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BCE, 60 miliardi di acquisti al mese fino al 2016

Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Keystone

La Banca centrale europea (BCE) procederà a un programma di acquisto di titoli di Stato per un valore di 60 miliardi di euro al mese. Lo ha annunciato giovedì il presidente dell’istituto Mario Draghi.

L’alleggerimento quantitativo deciso dalla BCECollegamento esterno, che ammonterà a 60 miliardi di euro al mese, inizierà in marzo. Si protrarrà fino al settembre 2016 o, almeno, fino a quando il tasso d’inflazione dell’Eurozona non sarà tornato vicino al 2%, ha detto Mario Draghi durante una conferenza stampa a Francoforte. Secondo Draghi, l’inflazione dell’Eurozona nei prossimi mesi sarà molto bassa, o negativa.

In 18 mesi, la banca creerà oltre 1’000 miliardi di euro supplementari. «Si tratta di un programma molto grande e abbiamo tenuto conto delle preoccupazioni» di alcuni paesi, decidendo di non condividere i rischi su tutti i titoli che la BCE comprerà, ha affermato il presidente dell’istituto. I rischi dei titoli acquistati dalla BCE saranno condivisi solo nel caso di quelli europei, con una quota del 20% sul totale, ha puntualizzato Draghi.

Il ricorso a un programma di questo tipo, ha puntualizzato Draghi, fa «l’unanimità» tra i 25 membri del consiglio e la decisione di lanciarlo adesso ha raccolto «un’ampia maggioranza, talmente grande che non abbiamo avuto bisogno di votare».

Proseguire sulla strada delle riforme

Dal Forum economico mondiale di Davos, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha commentato che la decisione della BCE non deve fare allontanare i governi europei dalla strada delle riforme.

La direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha salutato la manovra della BCE affermando che questa aiuterà ad «alzare le aspettative di inflazione e a ridurre il rischio di un periodo prolungato di bassa inflazione». Tuttavia, avverte, è centrale che sia sostenuta da azioni politiche «ampie e tempestive».

Nel suo discorso, anche Mario Draghi ha sottolineato che tocca ai governi e alla Commissione europea passare all’azione. «La politica monetaria può creare le basi per la crescita, ma per fare in modo che la crescita si consolidi ci vuole un investimento», che solo la politica può favorire.

Il miglior scenario per la Svizzera?

«Si tratta piuttosto di una buona sorpresa rispetto alle aspettative del mercato», ha commentato all’Agenzia telegrafica svizzera Angelo Ranaldo, professore di finanza e di rischi sistemici all’Università di San Gallo.

L’esperto prevede una diminuzione dei tassi d’interesse sulle obbligazioni degli Stati dell’unione monetaria. Quindi, perlomeno a corto termine, un indebolimento dell’euro rispetto al franco.

A più lungo termine, questo scenario è il migliore per la Svizzera, ritiene Angelo Ranaldo, che prevede un aumento della domanda per i prodotti e i servizi elvetici, come pure un sistema bancario europeo più in forma.

Per Andreas Höfer, capo economista globale di UBS, l’economia svizzera si dirige invece verso «un periodo doloroso». Dopo l’abolizione della soglia minima dell’euro da parte della Banca nazionale svizzera (BNS), aveva rivisto le sue previsioni di crescita per la Svizzera per il 2015 da 1,8% a 0,5%. In seguito all’annuncio della BCE, Höfer mantiene il suo pronostico.

I piani della BCE mettono il franco svizzero sotto pressione, sostiene Nannette Hechler-Fayd’herbe, responsabile della strategia d’investimento di Credit Suisse. Probabilmente, prevede, costringeranno la BNS a intervenire a corto termine sul mercato delle valute. Secondo l’esperta, le esportazioni elvetiche stagneranno o, per determinati settori, diminuiranno.

Dal canto suo, la BNS preferisce non esprimersi sulla decisione della BCE. «In generale, si astiene dal commentare le decisioni delle altre banche centrali», ha rammentato Attilio Zanetti, responsabile dell’analisi economica presso l’istituto elvetico.

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