Non capisce, la signora Romana. « Come mai non abbiamo ancora avuto giustizia? Penso anche alla gente di Casale, perché l’amianto continua a provocare malattia e decessi anche tra chi, come mia sorella e mia figlia, non avevano mai messo piede nell’impianto Eternit, dove moi marito aveva lavorato per una ventina d’anni ».

Un indulto incomprensibile…

E ha un altro motivo di rammarico : « Nelle ultime elezioni ho votato per la sinistra, ma proprio il governo della sinistra ha varato un indulto incomprensibile, scandaloso e che ci ferisce ».

In effetti, l’indulto che il governo Prodi, con il sostegno decisivo dell’opposizione, ha di recente varato cancella tre anni di pena per tutta una serie di reati commessi fino al maggio 2006, compresi i reati sul lavoro. Il che, in caso di processo e di condanna, mette comunque al riparo una decina di dirigenti e amministratori dei cinque stabilimenti che Eternit possedeva in Italia. Grazie all’indulto, è praticamente escluso che conosceranno il carcere.

…e un’amnistia che cancellerebbe il reato

E per la Camera del lavoro di Casale Monferrato, che con il sindacato CGL assiste da sempre le 800 famiglie in causa con la vecchia Eternit dei fratelli svizzeri Stephan e Tomas Schmidheiny e del barone belga de Cartier de Charenne, c’è una preoccupazione anche maggiore : il ministro della giustizia Mastella sta preparando, dopo l’indulto, anche un’amnistia generale, sempre allo scopo di risolvere il drammatico problema del sovraffollamento delle carceri italiane.

Un’amnistia significa che non solo la pena ma lo stesso reato verrebbe cancellato.

Un accordo svanito

Secondo i legali dell’Associazione delle vittime dell’amianto di Casale proprio questa possibilità avrebbe indotto gli avvocati degli Schmidheiny a interrompere le trattative sugli indennizzi. Un irrigidimento che, sostengono, si é concretamente manifestato durante l’ultimo incontro, svoltosi per la prima volta in terra elvetica, per la precisione all’albergo De la Paix di Lugano all’inizio dell’estate.

Un accordo sulle compensazioni potrebbe alleggerire la posizione dei dirigenti della vecchia Eternit in vista del possibile processo previsto per la primavera del prossimo anno a Torino. « Non che un’intesa fosse così vicina – ci dice l’avvocato Paolo Pissarello, presente a quell’incontro -, ma è evidente che proprio la prospettiva dell’amnistia spinge Eternit alla chiusura ».

Tutto lo sforzo dell’Associazione si concentra ora sulla necessità di far sì che dall’amnistia siano esclusi i reati sul lavoro, e abbiamo saputo di contatti a livello ministeriale per convincere il governo Prodi a procedere in tal senso.

Speranze legate alla nuova Fondazione

Ora, la notizia della Fondazione creata dagli ultimi proprietari di Eternit per il risarcimento di chi si è ammalato operando negli impîanti svizzeri rilancia le speranze delle vittime di Casale Monferrato e di altre regioni della penisola.

« Per la prima volta – è il commento dell’avvocato Sergio Bonetto, l’altro legale dell’Associazione – viene compiuto un passo che equivale a una indiretta o sottintesa assunzione di responsabilità.

Dovremo capire meglio ciò che la decisione potrebbe rappresentare anche per le vittime delle fabbriche Eternit in Italia, anche se siamo colpiti negativamente dal fatto che l’annunciata Fondazione deciderà autonomamente chi indennizzare e chi no.

Inoltre la cifra di un milione e 250 mila franchi è di molto inferiore alla somma che noi avanziamo per gli indennizzi chiesti ai fratelli Schmidheiny ». Questi ultimi hanno sempre respinto ogni accusa e ogni responsabilità, sostenendo che non é assolutamente provato un nesso causale tra le malattie dei querelanti e l’amianto prodotto nelle loro fabbriche italiane.

Ma i legali delle vittime di Casale di una cosa sono sicuri : « L’annuncio dalla Svizzera non rafforza questa linea di difesa della vecchia Eternit ». E sperano che la trattativa possa dunque riprendere dopo diversi mesi di interruzione.

Intanto, a Casale, 20 anni dopo la chiusura, non sono ancora terminati i lavori di bonifica dell’area su cui sorgeva Eternit, «mentre nuovi nomi – sottolinea indignato Bruno Pesce, presidente dell’Associazione delle vittime – si aggiungono mensilmente alla lista dei malati d’amianto. Un incubo, per tutti noi».

swissinfo, Aldo Sofia, Roma

Secondo le associazioni delle vittime dell’amianto, durante gli ultimi 20 anni, a Casale Monferrato ogni anno sono morte una trentina di persone a causa delle polveri di amianto. Queste polveri provocano malattie mortali anche a decenni di distanza dal loro assorbimento.

Responsabile di questa strage prolungata è – secondo l’associazione – la Eternit Spa, appartenuta al gruppo svizzero Schmidheiny. Durante gli anni del boom economico nella fabbrica lavorarono fino a 2000 persone. Nel 1986 fallì. La procedura giuridica avviata poi dalle vittime è ancora in corso.

Il procuratore di Torino Raffele Guariniello dovrebbe chiudere la maxi-inchiesta con 2’000 domande di risarcimento entro la fine dell’anno.

In Svizzera, la Eternit ha appena istituito una Fondazione per indennizzare le vittime dell’amianto delle sue due fabbriche svizzere.

Nei due stabilimenti hanno lavorato negli ultimi 50 anni migliaia di persone. In tutto, 2500 operai provenivano dal Suditalia.

I criteri di indennizzo non sono ancora completamente chiari.

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