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Siria, tra bombardamenti e appelli alla tregua

Non basta il Consiglio di sicurezza Onu, non basta un rinnovato appello di papa Francesco per porre fine alla "disumana violenza": la Siria, nonostante la tregua si stata approvata al Palazzo di Vetro, è l'inferno di sempre, con il sangue che scorre a fiumi un po' ovunque nel paese.

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Da domenica scorsa, il bilancio dell’escalation nella Ghuta orientale è di 520 morti, tra i quali 127 bambini. Il Syrian network for human rights ha documentato, dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, l’uccisione nella regione di quasi 13 mila civili, tra i quali oltre 1.400 bambini. Bilanci destinati tragicamente a crescere. Le forze governative siriane “continueranno” infatti l’offensiva nella Ghuta orientale, ha annunciato in ieri mattina il capo di Stato maggiore dell’esercito iraniano, il generale Mohammad Baqeri. 

Nella Ghuta orientale il bilancio è di 520 morti, tra i quali 127 bambini

Appello del segretario generale dell’ONU

La Ghuta orientale non può più aspettare e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla Siria deve essere attuata “immediatamente”. Lo ha dichiarato oggi a Ginevra il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

“È giunto il momento di fermare questo inferno sulla terra”, ha insistito Guterres nel suo discorso di apertura della 37esima sessione del Consiglio dei diritti umani evocando la tragica situazione in Siria. 

Risoluzione ONU

La risoluzione del Consiglio di sicurezza chiede la cessazione delle ostilità in Siria per almeno 30 giorni, ma “le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza hanno senso solo se sono effettivamente applicate”, ha aggiunto il segretario generale dell’Onu chiedendo che la risoluzione sia “immediatamente” applicata, in particolare per garantire la consegna immediata, sicura, senza ostacoli degli aiuti e dei servizi umanitari, l’evacuazione dei malati e dei feriti e per alleviare le sofferenze dei siriani.

“Le Nazioni Unite sono pronte a fare la loro parte”, ha aggiunto. “Come ho avuto modo di dire al Consiglio di Sicurezza un paio di giorni fa, la Ghuta orientale in particolare non può aspettare”. Guterres ha ricordato a tutte le parti l’obbligo di proteggere i civili e le infrastrutture civili “in ogni momento” e sottolineato che “gli sforzi per combattere il terrorismo non sostituiscono tali obblighi”.

Non solo Damasco

E non c’è solo il fronte di Damasco. La risoluzione Onu per la tregua in Siria “non avrà impatti sull’offensiva turca ad Afrin”, nel nord del Paese, ha detto il vicepremier turco Bekir Bozdag. E ad Afrin infatti sono proseguiti i violenti combattimenti tra i turchi e i curdo-siriani. Le forze di Ankara, dopo cinque settimane di offensiva, hanno preso il controllo di 132 chilometri lungo il confine. I villaggi sotto controllo sono 75. L’Iran ha poi precisato che continueranno le operazioni anche a Idlib. Mentre l’Osservatorio siriano ha registrato una escalation militare nella province di Daraa, dove esplose la rivolta anti-Assad sette anni fa, di Hama e di Homs.

Il leader del Cremlino Vladimir Putin, il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto un colloquio telefonico sulla situazione. I tre, secondo il Cremlino, hanno sottolineato “l’importanza di continuare gli sforzi comuni per implementare pienamente e il più rapidamente possibile le disposizioni” della risoluzione Onu sulla tregua. Mentre la cancelleria tedesca ha fatto sapere che Merkel e Macron hanno chiesto a Putin di esercitare “la massima pressione sul regime siriano perché fermi immediatamente i raid aerei e i combattimenti”.

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