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Le elezioni 2007 sul rettilineo d’arrivo

Keystone

Manca ormai solo pochi giorni per conoscere la fisionomia del parlamento svizzero per i prossimi quattro anni. Il conteggio dei voti inizierà il 21 ottobre a mezzogiorno.

La campagna, di una durezza inedita, ha visto affrontarsi un numero record di candidati. Ciononostante il verdetto delle urne non dovrebbe sfociare in una rivoluzione.

Spesso in Svizzera ci si lamenta per lo scarso interesse suscitato dalle cariche politiche. Ciò è spesso vero a livello comunale. A livello federale la situazione è però ben diversa. In effetti, il numero di candidati per queste elezioni federali 2007 ha raggiunto quote da primato.

Complessivamente sono 3’235 i candidati che aspirano a conquistare uno dei 243 seggi in palio. Solo nel canton Zurigo, 810 persone sono in lizza per 36 seggi.

Questa tendenza si osserva anche tra gli svizzeri dell’estero: una quarantina di espatriati ambiscono a sedersi a Palazzo federale. Anche in questo caso si tratta di un record.

Una (cupa) storia di pecore nere

La campagna è stata caratterizzata da un clima piuttosto duro, fatto insolito in Svizzera. Molti politici hanno espresso un certo turbamento per questa situazione, segnatamente il ministro dell’interno Pascal Couchepin.

Le polemiche si sono cristallizzate attorno alla campagna dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional conservatrice) e in particolare attorno al manifesto che mostra delle pecore bianche che scacciano una pecora nera dalla Svizzera, manifesto scelto per promuovere un’iniziativa popolare che chiede l’espulsione dei delinquenti di origine straniera.

In molti – a sinistra ma anche a destra – hanno denunciato il carattere razzista del cartellone, paragonandolo a volte alla propaganda nazifascista degli anni ’30.

Un caso, questo, che ha varcato anche i confini nazionali. La stampa internazionale ha puntato il dito contro il clima “razzista” che esiste in Svizzera.

Elezioni del governo prima del tempo

Questa non è però stata la sola polemica scoppiata attorno all’UDC. L’iniziativa lanciata da questo partito per vietare la costruzione di minareti e il ruolo svolto dal suo ministro Christoph Blocher nelle dimissioni dell’ex procuratore della Confederazione hanno pure riscaldato gli animi.

Di colpo, gran parte della campagna elettorale è stata incentrata su un solo quesito: in dicembre i parlamentari devono rieleggere il leader dell’UDC Christoph Blocher in governo?

Stufo di veder questa domanda interferire con le elezioni per il parlamento, il Partito liberale radicale (PLR, centro destra) ha proposto di differire di un anno l’elezione del governo. Una proposta che però non ha trovato nessuna eco.

Questo clima surriscaldato ha raggiunto l’apice ad inizio ottobre a Berna. Diecimila simpatizzanti hanno sfilato per le vie della capitale per manifestare il loro sostegno all’UDC. Una contromanifestazione, che doveva essere pacifica, è degenerata in scontri con la polizia.

Due grandi vincitori

Tutte queste polemiche non hanno in ogni caso arrestato la progressione dell’UDC che, secondo l’ultimo sondaggio, può contare sul 27,3% delle intenzioni di voto. Se questo risultato dovesse confermarsi, l’UDC rafforzerebbe la sua posizione di più grande partito del paese.

Dai sondaggi scaturisce anche che i Verdi potrebbero pure uscire vincitori dalle elezioni. Spinti dal dibattito sul clima, supererebbero per la prima volta la soglia simbolica del 10%.

Al centro dello scacchiere politico, i popolari democratici (PPD, centro) e i liberali radicali sono separati da un decimo di punto. Se il PPD riuscisse a superare il PLR, potrebbe sperare di riconquistare il secondo seggio in governo perso quattro anni fa.

Nessuna rivoluzione

Finora, in Svizzera, la sinistra non è mai riuscita a detenere più di un terzo circa dei seggi del parlamento. Queste elezioni non dovrebbero essere un’eccezione alla regola, tanto più che la progressione dei Verdi dovrebbe in gran parte farsi a scapito dei socialisti.

Oltre a ciò, il sistema politico elvetico obbliga i partiti a collaborare tra loro. In mancanza di un consenso sufficiente, ogni progetto rischia infatti di naufragare grazie allo strumento del referendum popolare. Di conseguenza, la composizione esatta del parlamento non riveste la medesima importanza che in altri paesi europei.

Non sarà quindi il 21 ottobre che una “rivoluzione” uscirà dalle urne.

swissinfo, Olivier Pauchard
(traduzione di Daniele Mariani)

La Svizzera rinnova il suo parlamento ogni quattro anni.

I cittadini devono eleggere i 200 membri della Camera bassa e 43 dei 46 membri della Camera alta (il semicantone di Appenzello interno e il canton Zugo hanno già designato i loro senatori).

L’elezione del governo si tiene nel mese di dicembre, all’inizio della prima sessione del parlamento rinnovato. In Svizzera, infatti, è il parlamento ad essere competente per l’elezione dell’esecutivo.

Due settimane prima dell’appuntamento elettorale del 21 ottobre, circa un quinto degli aventi diritto ha già espresso il proprio parere tramite il voto per corrispondenza.

Il tasso di partecipazione con questa modalità è quindi leggermente inferiore a quello di quattro anni or sono al medesimo momento.

Nel 2003, il tasso di partecipazione per corrispondenza più elevato è stato registrato a Basilea (49,6%).

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