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La Svizzera vuole nuovi impegni a Montreal

Mentre a Montreal i politici discutono di cambiamenti climatici, in Alaska il ghiaccio fonde Keystone

Thomas Kolly, dell'Ufficio federale dell'ambiente, esprime le proprie speranze in merito alla Conferenza mondiale di questa settimana sul clima.

L’incontro è iniziato lunedì e si terrà fino al 9 dicembre a Montreal. Per oltre dieci giorni, il protocollo di Kyoto sarà al centro delle discussioni.

L’ambasciatore Thomas Kolly, a capo della delegazione elvetica a Montreal, si dice ottimista sulle possibilità della Svizzera di raggiungere gli obiettivi che si è prefissata in ambito di riduzione delle emissioni di CO2. Rimane però ancora molto lavoro da fare.

All’inizio del mese, il direttore uscente del WWF International, Claude Martin, ha affermato che molte nazioni – fra cui la Svizzera – non si impegnano a sufficienza per lottare contro il riscaldamento del pianeta.

Di recente, ad esempio, l’idea di una tassa sulle emissioni di CO2 è andata in fumo. Anche il progetto di un’altra tassa sui camion e gli altri veicoli pesanti particolarmente inquinanti non ha ricevuto i favori del governo elvetico.

swissinfo: Thomas Kolly, cosa si aspetta dalla Conferenza di Montreal?

Thomas Kolly: Speriamo che si adottino le regole d’applicazione del protocollo di Kyoto, in modo da renderlo operativo e di migliorare i meccanismi esistenti.

È inoltre necessario discutere a Montreal del «dopo 2012», ossia della fine del periodo di applicazione del protocollo di Kyoto. Gli sforzi dei paesi industrializzati di ridurre le proprie emissioni di CO2 non saranno sufficienti per risolvere i problemi di cambiamenti climatici. Tutti i paesi devono partecipare, sia quelli industrializzati che quelli in via di sviluppo.

swissinfo: La Svizzera si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra a una media di 2,5 milioni di tonnellate all’anno fra il 2008 e il 2012. Ci riuscirà?

T.K.: Abbiamo ratificato il protocollo di Kyoto. In Svizzera siamo abituati a rispettare gli impegni presi. Faremo di tutto per rispettare i nostri obbiettivi.

swissinfo: La Svizzera sta rispettando le scadenze?

T.K.: Stiamo discutendo dei differenti strumenti che ci permetteranno di rispettare gli obiettivi fissati nell’ambito del protocollo di Kyoto. Penso in particolare alla tassa sul CO2, che è un meccanismo molto importante. Sono piuttosto ottimista sul fatto che riusciremo a rispettare i nostri obbiettivi.

swissinfo: Cosa succederà in ambito di riscaldamento del pianeta dopo il 2012?

T.K.: Si sente spesso dire che il protocollo di Kyoto ha una durata di vita limitata al 2012. Ma non è così. Il 2012 corrisponde alla fine del primo periodo in cui gli Stati si impegnano ad applicarlo. Ma esso prevede anche che già sin d’ora devono avere luogo delle discussioni su una seconda serie di impegni, che riguarderà il «dopo 2012».

La Svizzera ritiene molto importante che Kyoto continui anche dopo il 2012. Rimane però ancora da definire quali saranno gli scopi e gli elementi che costituiranno il nuovo impegno. Secondo noi, tutti i paesi devono partecipare ai futuri sforzi di ridurre l’emissione di gas a effetto serra. A Montreal, si discuterà su chi dovrà fare cosa e in quale misura.

swissinfo: Lei afferma che tutti i paesi devono parteciparvi. Crede veramente che gli Stati Uniti – che non hanno aderito al protocollo di Kyoto – parteciperanno agli sforzi in ambito climatico dopo il 2012?

T.K.: Il nostro scopo è quello di includere tutti i grandi Stati produttori di gas a effetto serra nel futuro regime. La partecipazione degli Stati Uniti è molto importante. Essi infatti, emettono il 20% del totale di CO2 prodotto nel mondo pur rappresentando solo il 4% della popolazione del pianeta.

Devo dire che gli Stati Uniti hanno fatto moltissimo nel campo della tecnologia e della ricerca per trovare soluzioni che permettano di lottare contro il problema delle emissioni di gas a effetto serra.

Quella del clima è una lotta che riguarda tutti. La Svizzera vuole quindi includervi, come detto, gli USA, ma anche paesi quali l’Australia, la Cina, l’India o il Brasile.

Mi riterrei però già soddisfatto se al termine della conferenza potessi dirmi certo che tutti i paesi si sono resi conto del fatto che siamo confrontati a un grave problema che solo tutti insieme potremo risolvere.

Intervista swissinfo: Thomas Stephens
Traduzione dall’inglese: Anna Passera

La Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite si tiene a Montreal dal 28 novembre al 9 dicembre del 2005.

Oltre 7000 delegati e osservatori di 189 paesi discuteranno delle applicazioni del protocollo di Kyoto e del suo futuro.

Questa conferenza è la prima riunione mondiale dall’entrata in vigore del protocollo di Kyoto.

39 i paesi industrializzati che hanno firmato il protocollo di Kyoto nel 1997 per combattere contro il riscaldamento del pianeta.
Hanno deciso di ridurre le emissioni inquinanti (soprattutto di CO2) del 5,2% rispetto al livello del 1990 entro il 2012.
La Svizzera ha ratificato il protocollo di Kyoto nel giugno del 2003.
Entro il 2010, la Svizzera prevede di ridurre del 10% le proprie emissioni di CO2 rispetto a quelle registrate nel 1990.
Fra il 2008 e il 2012, le emissioni di CO2 devono essere ridotte di 1,8 milioni di tonnellate ogni anno.

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