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In Egitto per favorire il dialogo con l’Islam

"In quanto responsabili religiosi, siamo chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità", così come "a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio". È un appello forte ai leader di tutte le fedi quello che papa Francesco lancia dalla tribuna della massima università dell'Islam sunnita, centro di formazione di migliaia di imam e predicatori, partecipando oggi alla Conferenza internazionale per la Pace.

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Una visita storica, quella del Pontefice, in un momento in cui altissime sono le tensioni per il terrore di matrice religiosa, che Francesco, alla presenza anche di altri leader e patriarchi come quello di Costantinopoli Bartolomeo, propone di combattere alla radice. 

La violenza è la negazione della religione

“La violenza è la negazione di ogni autentica religiosità”, dice pensando al Monte Sinai – dove oggi tra l’altro i cristiani sono messi in fuga dagli attacchi dell’Isis – da dove fu tramandato il comandamento “non uccidere”. “Nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo nome”, ribadisce. Quindi il suo invito a ripetere “un ‘no’ forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio”, e ad affermare “l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare”.

Parlando prima del Papa, il grande imam Al-Tayyeb chiede un minuto di silenzio per le vittime degli attentati, che duramente hanno colpito anche qui in Egitto – l’ultimo quello duplice della Domenica delle Palme con oltre 40 morti alle chiese copte di Tanta e Alessandria -, e nel suo discorso afferma che “l’Islam non è un religione del terrorismo”, come non lo sono il cristianesimo e l’ebraismo.

Rispettare i diritti inalienabili dell’uomo

Oltre ad andare al colloquio col presidente della Repubblica Abdel Fattah Al-Sisi, parlando alle autorità egiziane il Papa invita al rispetto dei “diritti inalienabili dell’uomo” e ancora una volta a “ripudiare ogni ideologia del male, della violenza e ogni interpretazione estremista che pretende di annullare l’altro e di annientare le diversità manipolando e oltraggiando il Sacro Nome di Dio”.

“Abbiamo il dovere di smontare le idee omicide e le ideologie estremiste – rimarca -, affermando l’incompatibilità tra la vera fede e la violenza, tra Dio e gli atti di morte”. E per l’Egitto, pur “ferito”, vede comunque la capacità di “rafforzare e consolidare la pace regionale” in tutto il Medio Oriente.

Cattolici e copti uniti nell’ecumenismo del sangue

Nell’incontro col patriarca copto ortodosso Tawadros II, che lo saluta come “uno dei simboli della pace in un mondo tormentato dai conflitti e dalle guerre” e che ricorda il precedente di 800 anni fa di San Francesco che incontra il sultano, prima di firmare insieme una dichiarazione congiunta ricorda infine l'”ecumenismo del sangue”, l’unione sancita tra cristiani dal “sangue innocente di fedeli inermi”. Insieme, i due capi religiosi concludono la giornata ricordando nella chiesa copta di san Pietro le vittime dell’attentato kamikaze dell’Isis che l’11 dicembre scorso vi fece 29 morti e 31 feriti.


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