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Votazioni federali del 25 settembre 2022

Le riforme del sistema pensionistico proseguono senza sosta

Keystone / Christof Schuerpf

Il dibattito sul sistema pensionistico in Svizzera è ancora aperto. La revisione del sistema di previdenza per la vecchiaia, sottoposta a votazione popolare domenica, è solo il primo passo. Seguirà una riforma della previdenza professionale. L'uguaglianza di genere rimane uno dei problemi principali.  

Il voto di domenica sull’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) non segna la fine del dibattito sulle pensioni, al contrario. L’intero sistemaCollegamento esterno deve essere riformato per mantenere il livello delle pensioni nel lungo periodo e ridurre le disuguaglianze. L’importo della rendita di vecchiaia percepita al momento del pensionamento, infatti, non dipende solo dall’AVS (1° pilastro), ma anche dalla previdenza professionale (2° pilastro) e privata (3° pilastro). L’assicurazione vecchiaia dovrebbe garantire il minimo vitale, la previdenza professionale (LPP) il mantenimento del precedente tenore di vita e il terzo pilastro la copertura di ulteriori esigenze individuali.  

sistema pensionistico: pilastri
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Sebbene funzionino in modo diverso, sia l’AVS che la LPP risentono dell’aumento dell’aspettativa di vita. La diminuzione del numero di lavoratrici e lavoratori rispetto al numero di persone pensionate minaccia l’equilibrio finanziario del 1° e del 2° pilastro. Negli ultimi anni, anche le pensioni aziendali hanno risentito dei bassi tassi di interesse, che hanno ridotto i rendimenti degli investimenti dei fondi pensione.  

Riduzione delle pensioni 

Dopo il rifiuto popolare di una prima revisione dell’assicurazione vecchiaia e della LPP nel 2017, le bozze sono state rielaborate separatamente. L’AVS21 è stata la prima ad avere successo, ma una riforma della LPP è attualmente nelle mani del Parlamento. Chiamata “LPP21”Collegamento esterno, prevede una riduzione del tasso che permette di convertire in pensione il capitale accumulato negli anni.  

L’importo delle pensioni, dunque, diminuirà, mentre i contributi (pagati in parti uguali da dipendenti e datori e datrici di lavoro) rimarranno invariati. Per mitigare gli effetti di questa misura sulla generazione di transizione, che andrà in pensione subito dopo l’entrata in vigore della LPP21, la riforma vuole compensare la perdita della pensione con un supplemento mensile.  

La nuova bozza prevede anche una riduzione del salario minimo su cui vengono detratti i contributi (deduzione di coordinamento), che dovrebbe avvantaggiare maggiormente le persone a basso reddito. Questo favorirebbe soprattutto le donne, che contribuiscono meno alle pensioni professionali e ricevono importi molto più bassi degli uomini quando vanno in pensione. 

Disuguaglianze significative 

Nel 2020, le donne pensionate hanno ricevuto una rendita di vecchiaia media annua inferiore del 34% rispetto alle loro controparti maschili, come rivela un nuovo rapportoCollegamento esterno del Governo. Questo squilibrio si nota soprattutto nel 2° pilastro, in quanto solo i e le dipendenti con un certo livello di reddito sono obbligati/e a contribuire, mentre tutte le persone devono contribuire al finanziamento dell’AVS. Nel 2020, il 70% degli uomini riceveva una pensione LPP, contro solo il 49% delle donne. E tra chi ne ha beneficiato, le donne hanno ricevuto il 43% in meno.

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“Quando il lavoro di una persona viene interrotto o è a tempo parziale, l’accumulo di capitale pensionistico viene rallentato”, afferma Brenda Duruz-McEvoyCollegamento esterno, responsabile della politica sociale del Centro padronale vodese. Tuttavia, l’esperta di previdenza sottolinea che le donne single hanno già un livello di pensione simile a quello degli uomini single.  

Carola TogniCollegamento esterno, docente presso la Scuola universitaria professionale del lavoro sociale e della sanità di Losanna, ritiene che l’esistenza di un requisito di reddito minimo per poter contribuire alla LPP limiti in modo particolare l’adesione delle donne: “Le donne sono sovrarappresentate tra le persone con un reddito basso e persino molto basso, a causa del lavoro a tempo parziale, delle disuguaglianze salariali e del basso livello salariale dei lavori in cui le donne sono fortemente impiegate”.  

Pur essendo favorevole all’abbandono totale della deduzione di coordinamento per rafforzare i risparmi nel 2° pilastro, il Centro padronale vorrebbe mantenere un limite minimo di reddito per l’affiliazione al LPP. “Per evitare costi amministrativi eccessivi, si dovrebbe mantenere una soglia di ingresso, che però tenga conto di tutti i redditi del o della dipendente, compresi quelli percepiti presso altri datori di lavoro”, afferma Duruz-McEvoy.  

Agire su altri livelli 

La semplice riduzione della deduzione di coordinamento, prevista dalla riforma del 2° pilastro, non sarà sufficiente, afferma Togni. “In termini di prestazioni, la LPP riflette e amplifica le disuguaglianze nel mercato del lavoro senza alcun meccanismo di compensazione, a differenza dell’AVS, che prevede alcune misure come il bonus per l’istruzione o la distribuzione delle pensioni tra i coniugi”, spiega la professoressa. A suo avviso, il rischio è che un maggior numero di donne contribuisca al secondo pilastro, senza che questo le faccia uscire dalla povertà all’età della pensione.  

Togni ritiene che le attuali riforme del 1° e del 2° pilastro aumenteranno le disuguaglianze, soprattutto per le donne della classe media e per quelle con stipendi bassi o senza reddito. “Sono altre le misure che permetterebbero di migliorare il finanziamento delle pensioni”, aggiunge, “come l’aumento degli stipendi, soprattutto per le donne a basso reddito”. 

Per Duruz-McEvoy, sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è una priorità, pur lasciando ogni famiglia libera di organizzarsi come vuole. “I troppi incentivi contrari agli interessi delle donne, della società e dell’economia devono essere abbandonati”, afferma l’esperta di previdenza. Duruz-McEvoy cita l’eccessiva tassazione sui secondi redditi, i sussidi per i premi di assicurazione sanitaria mal calibrati e le difficoltà nell’assistenza all’infanzia. 

Il progetto della discordia 

La revisione della LPP è attualmente oggetto di un dibattito particolarmente divisivo in Parlamento. Deputati e deputate non sono d’accordo sulla compensazione da concedere alla generazione di transizione. La destra vuole restringere la cerchia di chi ne beneficia e la durata delle misure, un intervento che secondo la sinistra penalizzerebbe le donne e i redditi bassi. Il progetto è stato rinviato alla commissione per valutare con maggiore precisione i costi dei diversi scenari.  

Ma il risultato del voto popolare sull’AVS21 rischia di aumentare le tensioni tra i due schieramenti, dato che l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne è anche un elemento centrale della riforma della LPP. La sinistra chiede misure forti sul 2° pilastro per compensare le disuguaglianze. Ma la destra, che ha la maggioranza in Parlamento, vuole evitare cambiamenti costosi e preferisce apportare modifiche moderate al funzionamento della previdenza professionale. Entrambe le parti hanno già minacciato di lanciare un referendum o di congelare definitivamente il progetto.  

A cura di Samuel Jaberg 

Traduzione dal francese: Sara Ibrahim 

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