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Le grandi liquidazioni dell’esercito

L’esercito svizzero vende pure i pneumatici dei suoi camion! Keystone

Si svuotano i magazzini. Dal carro d’assalto ai berretti da poliziotto: in vendita migliaia di tonnellate di materiale. Che, in parte, verrà eliminato, bruciandolo.

Dai 700’000 uomini ai tempi della guerra fredda, l’esercito svizzero si ridurrà ad un effettivo di 220’000. È dunque tempo di grandi pulizie negli arsenali.

Pentole a pressione, barelle, ferri di cavallo, macchine per tritare la carne, microscopi, contenitori per l’acqua potabile da 5000 litri, reti di camuffamento, cappotti invernali, impermeabili, guanti, berretti, caschi,…

Tutto ciò ed altro ancora è in vendita sul catalogo dei sette “Army Liq-Shop” presenti in Svizzera. Campeggiatori, escursionisti, appassionati di lavori manuali o giardinieri della domenica possono trovarvi delle chicche anche se gli oggetti non sono sempre caratterizzati da prezzi particolarmente bassi.

I negozi sono gestiti da RUAG Components, un ramo dei vecchi arsenali e delle fabbriche di munizioni dell’esercito. La società è adesso diventata di diritto privato, pur restando al 100% nelle mani della Confederazione.

Nel complesso, i Liq-Shop realizzano una cifra d’affari annuale tra 8 e 10 milioni di franchi svizzeri. Ma questa è soltanto la punta di un immenso iceberg.

Svendita da 10 miliardi di franchi

Negli anni ’60, l’esercito svizzero era capace di mobilitare 700’000 uomini. Oggi, i cambiamenti del quadro geopolitica e le riforme successive hanno sciolto questo effettivo, riducendolo a 360’000. E domani, il Nuovo Esercito XXI conterà soltanto 220’000 soldati.

Il materiale, al contrario, è ancora tutto negli arsenali. Nel corso dei prossimi cinque anni, l’esercito dovrà quindi disfarsi di buona parte di esso. L’insieme di tutti questi oggetti occupa, al momento, una superficie di un milione di metri quadrati.

Il responsabile della liquidazione presso la base logistica dell’esercito stima che il valore complessivo del materiale in vendita si aggiri attorno ai 10 miliardi di franchi. “Si tratta tuttavia del valore attualizzato”, precisa Roland Jungi. “Parte del materiale è vecchio di 40 anni”.

Mirage all’asta

In vendita non ci sono soltanto piccoli attrezzi o suppellettili. Il catalogo della grande svendita grigio-verde comprende pure aerei da combattimento, carri armati e diversi altri tipi di veicolo.

E così, lo scorso mese di novembre, circa 200 appassionati si sono ritrovati a Bouchs, nel canton Nidwaldo, per partecipare ad un’asta per la vendita degli ultimi tredici velivoli Mirage bardati con la bandiera rossocrociata.

Pur se questi aerei non sono ormai più in grado di volare, sono tuttavia stati negoziati tra i 20’000 ed i 60’000 franchi al pezzo.

Nella prossima tappa, l’esercito venderà anche 45 caccia F5 Tiger, una trentina d’elicotteri Alouette III, 200 carri 68/88 e più di 1’200 veicoli blindati leggeri M 109 e M 113.

Trattandosi in questi casi di puro materiale da guerra, il compito di cercare potenziali acquirenti è affidato ad Armasuisse, l’ex Gruppo per l’armamento. Le transazioni devono sottostare alle norme previste dalla legge, che impedisce qualsiasi vendita di materiale bellico in paesi segnati da conflitti armati.

Fucili e cartucce riciclati

Al contrario, l’esercito non rivende i fucili d’assalto e le cartucce di cui non ha più bisogno. “I soldati che hanno finito i loro obblighi militari, a certe condizioni, possono tenere la loro arma personale”, spiega Roland Jungi.

Le armi restanti saranno smontate ed i loro componenti riciclati. Il medesimo destino toccherà alle munizioni, il cui surplus attuale rappresenta circa 1’000 palette, poco meno di 7’000 tonnellate.

Con la sua ossessione per la precisione, la Svizzera non ha forse esagerato con l’equipaggiamento della truppa? “Non credo”, replica Roland Jungi. “Bisogna considerare che negli anni ’60, la missione era la difesa totale. L’esercito era certamente ben equipaggiato, ma non troppo”.

Immobili invendibili

Piuttosto ben dotato in materiale, l’esercito è pure un grande proprietario d’immobili. Sull’insieme del paese, possiede circa 255 km quadrati di terreno, ciò che equivale più o meno alla superficie del canton Zugo.

Di tutti questi fondi, gli oggetti in vendita sono 13’000. Unico problema: soltanto il 7% di essi potranno essere utilizzati per altri fini rispetto a quelli per i quali erano stati costruiti.

Gli altri si trovano in zone che ne rendono impossibile ogni adattamento oppure talmente sperduti nelle foreste o sulle montagne da non interessare nessuno. Oggetti invendibili, dunque. “In questi casi, non ci resterà che demolire”, ammette Roland Jungi.

Da 300 a 400 milioni di risparmi

La vasta operazione di liquidazione dovrebbe protrarsi fino al 2010. L’esercito non si attende un beneficio netto, ma i ricavi permetteranno di coprire parte delle spese correnti.

Attualmente, la logistica militare costa circa un miliardo all’anno. L’obiettivo è quello di ridurre tale fattura del 30-40%. La logistica perderà anche 600 impieghi sul totale di 2’500 che Esercito XXI e le misure di risparmio imporranno al settore della difesa nazionale.

swissinfo, Marc-André Miserez
(traduzione: Marzio Pescia)

Entro il 2010, l’esercito svizzero deve liquidare materiale dal valore complessivo (a nuovo) di circa 10 miliardi di franchi.

In vendita 200 carri 68/88, 1’200 blindati leggeri M 109 e M 113, 30 elicotteri Alouette III e 45 aerei di combattimento F-5 Tiger.

2’600 tonnellate di filo spinato, 20’600 tonnellate di materiale del genio, 320 tonnellate di teli di camuffamento e 230 tonnellate di tende.

Materiale sanitario, tra cui 50’000 barelle, per un valore stimato attorno ai 50 milioni di franchi.

13’000 oggetti immobiliari, dei quali soltanto il 7% è considerato come vendibile.

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