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La Svizzera non è ancora di estrema destra

Christoph Blocher: barra a destra, ma schivando le trappole estremiste Keystone

Dopo il trionfo elettorale dell’Unione democratica di centro, ci s’interroga sul futuro del sistema di concordanza elvetico.

All’estero qualcuno si chiede se la Svizzera sia ostaggio di un partito estremista.

Il terremoto politico scaturito domenica dalle urne elvetiche non è sfuggito alla stampa estera. Molti quotidiani si sono chinati, con toni più o meno preoccupati, sul fenomeno UDC.

Fra i titoli più eclatanti, quello del quotidiano italiano di sinistra L’Unità: “Alle elezioni svizzere trionfa un nazista miliardario”. Parole che neppure il più critico fra gli osservatori elvetici riterrebbe opportuno pronunciare.

In Svizzera ci si chiede più prosaicamente se la vittoria del partito di Christoph Blocher – industriale e leader carismatico dell’UDC – finirà per scardinare il sistema di concordanza che da decenni regola la vita politica elvetica.

Abbiamo parlato con due politologi – Pascal Sciarini professore all’Istituto superiore per l’amministrazione pubblica di Losanna e Oscar Mazzoleni, responsabile dell’Osservatorio della vita politica del canton Ticino – per cercare di comprendere la natura dell’UDC e per tentare di prevedere gli effetti del voto di domenica sul sistema politico svizzero.

L’UDC, una rivoluzione?

“Penso che si possa parlare di una rivoluzione, nel senso che è la prima volta che un partito politico cresce in tal misura in tre elezioni successive”, osserva Pascal Sciarini, sgombrando subito il tavolo dalla tentazione di negare la portata storica del risultato scaturito domenica dalle urne.

Secondo il politologo losannese, l’accresciuta forza dell’UDC avrà certamente un effetto sulle scelte politiche del paese. Sciarini ricorda però che un cambiamento è in atto da tempo: “Già prima di queste elezioni c’è stato un continuo inasprimento della politica d’asilo, nel tentativo di anticipare le richieste dell’UDC”.

E questo continuerà anche dopo l’eventuale ingresso di Christoph Blocher o di uno degli esponenti del partito a lui più vicini in governo. In soldoni, per la Svizzera questo significherà probabilmente una politica d’asilo e d’immigrazione più restrittiva, un congelamento di ogni tentativo di apertura verso l’Europa, una politica economica di segno neoliberale.

“Ci sarà certamente una virata a destra”, riassume Sciarini. “Ma quanto a destra?”, si chiedono soprattutto gli osservatori all’estero.

Blocher come Le Pen?

Sulla stampa internazionale il nome di Christoph Blocher, leader carismatico del partito, viene spesso affiancato a quelli di Jean-Marie Le Pen (Fronte nazionale francese), Jörg Haider (FPÖ, Partito liberale austriaco) o Umberto Bossi (Lega Nord).

Il paragone si è ripresentato dopo le elezioni del 19 ottobre. Un paragone corretto?

“La lotta per l’integrità della nazione e la protesta contro la classe politica considerata incapace di rispondere agli interessi del popolo costituiscono elementi comuni a diversi partiti europei, compresa l’UDC di Blocher”, osserva Oscar Mazzoleni.

Il quale però aggiunge: “L’UDC è un partito di governo da decenni e la sua recente radicalizzazione è avvenuta mentre il partito è rimasto in un governo di coalizione. Da questo punto di vista, è un caso unico in Europa.”

Anche Pascal Sciarini ritiene che occorra prudenza nel fare paragoni: “Ci sono delle similitudini nel discorso nazionalista, isolazionista, contro gli immigrati, contro la politica d’asilo, contro l’Unione europea”, ammette.

“Ma ci sono differenze nella misura in cui Blocher e i suoi non hanno quasi mai potuto essere attaccati per esternazioni razziste e ancor meno per antisemitismo. Non si sono lasciati andare come Le Pen o Haider”. Secondo Sciarini, il discorso dell’UDC rimane più sottile di quelli di altri partiti della destra populista.

La fine della concordanza?

Se per gli osservatori svizzeri appare chiaro che non si può guardare al fenomeno UDC utilizzando categorie semplicistiche o etichette propagandistiche, rimane il problema della sua compatibilità con il sistema di concordanza elvetico.

I giochi sono aperti e tutti attendono il 10 dicembre per vedere se i grandi partiti cederanno all’aut aut dell’UDC (o Christoph Blocher in governo, o l’UDC fuori dal governo).

Qualcuno pensa che dovendosi assumere maggiori competenze di governo, i democentristi ammorbidiranno le loro posizioni. Pascal Sciarini non è fra questi: “Niente impedirà a Blocher o a uno dei suoi di sedere in governo e nello stesso tempo di lanciare iniziative o referendum perché non è d’accordo con la politica del governo”.

swissinfo, Andrea Tognina e Olivier Pauchard

L’UDC, un partito di estrema destra? Qualcuno ne sembra convinto. “Alle elezioni svizzere trionfa un nazista miliardario”, ha titolato il quotidiano italiano L’Unità.

I politologi svizzeri, che da anni sono confrontati con l’ascesa del partito di Christoph Blocher, sono però più cauti.

Anche quando si tratta di paragonare l’UDC con altri partiti della destra populista europea, come il Fronte nazionale francese o la FPÖ austriaca, fanno dei distinguo.

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