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La tassa sul CO2 passa lo scoglio del parlamento

Il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger ha recentemente lanciato l'idea di una tassa mondiale sul CO2 Keystone

Dopo la Camera bassa, anche la Camera alta del parlamento svizzero ha approvato l'introduzione di una tassa sul CO2 che dovrebbe permettere alla Svizzera di rispettare il protocollo di Kyoto.

La soluzione adottata è più moderata rispetto a quella proposta dal Governo.

Gli oli combustibili da riscaldamento saranno gravati di un tassa sul CO2. Lo ha deciso giovedì il Consiglio degli Stati allineandosi alla posizione difesa dal Nazionale.

L’introduzione della tassa sarà progressiva. Considerato che la Svizzera ha in parte già ridotto le proprie emissioni dovute ai combustili fossili rispetto al 1990, il balzello ammonterà inizialmente a “soli” 6 centesimi per litro di nafta (24 franchi a tonnellata di CO2) nel 2009.

La tappa successiva (36 franchi per tonnellata di CO2 – 9 centesimi al litro di olio di riscaldamento) potrebbe essere raggiunta nel 2010 se le emissioni avranno superato l’86,5% del livello del 1990.

Tre varianti in discussione

Al Consiglio degli Stati, la maggioranza della commissione che aveva trattato l’oggetto difendeva l’alternativa di una tassa da introdurre unicamente se il prezzo dell’olio da riscaldamento fosse sceso per almeno 6 mesi consecutivi dai 76 centesimi al litro attuali a 64 centesimi.

Questa proposta non è stata però in grado di raccogliere un numero sufficiente di consensi. Con 26 voti a 15 l’emiciclo ha preferito allinearsi alla variante adottata dal Nazionale.

La maggioranza dei “senatori” ha anche respinto la proposta del Consiglio federale, che chiedeva una tassa di 9 centesimi in una sola tappa.

A difesa della proposta del Nazionale si è pronunciata la socialista bernese Simonetta Sommaruga, secondo la quale solo così sarà possibile rispettare le condizioni poste dalla legge sul CO2 e dal Protocollo di Kyoto.

Al proposito, il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, ha chiesto ai parlamentari che ne sarebbe della credibilità della Svizzera se il paese non dovesse adempiere agli impegni assunti.

Reazioni contrastanti

La politica decisa dal parlamento non è credibile, ha dichiarato Ansgar Gmür, direttore della Società svizzera dei proprietari fondiari. La nuova tassa sui combustibili dipenderà dal livello delle emissioni di CO2. Ma i metodi per misurare queste emissioni restano dubbiosi, ha sottolineato.

Secondo Gmür, sarebbe stato molto meglio associare la tassa all’evoluzione del prezzo degli oli combustibili. Gmür si è detto inoltre disturbato dall’ineguaglianza di trattamento nei confronti degli utilizzatori di combustibili fossili: a suo dire, il traffico motorizzato se la cava con poco (gli 1.5 centesimi al litro di sovrapprezzo destinati alla Fondazione Centesimo per il clima).

Un’altra associazione dei proprietari, Hausverein Schweiz (HS), parla invece di “un passo importante” per raggiungere gli obiettivi di Kyoto. In un comunicato, HS auspica ora ulteriori decisioni politiche per incitare gli attori economici a proteggere il clima.

Michal Töngi, direttore dell’associazione dei locatari della Svizzera tedesca, è dello stesso avviso e si è detto rallegrato dalla scelta del parlamento. Secondo Töngi, la misura permetterà di ridurre le emissioni nocive. Chi cercherà di risparmiare energia potrà anche guadagnare del denaro: i redditi della tassa saranno infatti riversati in parti uguali a tutti gli abitanti, ha ricordato.

Da parte sua, l’Associazione per l’integrazione dell’ecologia nella gestione aziendale ha sottolineato come le circa 1500 imprese che hanno investito per ridurre le loro emissioni di CO2 otterranno infine i loro dividendi.

swissinfo e agenzie

Il CO2 (biossido di carbonio o anidride carbonica) è di gran lunga il più importante dei sei gas a effetto serra. In Svizzera rappresenta circa l’80% delle emissioni nocive.

Gli altri gas responsabili del surriscaldamento climatico sono il metano (CH4), il protossido di azoto o gas esilarante (N2O), gli idrocarburi parzialmente alogenati (HFC), gli idrocarburi perfluorati (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6).

Nonostante gli ambiziosi obiettivi di riduzione, dal 1990 le emissioni di gas a effetto serra in Svizzera sono cresciute dello 0.4%.

Aderendo al trattato internazionale, la Svizzera si è impegnata a ridurre per il periodo 2008-2012 le emissioni di gas ad effetto serra dell’8% rispetto al 1990.

Per il raggiungimento degli obiettivi fissati, il Protocollo di Kyoto autorizza l’impiego di diversi strumenti.

La priorità va data alle misure da adottare a livello nazionale, ma sono possibili anche altre soluzioni, quali il computo dei pozzi di carbonio che favoriscono l’assorbimento di CO2 (ad esempio i boschi) e la partecipazione ai cosiddetti meccanismi flessibili (commercio di certificati d’emissione all’estero).

La legge sul CO2, entrata in vigore il 1. maggio 2000, costituisce il nocciolo della politica svizzera in materia di clima e completa gli impegni presi dalla Svizzera a livello internazionale.

Il suo obiettivo è la riduzione entro il 2010 delle emissioni di CO2 del 10% rispetto ai valori del 1990.

La legge si basa su un meccanismo a due livelli: una tassa sul CO2 può essere introdotta soltanto se gli obiettivi di riduzione non vengono raggiunti applicando provvedimenti volontari e altre misure di accompagnamento.

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