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Le banche svizzere sono pronte ad accogliere le donne ai piani alti?

Two women and a man in a lift
Scusi, sale? Nonostante le quote di genere nei consigli di amministrazione e nei comitati esecutivi, il panorama delle corporazioni in Svizzera resta molto indietro rispetto ai Paesi vicini nell'ambito della rappresentatività femminile. Keystone / Martin Ruetschi

Fra gli istituti finanziari più conservatori del pianeta, negli ultimi anni le banche private svizzere hanno dovuto adattarsi a un mondo che cambia. La globalizzazione e una tendenza generale verso una maggiore trasparenza le sta costringendo a cambiare pelle e i loro dirigenti aprono lentamente la porta a una "nuova" categoria di talenti: le donne.

Mentre le banche svizzere stanno diventando più globali e sono impegnate nella transizione verso modelli d’affari che facciano a meno del segreto bancario, promettendo di mutare la Svizzera in una piattaforma per la finanza sostenibile, nel settore finanziario il tema dell’uguaglianza di genere rimane spesso un concetto nebuloso.

Sebbene dal 2021 la legislazione svizzera preveda “quote rosa” nei consigli di amministrazione (almeno il 30% di donne) e nelle direzioni (20%) delle aziende quotate in borsa, la rappresentanza femminile nel panorama imprenditoriale del Paese rimane ben al di sotto di quella dei suoi vicini. Un recente studioCollegamento esterno che analizza la proporzione di donne in posizioni dirigenziali nelle aziende europee quotate in borsa indica che la Svizzera si trova in coda della classifica. Nessuna delle 20 aziende dello Swiss Market Index è diretta da una CEO donna.

Le quote indicate dalla legge non sono in ogni caso vincolanti e non sono previste sanzioni nel caso in cui non siano raggiunte.

Un aneddoto significativo: reagendo a una domanda sulla diversità di genere posta nel corso di un’intervista telefonica, un responsabile della comunicazione di una banca privata ginevrina di media grandezza ha risposto elencando i vari tipi di strategie di investimento diversificato. È toccato alla giornalista spiegargli che la domanda si riferiva a una rappresentanza paritaria dei sessi.

“Una cultura aziendale molto conservatrice attira talenti che pensano in termini conservatori”, osserva Anina Cristina Hille, un’esperta di diversità della Scuola universitaria professionale di Lucerna, che spiega così perché alcune aziende faticano a trovare donne disposte a far parte del loro management.

In undici banche private di Ginevra, in cui le cariche dirigenziali sono state a lungo occupate dai membri maschi di un piccolo gruppo di famiglie fondatrici, solo il 10% delle posizioni di verticeCollegamento esterno – tra cui i soci, gli amministratori delegati o i quadri superiori – sono occupate da donne, stando all’agenzia di notizie finanziarie AWP. Non esistono studi internazionali che permettano un paragone con banche simili in altre piazze finanziarie, quali Londra o Lussemburgo.

Le banche BordierCollegamento esterno, GonetCollegamento esterno e HeritageCollegamento esterno, per esempio, non hanno una sola donna nella direzione o fra i quadri superiori. Nessuna di queste banche ha accettato di rispondere alle domande di SWI swissinfo.ch.

Vecchia mentalità

Nel settore continuano a esistere molti limiti e ostacoli per le donne, tra cui una mentalità e un ambiente di lavoro in cui le donne si sentono fuori posto.

“C’è questa storia di famiglie di banchieri privati guidate da uomini, dove la partecipazione all’azienda era data in eredità ai figli e ai nipoti”, ricorda Nathalie Fontanet, capo delle finanze nel governo cantonale di Ginevra. “Dobbiamo lavorare sul ruolo delle donne, sulla fiducia di potersi posizionare all’interno delle famiglie nello stesso modo degli uomini per poter occupare le loro stesse posizioni.”

Fontanet, che ha lavorato nel settore finanziario prima di entrare in politica, si è impegnata a lungoCollegamento esterno in favore di una legge sulla parità di genere per gli organi dirigenti delle aziende pubbliche e delle fondazioni.

Christèle Hiss Holliger, responsabile globale delle risorse umane nella banca Pictet, afferma che il processo in favore di un miglioramento della diversità di genere nelle banche private svizzere “necessita di tempo e convinzione”. Nel 2016, quando fu la prima donna a diventare equity partner della banca, parte di un gruppo di 40 dirigenti, disse di essere stata incoraggiata dalla promozione e di sperare che la sua nomina potesse smuovere le acque.

Simone Stebler, una consulente finanziaria dell’azienda di reclutamento Egon Zehnder, osserva dal canto suo che la vecchia mentalità che considera le donne soprattutto prestatrici di cure e assistenza, insieme ai costi elevati delle strutture per la custodia dei bambini, “frena le donne”. Lamenta inoltre il fatto che ci sia poca flessibilità rispetto all’impiego a tempo pieno, soprattutto in ambito dirigenziale.

