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La testa di feto di nuovo al Kunstmuseum

L'opera con una testa di feto sarà esposta in futuro in una sala separata Keystone

La controversa opera di un'artista cinese, che assembla una testa di feto al corpo di un gabbiano, sarà nuovamente presentata al Museo d'arte di Berna.

La direzione del Kunstmusem ha seguito le raccomandazioni di un gruppo di esperti, secondo il quale non vi sono ragioni legali o etiche per escludere l’opera.

Presentato a Berna dal 12 giugno nell’ambito dell’esposizione temporanea Mahjong, il lavoro di Xiao Yu ha sollevato grande attenzione e non pochi dibattiti nelle ultime settimane.

Nell’installazione dell’artista cinese, composta da vari recipienti di vetro riempiti di formalina, galleggiano cadaveri di animali variamente assemblati, tra cui il corpo di un gabbiano a cui è stata cucita la testa di un feto.

A scatenare le polemiche su quest’opera è stato nel mese di luglio Adrien de Riedmatten.

Il giovane storico, giornalista ed ex candidato dei giovani UDC nel Vallese ha sporto denuncia contro il Museo d’arte di Berna, accusandolo di aver violato gli articoli di legge che riguardano la rappresentazione della violenza, il turbamento della pace dei defunti e il maltrattamento di animali.

Esperti favorevoli all’esposizione

La direzione del Kunstmuseum ha reagito alcuni giorni dopo a queste accuse, togliendo il controverso oggetto dall’esposizione che comprende oltre 300 lavori di artisti cinesi, appartenenti alla collezione dell’ex-ambasciatore svizzero a Pechino Uli Sigg.

In seguito, mentre il dibattito era ormai acceso, il Museo ha inoltrato a sua volta una denuncia nei confronti di Adrien de Riedmatten, accusandolo di diffamazione.

La settimana scorsa il caso è stato preso in esame da un gruppo di esperti, che ha indetto una discussione aperta al pubblico. Anche Adrien de Riedmatten ha presentato i suoi argomenti. Durante il suo intervento ha detto che dei bambini hanno lasciato l’esibizione in lacrime.

Uno dei curatori dell’esposizione, Bernard Fibicher, si è detto sorpreso dal fatto che gli esperti si siano pronunciati in modo quasi unanime in favore dell’esposizione dell’opera controversa.

Un’impressione non condivisa da uno degli esperti che hanno preso parte al dibattito, Andrea Riemenschnitter, professore di studi sull’Estremo Oriente all’Università di Zurigo.

“Le nostre opinioni non erano così unanimi. Ma, come gruppo, dovevamo adottare una decisione comune”, ha spiegato a swissinfo Riemenschnitter.

Visioni divergenti

Anche secondo un altro esperto, il presidente del Consiglio svizzero della stampa Peter Studer, dal dibattito sono emerse opinioni divergenti. Ma per finire è stato trovato un accordo sul fatto che l’oggetto in discussione andava riproposto nell’ambito della mostra.

“Per alcuni membri del gruppo l’arte deve essere libera, a qualsiasi condizione e in qualsiasi situazione. Per altri la libertà dell’arte è ancorata nella Costituzione, ma non può neppure violare altri principi fondamentali come il rispetto della dignità dell’uomo e degli animali”, ha precisato Studer.

Secondo il suo avviso personale, non vi era nessuna ragione per ritirare l’opera dall’esposizione del Kunstmuseum.

In base alla legislazione svizzera, ricorda l’esperto, un feto umano non è considerato ancora una persona. Non si può quindi parlare di violazione della legge relativa al turbamento della pace dei defunti.

Origini non criminali

Il feto sarebbe inoltre stato acquistato nell’ambito di un’esposizione medica in Cina, mentre il gabbiano è stato ritrovato già morto in un parco.

A detta di Andrea Riemenschnitter, non vi sarebbe nessun legame tra il feto e la politica familiare restrittiva praticata in Cina, che limita il numero dei figli e favorisce gli aborti.

Il feto, afferma l’esperto, risale già ad alcuni decenni fa, quando le direttive delle autorità cinesi sul figlio unico non erano ancora in vigore.

Entrambi gli esperti ammettono comunque che quest’opera potrebbe offendere la sensibilità di alcune persone. In Cina, afferma Riemschnitter, sarebbe considerata come un esempio di arte degenerata.

“Ma bisogna comunque distinguere tra buon gusto, estetica e leggi”, sostiene Studer. “Gli oppositori a questa esposizione non sono riusciti a fare questa distinzione”.

swissinfo, Morven Mc Lean
(traduzione Armando Mombelli)

«Mahjong, arte contemporanea cinese della collezione Sigg» può essere visitata fino al 16 ottobre al Kunstmuseum di Berna.
L’esposizione, che prende il nome da un gioco popolare cinese, propone di ammirare oltre 300 delle 1200 opere raccolte dall’ex ambasciatore in Cina.
Alcune decine di lavori di grandi dimensioni vengono inoltre esposte presso la sede del gruppo Holcim a Holderbank, nel canton Argovia.

Il 22 agosto scorso un simposio pubblico ha riunito un gruppo di esperti per discutere sull’opportunità di esporre o meno al Kunstmuseum la controversa opera dell’artista cinese Xiao Yu.

Secondo gli esperti – tra i quali figuravano giuristi, storici d’arte e filosofi – non vi sarebbero ragioni legali o etiche per rinunciare all’esposizione di questo lavoro.

L’opera verrà ora esposta dall’8 settembre in un locale separato dal resto dell’esposizione.

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