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Le prime immagini dal telescopio James Webb

L ammasso di galassie SMACS 0723
È l'ammasso di galassie SMACS 0723 il protagonista della prima immagine di James Webb, il telescopio più grande e potente mai lanciato nello spazio. Keystone

È l’ammasso di galassie SMACS 0723 il protagonista della prima immagine di James Webb, il telescopio spaziale nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e agenzia spaziale canadese (Csa) e con molta tecnologia elvetica

L’ha presentata il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, accompagnato dalla vicepresidente Kamala Harris e dall’amministratore capo della Nasa, Bill Nelson.

“Galassie che brillano accanto ad altre galassie. Una piccola porzione dell’universo”, ha affermato Nelson presentando a Biden la prima immagine del nuovo telescopio spaziale, con il quale saremo in grado “di rispondere a domande che non sappiamo ancora formulare”.

Nella notte sono arrivate le prime immagini ripresa dal telescopio James Webb in viaggio nello spazio dal 25 dicembre 2021. “Galassie che brillano accanto ad altre galassie. Una piccola porzione dell’universo”, ha affermato il numero uno della Nasa, Bill Nelson guardano le foto. Ha poi aggiunto che con il telescopio James Webb saremo in grado “di rispondere a domande che ancora non sappiamo ancora formulare”.

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Tecnologia elvetica

James Webb è il telescopio più grande e potente mai lanciato nello spazio. Il Mid-Infrared Instrument (strumento a medio infrarosso – MIRI) è uno dei quattro strumenti scientifici del telescopio e l’unico che copre la poco esplorata gamma di lunghezze d’onda tra i 5 e i 28 micrometri. Le prime immagini di prova che ha inviato lasciano a bocca aperta.

Parte della tecnologia del telescopio spaziale James Webb è stata sviluppata da istituti svizzeri. L’hardware svizzero è stato sviluppato dall’Istituto Paul Scherrer. In seguito, l’Istituto di fisica delle particelle e astrofisica del Politecnico di Zurigo ha rilevato il progetto. La squadra dell’astrofisico Adrian Glauser ha sviluppato cavi speciali e un otturatore indispensabili per MIRI che, per funzionare bene, deve essere raffreddato a – 266°C. La sfida più grande è stata progettare i componenti in modo che funzionassero correttamente a temperature vicine allo zero assoluto.

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