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Le masse di ghiaccio si sciolgono a vista d’occhio

I ghiacciai svizzeri rischiano di scomparire completamente entro un secolo. imagepoint

I ghiacciai svizzeri hanno perso dal 3 al 4% del loro volume nel corso dell'estate scorsa. Uno scioglimento paragonabile a quello avvenuto durante la grande canicola del 2003.

Continuando di questo passo, entro un secolo queste riserve alpine di acqua saranno scomparse quasi completamente, ritiene il glaciologo zurighese Martin Funk.

Durante la scorsa estate i ghiacciai svizzeri hanno perso tra il 3 e il 4% di volume e dai 2 ai 2,5 metri di spessore. Se il riscaldamento climatico dovesse proseguire ancora per un decennio, tra 70 a 100 anni la Svizzera si vedrà privata di questi gioielli alpini.

“Già tra un decennio si sarà sciolto circa il 20% dei ghiacciai”, ha indicato Martin Funk, glaciologo presso il Politecnico federale di Zurigo, confermando un servizio trasmesso giovedì dalla trasmissione informativa “10 vor 10” della televisione svizzero-tedesca.

L’esperto non sa ancora dire quale dei cento ghiacciai elvetici si sia ritirato maggiormente: la valutazione dei dati raccolti tra agosto e ottobre sarà terminata solo in gennaio. “È però certo che tutti hanno perso volume”.

Secondo Martin Funk, appare inoltre già ora chiaro che la riduzione delle masse di ghiaccio registrata quest’anno è altrettanto inquietante di quella osservata nel corso delle misurazioni effettuate tre anni fa, dopo la grande canicola estiva.

Anche l’Aletsch si scioglie

Dai primi dati raccolti in questi mesi risulta che il famoso ghiacciaio dell’Aletsch, situato nella regione alpina tra il canton Berna e il Vallese che figura nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, ha perso nuovamente una cinquantina di metri nel corso di quest’anno.

Martin Funk ha inoltre indicato che il Triftgletscher, nel canton Berna, si è ridotto meno che in passato. Negli ultimi anni era stato il ghiacciaio che si era ritirato di più: 134 metri nel periodo di misurazione 2003/2004 e addirittura 216 metri nel 2005/2006.

Tuttavia non c’è motivo di rallegrarsi, poiché “il ritiro della lingua di ghiacciaio era stato accelerato in quegli anni dal lago che la circondava”. Nel frattempo il Triftgletscher si è pero ridotto al punto che l’estremità non raggiunge più lo specchio d’acqua, ha spiegato il glaciologo.

Soltanto alcuni ghiacciai situati ad un’altitudine di oltre 4000 metri potranno resistere più a lungo ai cambiamenti climatici. A detta di Martin Funk, tendendo conto dell’evoluzione in corso, nemmeno i tentativi di ricoprire le masse di ghiaccio con teloni, come sperimentato l’anno scorso in Svizzera, potrà servire a frenare il loro scioglimento.

Aridità delle valli

Secondo l’esperto, il ritiro costante dei ghiacciai non ha ancora grandi conseguenze sulla fauna e la flora alpine. Con l’evoluzione in corso, in futuro “i ghiacciai lasceranno dietro di sé spazio vitale per animali e piante”.

L’esperto si è detto però preoccupato soprattutto per il fatto che verranno a mancare preziose fonti d’acqua, attualmente ancora abbondanti. “La maggiore aridità nelle valli potrebbe avere conseguenze negative”.

Per contrastare questa evoluzione non vi è altra possibilità che di ridurre rapidamente le emissioni di gas ad effetto serra, sottolinea Martin Funk. “Ma anche se cominciamo già oggi, queste misure si faranno sentire soltanto tra molti anni”.

swissinfo e agenzie

Sul territorio svizzero vi sono circa 1’800 ghiacciai.
L’anno scorso si è ridotto il volume di 84 dei 91 ghiacciai misurati dagli esperti.
La canicola del 2003 aveva provocato lo scioglimento del 5-10% delle riserve di ghiaccio alpine.
Dal 1850 al 1975 i ghiacciai hanno perso quasi la metà del loro volume.
Entro mezzo secolo le temperature potrebbero aumentare in Svizzera di 2 gradi in inverno e di 3 gradi in estate.

La Svizzera si è impegnata a ridurre del 10% entro il 2010 le emissioni di gas CO2.

La legge sul CO2, entrata in vigore nel 2000, prevede di introdurre misure coercitive supplementari nel caso in cui non si rivelassero sufficienti i provvedimenti volontari di riduzione delle emissioni.

Nell’ottobre 2005, in seguito alle resistenze contro l’applicazione di una tassa sul CO2, le autorità hanno deciso di introdurre una tassa minima sui carburanti, i cui proventi sono destinati alla Fondazione Centesimo per il clima.

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