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Le nanotecnologie sotto la lente dei consumatori

Le nanotecnologie tra potenzialità e rischi. Thomas Kern

Le nanotecnologie promettono progressi scientifici straordinari, ma lasciano aperte ancora molte incognite sui rischi per la salute e l'ambiente. Le associazioni dei consumatori e l'università di Losanna lanciano una campagna di sensibilizzazione su queste sostanze futuristiche e allo stesso tempo così comuni.

Cos’hanno in comune una crema solare invisibile, un tessuto a prova di macchia e un frigorifero scaccia odori? E la catena di una bicicletta con gli pneumatici d’ultima generazione? Figli delle nanotecnologie, questi prodotti contengono delle sostanze invisibili all’occhio umano, dalle potenzialità sorprendenti e dai rischi tuttora sconosciuti.

Le nanoparticelle si ritrovano ormai in oltre 1’000 articoli venduti in commercio e sono oltre 500 le imprese svizzere che utilizzano queste nuove tecnologie nella ricerca o nella produzione. Senza però che i cittadini ne siano pienamente coscienti e senza studi approfonditi sulle conseguenze che queste sostanze possono avere sulla salute e sull’ambiente.

«Negli ultimi vent’anni le nanotecnologie sono state presentate come una rivoluzione scientifica, in grado di modificare processi produttivi e permettere progressi nel campo dell’elettronica, della medicina, delle energie rinnovabili o dell’agricoltura», ci spiega Marc Audétat, ricercatore presso la piattaforma Scienza e società dell’Università di Losanna. Le speranze dei ricercatori sono molte: si parla di gel che permetterebbero ai denti di ricrescere o perfino di interazioni da cervello a cervello o di un rallentamento degli effetti della vecchiaia.

Se queste invenzioni per il momento restano ancora fantascienza, i dubbi legati a queste nuove tecnologie sono reali. La Federazione romanda dei consumatori, assieme alla piattaforma Scienza e società dell’Università di Losanna, ha così deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione per portare il dibattito sulla piazza pubblica e permettere ai cittadini di farsi un’idea sui limiti e i vantaggi di queste nuove tecnologie. Un’esposizione itinerante è stata inaugurata questo autunno nella Svizzera romanda e farà il giro del paese nel corso del 2012.

Per un atomo in più… o in meno

Presenti in natura o frutto della mano dell’uomo, le nanoparticelle sono composte di poche migliaia di atomi ed è il loro numero che ne determina la proprietà.

«Alcuni materiali, se ridotti a dimensioni infinitamente piccole, cambiano  caratteristica. È il caso ad esempio del diossido di titanio che allo stato naturale è usato per la pittura sotto forma di polvere bianca mentre una volta ridotto a nanoparticella diventa trasparente e forma un filtro anti UV», ci spiega Huma Khamis, biologa e responsabile del dossier sulle nanotecnologie presso la Federazione romanda dei consumatori.

Le loro proprietà possono essere sorprendenti, ma anche estremamente difficili da definire perché basta la differenza di un atomo in più o in meno per modificarle radicalmente. Inoltre le nanoparticelle hanno una superficie di contatto particolarmente grande rispetto alla loro massa e sono dunque molto reattive all’ambiente esterno e altamente imprevedibili.

A preoccupare è soprattutto il contatto di queste sostanze con il corpo umano: «Non si può escludere che queste particelle si insinuino nell’organismo, attraverso l’alimentazione o la respirazione, con conseguenze inaspettate sulla salute», afferma Huma Khamis.

La ricerca sui rischi fa ancora difetto

Secondo uno studio del Fondo nazionale (PNR), proporzionalmente agli sforzi di ricerca sulle applicazioni possibili delle nanotecnologie, finora gli investimenti svizzeri nel campo dei rischi sono estremamente ridotti.

Alcuni esperimenti sugli animali hanno messo in evidenza degli effetti negativi sulle vie respiratorie. Oppure, nel caso delle nanoparticelle di diossido di titanio (impiegate nelle creme solari), è stato riscontrato lo sviluppo di un tumore sui topi.

Al momento, tuttavia, le ricerche tossicologiche sono soltanto allo stato embrionale ed è quindi difficile fissare delle norme restrittive per il commercio in Svizzera e all’estero.

Ciò non significa però – sottolinea Huma Khamis – che i consumatori debbano fungere da cavie. «Le industrie devono provare che queste sostanze messe sul mercato sono davvero innocue, soprattutto per quanto riguarda i prodotti cosmetici o in generale tutti i prodotti che entrano a contatto con il corpo umano. Non solo, i cittadini hanno il diritto di sapere quali articoli contengono delle nanoparticelle. È una questione di trasparenza e di libera scelta del consumatore».

