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La Svizzera riscopre i tesori d’epoca romana

Il tesoro d'epoca romana di Lunnern (ZH). Metà del III secolo d.C. Schweizerische Landesmuseen

Sono decisamente dei capolavori dell'arte orafa i tesori d'epoca romana esposti al Museo Nazionale di Zurigo. Nascosti nel terzo secolo d.C. in Svizzera e nei paesi vicini, sono stati riscoperti a partire dal 18esimo secolo. Alcuni di essi sono esposti per la prima volta.

Con una mostra ben allestita e davvero accattivante il Museo Nazionale propone ai visitatori un viaggio nel passato. Se gli spettacolari reperti consentono di cogliere molti aspetti storico-culturali dell’Impero romano nel terzo secolo d.C., la documentazione del ritrovamento di uno di questi tesori ci riporta in pieno illuminismo, secolo che ha visto nascere l’archeologia scientifica.

Al centro della mostra troviamo i celebri gioielli d’oro rinvenuti nell’antica vicus romana di Lunnern, oggi comune di Obfelden, nel Canton Zurigo. “È la prima volta che questo tesoro, trovato nel 1741 nella valle della Reuss, è rivalutato in una mostra insieme ad altri tesori simili, datati soprattutto tra il 230 e il 260 d.C. È la prima volta quindi che viene messo in un contesto, si potrebbe dire, europeo”, dichiara a swissinfo Heidi Amrein, curatrice della mostra.

Un’epoca di paure e insicurezze

Caratteristica comune di tutti i beni preziosi presentati nella mostra “Tesori d’epoca romana – nascosti e riscoperti” è che essi sono stati volutamente occultati dai loro possessori, forse per paura di un saccheggio o di altri pericoli imminenti.

“Nel III secolo d.C. l’Impero romano attraversa una profonda crisi”, ci spiega Heidi Amrein. “La sua estensione è immensa e le frontiere sono costantemente attaccate da altri popoli che invadono i suoi territori. È quindi un’epoca caratterizzata da una grande insicurezza soprattutto nelle regioni da dove provengono questi tesori. Coloro che potevano permetterselo, si spostavano in territori più sicuri, ma nascondevano i loro beni. Nel caso fossero tornati, avrebbero avuto qualcosa con cui ricominciare.”

Così, intorno al 260 d.C., in Svizzera e nelle regioni limitrofe ai confini dell’Impero romano, enormi quantità di denaro, monili in oro argento ma anche vasellame in argento e bronzo, vengono nascosti nelle case, nei giardini e nei luoghi sacri.

Il tesoro aureo di Lunnern

Ad aprire l’esposizione zurighese è una piccola bottiglia in terracotta a forma di scimmia rinvenuta a Lunnern, insieme ad altri reperti di epoca romana, agli inizi del 1741.

Questa scoperta spinge il governo zurighese a intraprendere ricerche più approfondite -“le prime pagate dallo stato”, sottolinea la curatrice- che portano alla luce, nella primavera dello stesso anno, un tempio romano, dei bagni e una necropoli.

Il 17 novembre il ventenne Johann Georg Sulzer (1700-1779), che allora dirigeva gli scavi, scopre in una nicchia un tesoro romano composto da monili d’oro di fattura eccezionale e da monete d’argento, tesoro che oggi è annoverato tra i più preziosi del III secolo d.C.

Uno spirito nuovo anima il secolo dei numi

“Attorno a tutta questa scoperta abbiamo una documentazione molto ricca”, dichiara Heidi Amrein. “I gioielli vengono descritti nei dettagli, ci sono protocolli, abbiamo tutte le corrispondenze e in più un pittore zurighese, Johann Balthasar Bullinger ha fatto un quadro che illustra gli scavi. Tutto ciò è unico ed eccezionale e ci mostra gli inizi dell’archeologia scientifica.”

Nel 1741 Johann Jakob Breintinger (1701-1776) e Johann Georg Sulzer pubblicarono un rapporto degli scavi che conteneva una planimetria delle varie strutture e indicava l’ubicazione dei reperti principali e, come viene sottolineato anche nella mostra, questa nuova metodologia influenzò notevolmente l’allora nascente archeologia in Svizzera.

Questi scavi -che furono per altro intrapresi prima di quelli di Pompei o di Ercolano-, la documentazione che li accompagna, insieme all’istituzione di gabinetti di belle arti e curiosità -precursori dei nostri musei- dove venivano raccolti i reperti trovati, testimoniano la nascita di una sensibilità nuova nei confronti del patrimonio archeologico.

Caratteristiche regionali dei tesori

Ma ciò che la mostra permette di notare, grazie al confronto tra i reperti provenienti dalle diverse località svizzere ma anche della Francia, del sud della Germania e dell’Italia, sono le identità regionali riconoscibili sia nella fattura, che nello stile e nei materiali usati nei diversi corredi.

“Ci sono gioielli che si trovano dappertutto nell’Impero romano, e altri che sono tipici della Gallia”, precisa Heidi Amrein. Vediamo infatti che gli orecchini e le collane in lamina leggera intercalata da elementi policromi come smeraldi o pietre vitree, erano indossate in tutte le regioni dell’Impero, mentre le imponenti catene in oro massiccio erano in uso in Italia e in Gallia.

“Nello stesso tesoro di Lunnern ci sono elementi appartenenti alle produzioni regionali, come per esempio i dischi ornamentali che si trovano solo in Svizzera e nel sud della Germania”, sottolinea la curatrice. “Inoltre, nelle sale dove abbiamo esposto i tesori di Francia e Italia, si vede che c’è più oro, c’è più ricchezza, mentre più andiamo verso nord, a parte Lunnern, troviamo soprattutto gioielli in argento.”

swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

“Tesori d’epoca romana – nascosti e riscoperti” rimarrà aperta al Museo Nazionale di Zurigo fino al 22 marzo 2009. Cuore dell’esposizione il tesoro aureo di Lunnern che comprende 17 monili in oro del peso di 350 g (2 coppie di orecchini, 6 collane, 5 pendagli, 1 bracciale, 1 fermaglio di collana) e 84 monete d’argento.

Una piccola installazione, che introduce la problematica degli scavi clandestini, conclude l’esposizione. Molti sono i tesori ancora sepolti che vengono sottratti illegalmente le cui storie sono irrimediabilmente perdute.

Tra le novità: tutti i testi del percorso espositivo sono tradotti anche in italiano.

In epoca romana, indossare gioielli in oro era un simbolo importante dell’identità culturale. Non era però una prerogativa della classe più elevata e dipendeva dalla ricchezza posseduta.

Alcuni gioielli, che imitavano il gusto dell’aristocrazia romana e della casa imperiale, venivano indossati in tutto l’impero. Altri, creati direttamente nelle diverse provincie, assecondavano il gusto e il costume femminile regionale.

Tra questi i pendagli a forma di disco, di cui sono un esempio quelli del tesoro di Lunnern, realizzati con tecniche di fabbricazione tradizionale ancora molto apprezzate nell’arco alpino sino al III secolo inoltrato, ma pressoché non più utilizzate in Italia e in Gallia.

Nell’ultima sala, la mostra illustra anche alcune tecniche dell’oreficeria antica in parte applicate ancora oggi.

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