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La Venezia degli svizzeri

Primo piano del Ponte dei Sospiri visto da sud (Bacino di San Marco), si intravede una gondola nel canale
Il Ponte dei Sospiri, progettato ai primi del Seicento da Antonio Contini di Lugano per ordine del doge Marino Grimani Ludmila Pilecka, via wikimedia.org

È un'amicizia che dura da oltre sei secoli quella tra la città di Venezia e la Svizzera. Una storia di relazioni politiche, economiche e culturali documentata in un volume di Arte&Storia, presentato giovedì a Palazzo Ducale.

Chi non ha mai sentito parlare di Venezia? Del Ponte dei sospiri, della Basilica di San Marco o della Chiesa dei Frari? La loro fama richiama ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo, ma in pochi sanno che dietro ad alcuni di questi capolavori dell’arte italiana si nascondono architetti, scultori e pittori provenienti dai territori che oggi formano la Confederazione.

I rapporti tra la Svizzera e Venezia risalgono a sei secoli fa con l’arrivo dei primi mercenari provenienti dal canton Grigioni. Il loro contributo fu fondamentale in più occasioni, dalla vittoria di Lepanto nel 1571, alla difesa della città nel luglio del 1848. Basti pensare che nel 1750 la popolazione locale contava il 20% di grigionesi, oltre la metà dei quali erano per l’appunto soldati.

Un’alleanza di lunga data, dunque, che dal settore militare si è progressivamente estesa a quello economico, culturale e artistico. Una storia ancora poco conosciuta e raccontata da voci autorevoli in un volume di Arte&Storia, presentato giovedì a Palazzo Ducale.

“Un’ulteriore occasione – dopo gli spazi dedicati a Genova, Milano, Napoli e Roma – per rinsaldare i rapporti culturali e d’amicizia tra la Svizzera e alcune delle principali città italiane”, ha ricordato il direttore di Arte&Storia Giorgio Mollisi. Si tratta di riportare alla luce una parte del nostro passato comune, gli ha fatto eco il console generale di Svizzera a Milano David Vogelsanger.

Una sposa del mare che parla ticinese

Personaggi come i Lombardo (Solari) di Carona, giunti a Venezia nella metà del Quattrocento, hanno lasciato tracce indelebili nell’architettura e nella scultura rinascimentale della laguna. Al capostipite Pietro – sostenuto dai figli Tullio e Antonio – si deve infatti la ricostruzione dell’ala est di Palazzo Ducale, distrutta da un incendio nel 1483. Senza contare la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, la scuola grande di San Marco, la statua di Adamo (oggi al Metropolitan Museum of Art di New York) e palazzo Dario, la cui leggenda vuole molti dei suoi proprietari scomparsi per morte violenta.

Lasciato Palazzo Ducale, una visita al ponte dei Sospiri è d’obbligo anche per i turisti più frettolosi. Ma se l’origine del suo nome – legato ai prigionieri che si trascinavano a stento per questo corridoio – è tristemente nota, un po’ meno lo è il suo ideatore. Si tratta di un altro architetto svizzero, Antonio Contini di Lugano, che progetta il ponte ai primi del Seicento per ordine del doge Marino Grimani.

Chi giunge sulla laguna in ferrovia non può esimersi dall’ammirare un altro edificio sacro che parla ticinese: la facciata della Chiesa degli Scalzi firmata da Giuseppe Sardi originario di Morcote. Il padre Antonio emigra nella laguna ai primi del Seicento non tanto per ragioni economiche, ma per poter sviluppare le sue competenze quale scalpellino, o per meglio dire tajapiera. Sono numerosi i capolavori del barocco che a Venezia portano il nome di questi architetti, dalle facciate delle chiese di Santa Maria del Giglio e di San Salvador, al raddrizzamento del campanile dei Carmini (definito all’epoca “prodigioso”) fino alla costruzione della scala ovata all’Ospedaletto.

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“La famiglia Sardi testimonia inoltre come numerosi cittadini svizzeri emigrassero a Venezia con l’intenzione di restarci per tutta la vita”, precisa la vicepresidente della Fondazione svizzera Pro Venezia Paola Piffaretti. Da qui l’acquisizione di terreni e abitazioni e la volontà – espressa dallo stesso Giuseppe Sardi – di essere seppellito in una tomba da lui progettata proprio in questa terra adottiva.

Imprenditori di successo

Oltre al contributo artistico e culturale, nel corso dei secoli i numerosi migranti elvetici hanno sviluppato attività imprenditoriali e commerciali, dando man forte allo sviluppo dell’economia veneziana.

Uno dei personaggi più conosciuti è senza dubbio il finanziere bernese Giovanni Stucky, a cui si deve la costruzione nel 1895 di un imponente complesso neogotico sull’isola della Giudecca, sede degli omonimi molini e pastifici. Con i 2’500 quintali di grano macinati al giorno, lo Stucky era “il maggior polo industriale dell’epoca a Venezia”, ha ricordato Giorgio Mollisi. Abbandonato per oltre cinquant’anni, ha ritrovato il suo antico splendore grazie a uno dei maggiori restauri conservativi d’Europa ed è oggi adibito ad albergo di lusso.

Ma la lista degli imprenditori svizzeri di successo non si limita certo a Giovanni Stucky. Proprietari di filatoi di seta e tintorie, costruttori e pasticceri sono soltanto alcune delle attività svolte dagli emigrati svizzeri nel corso dei secoli. Senza contare che – paradossalmente – a portare il primo caffè nella laguna non è stato un italiano, ma un mesolcinese.

Venezia, dunque, appartiene un po’ anche agli svizzeri e “la vicinanza tra questi due mondi è lungi dall’essersi indebolita nel corso del tempo”, ha sottolineato il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Una vicinanza che oggi è incarnata non soltanto dall’architetto Mario Botta, incaricato della riqualificazione di un palazzo importante come quello della Querini Stampalia, ma anche dalla presenza dello Spazio culturale svizzero e della Fondazione svizzera Pro Venezia.

Perché in fondo “Venezia non è soltanto di quei veneziani di terra e sangue”, precisa Cacciari, “ma di tutti coloro che comprendono, amano e difendono il suo patrimonio artistico e culturale”.

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Stando ai dati del 2007, sono circa 48’000 i cittadini svizzeri residenti in Italia. Di questi poco più della metà vivono nelle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto. 

Nella città di Venezia sono registrati 127 cittadini elvetici.

La promozione della cultura svizzera nella regione è affidata allo Spazio culturale svizzero, coordinato dall’Istituto svizzero di Roma su mandato di Pro Helvetia.

Inaugurato nel 2002, lo Spazio offre due interessanti campi di attività: da un lato accoglie mostre, concerti, conferenze, letture e incontri, dall’altro ospita artisti elvetici che soggiornano a Venezia per studio e per lavoro.

Svizzeri a Venezia

Presentato il 20 novembre a Palazzo Ducale, il volume di Arte&Storia condensa in 512 pagine la storia politica, economica, culturale e artistica delle relazioni tra la Svizzera e la città di Venezia, dal 1400 fino a oggi.

Edito da Ticino Management, è sostenuto anche dalla Fondazione Pro Helvetia sotto il patrocinio del presidente della Confederazione Pascal Couchepin e del console di Svizzera a Milano David Vogelsanger.

“Svizzeri a Venezia” va ad aggiungersi ad altri quattro numeri speciali di Arte&Storia dedicati alla presenza elvetica a Genova, Milano, Napoli e Roma.

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