Lo spettro dell’amianto

L’utilizzo delle nanoparticelle ha sollevato non poche preoccupazioni anche per quanto riguarda le ripercussioni sui lavoratori. Lo spettro dell’amianto – che continua ad uccidere 100’000 persone ogni anno nel mondo – è spesso portato come esempio, anche se il paragone può sembrare a prima vista eccessivo.

Sotto accusa vi sono in particolare i nanotubi di carbonio. Lo scorso anno ne sono state prodotte 700 tonnellate. Ma se le sue qualità sono più che promettenti per l’industria, gli effetti sulla salute sembrano fin troppo simili a quelli dell’amianto.

«La storia ci insegna quanto sia importante la ricerca preliminare per determinare i possibili effetti delle nuove tecnologie ed evitare così un dramma come quello dell’amianto». Secondo Marc Audétat, se all’epoca le lobby del settore avevano insabbiato il caso, oggi il rischio di una deriva di questo tipo è minore. «Ciò non toglie che le conoscenze sugli effetti delle nanoparticelle sono ancora limitate ed invece di lanciare un dibattito trasparente, si tende sempre più a mettere l’accento sui progressi scientifici non ancora raggiunti».

Già da qualche anno, l’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (SUVA) ha pubblicato delle raccomandazioni per le imprese attive nel settore, ma al momento non esiste ancora una legge federale in tal senso. Dal canto suo, nel 2008 la Confederazione ha lanciato un piano di azione sui nanomateriali sintetici, con una “griglia di precauzione” rivolta all’industria e al commercio al dettaglio per favorire l’identificazione di possibili rischi.

«Iniziative di questo tipo sono importanti, ma non bastano. La Svizzera deve investire maggiormente nella ricerca sugli effetti delle nanoparticelle sulla salute, in modo da poter sviluppare dei regolamenti d’uso di queste tecnologie in campo industriale, agricolo e alimentare», conclude la biologa Huma Khamis. «Malgrado gli sforzi intrapresi, il mondo scientifico non ha ancora raggiunto un’intesa sulla definizione stessa di una nanoparticella e sulle precauzioni da prendere nel manipolarla».

Il “nanomondo” è quello degli atomi e delle molecole e letteralmente “nano” indica l’ordine di grandezza di un miliardesimo di metro. Una catena di DNA, ad esempio, è larga 2,5 nanometri (nm), una molecola di proteina 5 nm, un globulo rosso 7.000 nm e un capello umano è largo 80.000 nm.

In altre parole, esiste circa la stessa distanza tra la Terra e una mela che tra quest’ultima e una nanoparticella.

Le proprietà delle nanoparticelle non sono governate dalle leggi fisiche, ma da quelle della meccanica quantistica. Le proprietà delle nanoparticelle – per esempio colore, solubilità, robustezza, reattività chimica e tossicità – possono dunque essere piuttosto differenti da quelle di particelle più grandi della stessa sostanza.

È proprio questo che schiude nuove possibilità alla tecnica ma apre anche nuovi rischi. Ciò che può essere innocuo a livello di microparticelle può essere pericoloso per l’uomo e l’ambiente a livello di nanoparticelle.

Da uno studio del Politecnico  di Zurigo (Assessing the Swiss Nanotechnology Landscape) risulta che 140 istituti, aziende e privati hanno brevettato in Svizzera 350 invenzioni basate sulla nanotecnologia.


La maggior parte di questi brevetti (22%) concerne la chimica. Seguono l’industria farmaceutica (20%), gli strumenti di misura (17%), le componenti elettroniche (17%), le applicazioni in campo medico (6%), le automazioni dei lavori di ufficio e i computer (3%).

Nel mondo sarebbero oltre un migliaio i materiali nanotecnologici già utilizzati.

La Federazione romanda dei consumatori e la piattaforma Scienze e società dell’Università di Losanna hanno lanciato un’esposizione itinerante sul tema “Nanotecnologie: prodotti, promesse, preoccupazioni”, che farà il giro della Svizzera il prossimo anno. 
 

Ecco alcuni degli appuntamenti previsti nel 2012:

Febbraio: Friburgo

Marzo: Neuchâtel

Aprile: Giura

Maggio: Ginevra

Giugno: Sion

Autunno: Ticino 

La mostra sarà accompagnata da una serie di dibattiti con esperti del mondo scientifico.

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