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La Svizzera promette 75 milioni al Sudan

L'emergenza umanitaria resta grave in Sudan Keystone

Alla conferenza dei paesi donatori, ad Oslo in Norvegia, la Svizzera si impegna per le priorità acqua, igiene e vaccini.

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc) annuncia che la Svizzera sarebbe pronta a ridurre il debito estero del Sudan.

Per consolidare il fragile processo di pace dopo il ventennale conflitto tra nord e sud ed alleviare la spaventosa situazione nella regione del Darfur, Il Sudan ha chiesto aiuto – e fondi per 2,6 miliardi di dollari- ai donatori internazionali, riuniti ad Oslo.

La Svizzera, dal canto suo, ha promesso 75 milioni di franchi, suddivisi su tre anni, per l’aiuto alla ricostruzione del martoriato paese.

Acqua, installazioni igieniche e vaccini per gli animali sono alcune delle priorità su cui continuerà a concentrarsi la Direzione della cooperazione e dello sviluppo (Dsc).

L’accordo siglato in gennaio a Nairobi tra il governo di Karthoum e i ribelli dell’SPLA (Esercito per la liberazione del popolo del Sudan) sembra tenere, ma paradossalmente questo rischia di aggravare la situazione dal punto di vista umanitario.

Centinaia di migliaia di profughi hanno iniziato infatti a rientrare nel Sud- Sudan, divenuto un’oasi di relativa calma, insieme a quelli che fuggono il conflitto in Darfur. Ma la carestia e la siccità stanno «letteralmente affamando il Sud» come afferma Monsignor Caesar Mazzolari, arcivescovo di Rumbek.

Debito estero

La Svizzera è impegnata in Sudan da anni, come ha precisato il vice-direttore dell’agenzia governativa di aiuto allo sviluppo Dsc, Remo Gautschi. L’aiuto umanitario sarà semplicemente rinforzato e trasformato in aiuto allo sviluppo, ha aggiunto.

La Dsc non ha intenzione comunque di aumentare sensibilmente i mezzi a disposizione, ma di «rendere l’aiuto più efficace», ha detto Gautschi. Per esempio con la realizzazione, in collaborazione con l’università di Berna, della prima carta topografica del Sudan meridionale.

La Direzione per lo sviluppo e la cooperazione ha anche annunciato che la Svizzera sarebbe addirittura pronta a diminuire il debito del Sudan, questione che va comunque discussa a livello internazionale.

Soluzione del conflitto ancora lontana

In Sudan la comunità internazionale è chiamata a fornire 2,6 miliardi di dollari sui 7,8 complessivamente necessari per la ricostruzione del paese.

Secondo un’indagine del Washington Times, i principali creditori dovrebbero essere gli Stati Uniti (1,8 miliardi di dollari), seguiti da Norvegia (250 milioni di dollari) e Giappone (100 milioni di dollari). Un prestito della Banca mondiale coprirebbe ancora 150 milioni di dollari, mentre il resto dovrebbe provenire dalle entrate petrolifere del paese.

Per garantire il rispetto dell’accordo di Nairobi l’Onu, con la risoluzione 1509 del 24 marzo, ha deciso di inviare nei prossimi mesi 10.000 caschi blu in Sudan.

Il conflitto Nord-Sud non è l’unico a insanguinare il Sudan. Il Darfur, regione nell’ovest del Sudan dove dal 1993 le milizie islamiche dette Janjaweed starebbero operando una vera e propria ‘pulizia etnica’ nei confronti dei non arabi, è ora teatro di una catastrofe umanitaria.

Sarebbero 300.000 le persone morte per fame e malattia oltre che negli scontri, e più di 2 milioni i rifugiati. Nonostante le condanne internazionali del ‘genocidio’ e le promesse del governo di Karthoum di disarmare le milizie, la situazione secondo il rapporto di Annan a Oslo resta «estremamente grave, con continui abusi sulla popolazione civile e attacchi agli operatori umanitari».

Ma questo non deve scoraggiare le donazioni internazionali, secondo Annan: «Darfur non deve diventare sinonimo di un appoggio esitante o dato col contagocce».


swissinfo e agenzie

60: le delegazioni dei paesi donatori presenti a Oslo.
75: i milioni di franchi promessi dalla Svizzera per il Sudan meridionale.
0,37%: la percentuale del PIL consacrata dalla Svizzera all’aiuto allo sviluppo.
Ovvero: 1,719 miliardi di franchi.

Il Sudan è stato devastato da 21 anni di guerra civile tra il Sud animista e cristiano e il Nord musulmano.

Un conflitto in cui etnicità, ideologia e religione si sono intrecciati con la questione delle risorse petrolifere, e che ha fatto 2 milioni di morti e 4 milioni di rifugiati.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, per la ricostruzione del paese ci vogliono 7,8 miliardi di dollari entro il 2007.

La Svizzera è stata in questi giorni criticata dall’Onu per aver diminuito, invece che aumentato, l’aiuto allo sviluppo ai paesi emergenti.

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