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La Svizzera contraria alla vaccinazione obbligatoria

Un operatrice sanitaria prepara le siringhe per le vaccinazioni.
Per il personale sanitario la Svizzera per ora non intende rende obbligatoria la vaccinazione. Keystone / Peter Klaunzer

Obbligo di vaccinazione anti-Covid per chi opera nel settore sanitario e delle cure? Anche in Svizzera vi è chi vorrebbe seguire la strada tracciata da Italia, Francia e Grecia. Ma non mancano nemmeno le voci contrarie, sia a sinistra che a destra.

La tendenza all’aumento dei contagi in atto anche in Svizzera a causa della variante delta è evidente dall’inizio di luglio, ma la situazione non è ritenuta preoccupante dal consigliere federale Alain Berset secondo cui gli obiettivi di vaccinazione che la Svizzera si era posta a inizio 2021 sono stati superati.

L’invito è comunque a farsi vaccinare, ha sottolineato, ribadendo di non pensare ad alcun obbligo. Berset punta sulla responsabilità individuale e la forza della ragione. Ha anche lasciato intendere che prossimamente le casse pubbliche potrebbero non più farsi carico del costo dei test a ripetizione fatti per partecipare alla vita sociale da chi non si è fatto vaccinare.

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Reazioni politiche

Forte opposizione viene ad esempio espressa dalla verde zurighese Katharina Prelicz-Huber: “Ci comportiamo come se il Covid-19 fosse la prima malattia potenzialmente mortale con cui infermieri e pazienti possono infettarsi a vicenda. Eppure gli infermieri si confrontano con questa situazione ogni giorno e sanno come proteggere se stessi e i pazienti”. Il rischio di infezione ha sempre fatto parte della vita quotidiana nel comparto delle cure: introdurre la vaccinazione obbligatoria per il coronavirus “sarebbe assurdo”.

Anche altri parlamentari sono scettici. “Costituirebbe un intervento troppo incisivo”, sostiene la liberale Regine Sauter. La 55enne zurighese dice però anche di non capire le persone che lavorano nel settore in questione e che non si fanno immunizzare. “La gente deve arrivare da sola alla conclusione che la vaccinazione è importante e necessaria, perché altrimenti si mette in pericolo gli altri: c’è bisogno di più informazione”.

Pure l’argoviese Ruth Humbel, presidente della commissione sanità del Consiglio nazionale, è contraria all’obbligo. A suo avviso non deve però succedere che, nel caso gli ospedali siano di nuovo affollati, il trattamento dei pazienti sia rimandato a causa dei non vaccinati. “In un caso del genere il paziente Covid non vaccinato dovrebbe venire dopo”.

Il capogruppo socialista Roger Nordmann racconta di aver comprensione per la decisione presa dal presidente francese Emmanuel Macron. “Non vuole vivere un altro incubo come l’inverno scorso. E con un tasso di vaccinazione vicino al 50% non si sta raggiungendo l’obiettivo dell’immunità di gregge”. Il politico vodese spera che in Svizzera la spunti la volontarietà, soprattutto perché finora il paese è riuscito a superare bene la pandemia con misure moderate. Ma non sarebbe “categoricamente contro un obbligo”. Si tratta di prevenire un nuovo lockdown: negozi chiusi, ospedali pieni, scuola a domicilio, “questo è l’orrore!” I ragazzi dai 12 ai 25 anni “devono assolutamente vaccinarsi ora”, per evitare un altro semestre invernale di scuola a distanza, afferma Nordmann.

Da parte sua il presidente dei Verdi liberali Jürg Grossen esita riguardo all’imposizione. “Questo non è propriamente il modo di fare elvetico”. Un obbligo potrebbe anche rivelarsi disastroso per il sistema sanitario: “se tutte le persone non vaccinate dovessero lasciare il lavoro, beh allora buonanotte”, sintetizza il consigliere nazionale bernese. Il 51enne dice di non provare simpatia per le persone che non si vaccinano, ma è convinto che “alla fine, si può ottenere di più puntando sull’informazione”.

Sondaggio

In un sondaggio non rappresentativo a cui hanno partecipato alcuni giorni or sono i lettori del quotidiano gratuito ’20 Minuten’ il 66% si è detto contrario a un obbligo di vaccinazione, il 31% favorevole.


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