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Le guardie di confine tornano sui banchi e diventano specialisti

Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini.
Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini.

Piccole novità portano cambiamenti sul lungo termine per le guardie di confine elvetiche: l’Amministrazione federale delle dogane cambia nome e si chiama Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini; è stata introdotta una nuova figura professionale e inoltre prosegue il programma di digitalizzazione.

I tempi corrono e bisogna stare al passo. Un principio, questo, dal quale non sono esentate nemmeno le autorità, costrette pure loro a progredire, adeguarsi alle nuove esigenze e quindi specializzarsi.

È questo, in buona sostanza, il motivo che sta dietro a quelle che ci potrebbero sembrare anche solo delle piccole novità, come è il caso del cambiamento del nome dell’Amministrazione federale delle dogane, che dal 1° gennaio si chiama Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Un cambiamento apparentemente di forma, ma che, sommato ad altri costanti rinnovamenti, permette di non restare indietro.

Proteggere la popolazione e l’economia

Ogni giorno oltre due milioni di persone attraversano i confini elvetici; migliaia gli autocarri di passaggio; innumerevoli gli aerei, le lettere o i pacchi. Il compito degli specialisti dell’UDSC continua ad essere quello di verificare che le merci vengano dichiarate correttamente. Che vengano fissate imposte e tributi adeguati e che le numerose disposizioni volte a proteggere la popolazione e l’economia svizzere continuino ad essere osservate, ci spiega la portavoce dell’Ufficio federale Nadia Passalacqua.

In collaborazione con altri uffici e autorità federali e cantonali preposti, così come con le forze omologhe degli altri Paesi, l’UDSC svolge anche compiti nell’ambito della sicurezza e della migrazione, sia nell’area di confine sia nel traffico ferroviario e negli aeroporti.

Nei fatti, insomma, la piccola rivoluzione del nome non porta stravolgimenti nei compiti dell’istituzione in questione. Ciò non toglie, tuttavia, che alcune novità concrete siano effettivamente state implementate: una di queste riguarda il nuovo profilo professionale di “specialista dogana e sicurezza dei confini”, mentre l’altra concerne il programma di digitalizzazione DaziT.

Chi è la o lo specialista dogana e sicurezza dei confini

Al centro del nuovo orientamento professionaleCollegamento esterno, c’è un profilo che ingloberà la professione di guardia di confine e quella di specialista doganale. “Tutti i collaboratori verranno formati per eseguire controlli globali di merci, persone e mezzi di trasporto e si specializzeranno in uno di questi tre ambiti. Indosseranno la stessa uniforme”, ci racconta Passalacqua, precisando che che la nuova formazione concerne sia i nuovi collaboratori che quelli già assunti.

  • 63 milioni di franchi di entrate
  • 91 prodotti contraffatti
  • 70 persone ricercate o segnalate per l’arresto
  • 4 documenti contraffatti
  • 12 armi vietate
  • 2,6 kg di droga
  • 51 soggiorni illegali
  • 30 invii contenenti medicamenti o preparati dopanti
  • 34 autocarri con lacune

Il primo corso di formazione è già iniziato la scorsa estate, il secondo ha preso invece il via a gennaio. In entrambi i casi sono stati circa 70 gli aspiranti specialisti, la cui formazione avrà una durata complessiva di circa due anni.

Una volta terminato questo percorso, le collaboratrici e i collaboratori diventano più polivalenti e possono dunque essere impiegati in modo ancora più flessibile per far fronte a sfide impreviste a corto termine (ad esempio un’ondata migratoria).

Passi avanti nella digitalizzazione

La nuova formazione, di conseguenza, permetterà all’UDSC di impiegare le proprie forze in maniera ancora più mirata ed efficace. Un obiettivo, quest’ultimo, che si persegue anche con DaziTCollegamento esterno, grazie al quale il personale verrà sgravato da compiti amministrativi e dunque potrà essere maggiormente impiegato al confine.

«DaziT» si compone delle parole «dazi» (ovvero dazio o più in generale dogana) e «T» (trasformazione). E si tratta di un programma avviato ufficialmente il 1° gennaio 2018 e che durerà fino alla fine del 2026.

Il suo scopo è di arrivare ad una riscossione di dazi e tributi semplificata, armonizzata e interamente digitalizzata. Ciò che se ne ricava è una riduzione di costi di regolamentazione, nonché una riscossione più efficiente delle entrate maggiore sicurezza grazie a controlli più efficaci.

Nonostante la pandemia, l’attuazione del programma di trasformazione DaziT è sulla buona strada, rassicura la portavoce dell’UDSC. Nei primi quattro anni del programma, l’UDSC ha già messo in esercizio circa 20 applicazioni e servizi informatici di base. L’app QuickZoll, l’applicazione ufficiale dell’UDSC per le imposizioni nel traffico turistico privato, ne è un esempio.

DaziT punta chiaramente alla modernizzazione del sistema di gestione del traffico commerciale. L’UDSC lavora a stretto contatto con l’economia svizzera e gli altri partner stranieri con lo scopo di semplificare lo sdoganamento e accelerare il passaggio della frontiera.

Alcuni progetti pilota sono in corso in diversi valichi, anche in Ticino. Come ad esempio il sistema che permette di effettuare i pagamenti in forma digitale della tassa sul traffico pesante, o le applicazioni che facilitano il passaggio della frontiera, senza l’obbligo per l’autista di dover scendere dal proprio veicolo per l’espletamento delle formalità.

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