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Le sfide di una società che invecchia

Invecchiamento della popolazione: la rivoluzione silenziosa che fa nascere nuove sfide economiche, sociali e poltiche vario-images

L'aumento degli anziani, un fenomeno demografico che interessa l'intero pianeta, comporta numerose sfide in termini sociali, molti di loro sono infatti a rischio di povertà, ma anche economici e sanitari.

Una rivoluzione silenziosa. È con queste parole che l’ex segretario dell’ONU Kofi Annan aveva contestualizzato il tema dell’invecchiamento della popolazione. “Una rivoluzione silenziosa – aveva detto Annan – che va ben al di là del fattore demografico, con importanti implicazioni di carattere economico, sociale, culturale, psicologico e spirituale”.

Da una situazione di elevata mortalità ed elevata fertilità, si è passati da una situazione di bassa mortalità e bassa fertilità. Così nel 2050 la Terra avrà molti più capelli bianchi: gli ultraottantenni saranno 379 milioni.

In Svizzera fra il 2005 e il 2035, le generazioni molto numerose dei baby-boom raggiungeranno gradualmente l’età di pensionamento e avranno ancora una speranza di vita elevata. La percentuale degli anziani di 65 anni e oltre crescerà dal 16% al 24,4%, facendo registrare una progressione di 795 mila persone (+67%).

Per le persone di 80 anni e oltre, l’aumento sarà ancora più marcato (+86%) e nel 2030 saranno 627 mila contro le 338 mila del 2005. Nello stesso periodo, la percentuale dei minori di vent’anni diminuirà dal 21,9% del 2005 al 18,4% del 2030.

Tanti anziani, pochi bambini

Nelle regioni sviluppate – come Europa, Giappone e Stati Uniti – il numero delle persone anziane supera quello dei bambini e il tasso delle nuove nascite è al di sotto dei livelli necessari per compensare il numero dei decessi. Entro il 2050 il numero degli anziani sarà più che doppio rispetto a quello dei bambini. Solo i flussi migratori consentiranno fino al 2050 una certa stabilità.

Di fronte a un tale quadro demografico, occorre rispondere con proposte concrete. Ed è quanto ha cercato di favorire e promuovere l’associazione “Coscienza svizzera” avviando un’ampia riflessione nella realtà transfrontaliera italo-svizzera.

Il convegno “2050 – un’Insubria di anziani, una sfida per i nostri valori”, che si è svolto recentemente in Ticino, ha ribadito che “confrontarsi con l’invecchiamento della popolazione significa anche porsi una serie di domande sui valori della società in cui viviamo”. Le politiche in favore degli anziani devono partento partire da lontano, dal sostegno ai giovani genitori e all’infanzia, dagli incentivi che permettono ai genitori di coniugare lavoro e cura dei figli. E anche dei propri anziani.

Il ruolo della famiglia e della cura

Più anziani significa anche più cure, ma il numero del personale qualificato è nettamente insufficiente. In Svizzera, secondo una recentissima stima dell’Osservatorio svizzero sulla salute, entro il 2020 saranno necessarie 25 mila persone in più.

“Essere aiutati e sostenuti dai propri familiari è quanto di meglio ognuno di noi può desiderare. Ma proprio per questo – ha sottolineato nel corso del convegno a consigliera di Stato ticinese Patrizia Pesenti – chi si prende cura degli anziani avrà bisogno di essere a sua volta sorretto da servizi: case per anziani che offrono anche soggiorni temporanei, servizi a domicilio –per garantire a chi invecchia di rimanere il più a lungo possibile a casa propria”.

Anche la Lombardia punta su politiche che facciano interagire sanità e socialità per rispondere alla sfida demografica. “Attualmente in Lombardia – ha spiegato Giuglio Boscagli, assessore alla famiglia e alla solidarietà sociale – i cittadini di 75 anni costituiscono poco meno del 9% dell’intera popolazione. Ma si stima che nel 2050 saranno oltre tre milioni”.

Uno scenario che ha spinto anche questa ricca regione d’Italia a ripensare il ruolo della famiglia e del prendersi cura, favorendo un’interrelazione dei servizi socio-sanitari in cui la famiglia possa rimanere l’elemento portante in termini di programmi di aiuto e di punto di riferimento.

Un nuovo patto generazionale

L’allungamento della fase di vita comune tra generazioni diverse, influenza le relazioni tra queste ultime, anche perché si estende il periodo di coesistenza tra generazioni. Nel 1900, come conferma un rapporto del Consiglio federale (2007), un adulto di trent’anni anni non aveva praticamente alcuna probabilità, statisticamente, di avere ancora un nonno in vita.

Un secolo dopo, il 40% delle persone di quell’età hanno ancora un nonno o una nonna in vita. Al contempo, la probabilità per un neonato di far parte di una famiglia di quattro generazioni si è moltiplicata per 35, e nella fascia d’età compresa fra i 35 e i 49 anni, l’80% della popolazione può avere al tempo stesso almeno un genitore e un figlio in vita.

“L’invecchiamento demografico – evidenzia la sociologa italiana Chiara Saraceno nello studio Families, Ageing and Social Policy. Intergenerational Solidarity in European Welfare States – ha portato ovunque ad una ristrutturazione delle relazioni di parentela all’interno delle famiglie: ognuno di noi può essere simultaneamente e per lungo tempo figlio, genitore, nonno, bisnonno”.

Per gli anziani, la possibilità di contare su rapporti prolungati con le generazioni più giovani, è una garanzia di sostegno materiale e psicologica e favorisce il contatto con le trasformazioni sociali. “Le generazioni di adulti di oggi, che saranno futuri anziani – annota ancora Saraceno – si troveranno però a fare i conti con una parentela ridotta all’osso e indebolita proprio nei legami verticali (pochi vincoli di coppia, pochi figli, molti divorzi), che sono quelli sui quali tradizionalmente si poggia la rete di solidarietà intergenerazionale”.

Françoise Gehring, swissinfo.ch

Entro il 2030 la popolazione svizzera crescerà da 7,7 milioni (inizio 2009) a 8,36 milioni di persone. Scenario simile per il Ticino: la popolazione residente dovrebbe crescere da 332 657 persone (al 1. gennaio 2009) a 360 231 unità a fine 2030.

Nel 2030 (secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, presentati nel mese di aprile 2009) i cantoni col maggior numero di anziani saranno Appenzello esterno (29%) e Sciaffusa (28%). I cantoni dove la proporzione sarà più bassa saranno Ginevra (20%),
Vaud (21%) e Zugo (21%).

In Ticino, la proporzione di persone con 65 anni e più passerà dal 20,2% del 2009 al 27,2% del 2030.

Un nuovo patto tra generazioni sarà tanto più necessario se si considera che l’anziano è spesso esposto alla precarietà. Secondo i dati presentati l’altro giorno da Pro Senectute, in Svizzera esiste infatti un importante rischio di povertà, nonostante le assicurazioni sociali. E’ stata così sfatata l’idea diffusa di pensionati agiati e benestanti.

Lo studio indica che un pensionato su dieci, solo o in coppia, ha meno di 10’000 franchi di sostanza. Negli ultimi anni il reddito di queste persone si è nettamente ridimensionato e così sono aumentati casi di anziani che si indebitano.

Il rischio di povertà tocca in particolare le donne e gli anziani soli, come pure i lavoratori stranieri arrivati in Svizzera negli anni Sessanta/Settanta. Le cause sono legate in parte al netto incremento dei costi sanitari e all’aumento per l’alloggio.

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