“Questa mentalità deve essere cambiata”, dice, notando che le donne tendono spesso a porsi dei limiti, accontentandosi di posizioni di secondo piano. “Sembra esserci un’esitazione fra le donne quando si tratta di assumere responsabilità, passare del tempo con i clienti e mangiare fuori. Hanno dei dubbi del tipo: ‘Sarò in grado di acquisire un numero sufficiente di clienti? Lo so e lo voglio fare?'”

Introdurre politiche capaci di attrarre e dare sostegno alle donne nel settore permetterebbe di migliorare la diversità di genere, aggiunge. “Bisogna davvero affrontare la questione in maniera olistica, perché non ci sono soluzioni rapide.”

Cambiamenti in corso?

Alcune banche, tuttavia, hanno cominciato a muoversi.

Nel 2021 Elif Aktug è diventata la prima socia amministratrice di Pictet, la quarta maggiore banca svizzera nel settore della gestione patrimoniale. Aktug, che ha ottenuto la promozione dopo essere stata responsabile della strategia azionaria della banca per l’Europa, con un bilancio pari a 2,6 miliardi di franchi, ha partecipato di recente a un panel dedicato a questioni di genere nell’ambito della conferenza Building Bridges, organizzata dal settore bancario, dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali per promuovere una finanza sostenibile.

Nel suo intervento ha affermato che per ottenere dei progressi è molto importante che una comprensione dell’esperienza lavorativa delle donne “entri nelle discussioni”. Solo pochi uomini hanno assistito al suo discorso; molti partecipanti hanno notato come in generale i dibattiti sulla rappresentanza equa dei generi non riesca a suscitare sufficiente attenzione tra i maschi più influenti.

Alla domanda di SWI swissinfo.ch, quando ritenga che la prossima donna entrerà nel novero dei soci della banca, Aktug ha sorriso, rispondendo: “Spero in meno di 216 anni!” La banca Pictet, fondata nel 1805, è stata diretta da soli 45 soci, compresi gli attuali otto.

Hiss Holliger nota tuttavia che Pictet ha introdotto programmi di tutoraggio, discussioni sulla diversità e l’inclusione nel settore delle risorse umane, strumenti di sostegno per i genitori e orari di lavoro flessibili.

Nel 2021, dice, la banca ha assunto la maggior proporzione di donne da sempre, pari al 45% di tutte le assunzioni, senza specificare però la percentuale fra i quadri superiori. “Abbiamo preso in considerazione forme di discriminazione positiva perché vogliamo davvero ottenere una maggiore diversità… e ci chiediamo costantemente perché non abbiamo donne nelle selezioni di candidati. Vale anche per la mobilità interna. Tutti i nostri partner sono molto sensibili alla questione.”

Altrove a Ginevra, anche se lentamente, altre banche stanno aprendo le loro porte alle donne. Lombard Odier ha un socio donna dal 2017, Annika Falkengren. Condivide la posizione con cinque uomini. Presso Mirabaud, un altro istituto dalla lunga storia, Camille Vial è uno dei quattro soci dirigenti della banca. È stata nominata nel 2012.

Non solo un’operazione di facciata

L’impulso al cambiamento è attribuito anche alla pressione dei clienti che chiedono alle banche una maggiore diversità. D’altro canto, alcuni studiCollegamento esterno mostrano che una più equa rappresentanza dei generi conduce a maggiore innovazione e a migliori risultati finanziari.

D’altro canto, come hanno osservato alcuni esperti, la finanza, come altri settori, non è stata immune da operazioni di facciata in termini di parità di genere.

Neil Tredinnick, socio fondatore e specialista bancario di Lotus Partner a Ginevra, osserva che c’è una “tendenza molto forte” tra le banche private a cercare candidature femminili. “Evidentemente le banche hanno degli obiettivi da raggiungere in termini di posizioni occupate da donne e in alcuni casi questo significa aumentare del 40% il reclutamento di donne”, afferma.

Alcuni partecipanti al panel nell’ambito della conferenza Building Bridges hanno tuttavia fatto notare che per il settore finanziario svizzero, impegnato a presentarsi come piattaforma per investimenti sostenibili, è importante che l’attenzione per la parità non riguardi solo le assunzioni, ma anche una promozione degli investimenti che favoriscono la diversità di genere.

Nello stesso tempo, i reclutatori mettono in guardia le banche da una guerra dei talenti. “La diversità è una realtà, ma l’inclusione è una scelta”, avverte Simone Stebler di Egon Zehnder.

Per quelli che sono stati lenti ad adattarsi alla realtà, i costi potrebbero essere alti. “Le banche devono fornire agli impiegati, uomini e donne, ciò che chiedono, altrimenti rischiano di perdere personale”, osserva Neil Tredinnick. “Ci ritroveremo con una carenza di personale, una carenza di candidati qualificati e un’inflazione salariale.”


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