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La Svizzera conferma i voli della CIA

Un aereo della CIA all'aeroporto di Palma di Maiorca Keystone

Berna ha confermato l'atterraggio in Svizzera di 6 aerei che Amnesty International ha individuato come velivoli usati dalla CIA per il trasporto di prigionieri.

L’organizzazione a difesa dei diritti umani ha analizzato gli spostamenti di oltre 1000 aerei della CIA, senza però poter provare, con certezza, che stessero effettivamente trasportando dei presunti terroristi.

Le autorità svizzere hanno confermato due nuovi atterraggi su suolo elvetico di velivoli che, stando all’ultimo rapporto di Amnesty International (AI), sarebbero stati utilizzati dalla CIA nella lotta al terrorismo.

«Oltre ai quattro scali a Ginevra già noti, se n’è aggiunto uno a Zurigo il 12 febbraio 2001 e uno supplementare nella città sul Lemano il 16 settembre 2001», ha dichiarato Anton Kohler, portavoce dell’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC).

Il volo del 12 febbraio 2001 – ha aggiunto – è filtrato tra le maglie della rete dell’UFAC in seguito all’enorme quantità di informazioni da analizzare.

Chi c’era sugli aerei?

Kohler ha precisato che «dal punto di vista del diritto della navigazione aerea, si è trattato in tutti e sei i casi di voli privati in regola».

L’UFAC, che preferisce assumere una posizione prudente, non li mette dunque in relazione con i servizi segreti americani.

«Disponiamo soltanto di indicazioni tecniche e non sappiamo nulla riguardo ai loro scopi», ha sottolineato.

A questo proposito, l’incaricato speciale del Consiglio d’Europa di far luce sulle presunte prigioni segrete della CIA nel Vecchio Continente, il senatore ticinese Dick Marty, solleva un inquietante interrogativo: «Come è possibile che dopo il 2001, quando tutti hanno scoperto che l’aereo può essere uno strumento micidiale, che questi velivoli possano posarsi ovunque in Europa senza che nessuno si preoccupi di chiedere chi c’è a bordo o cosa trasportano?».

76 voli sospetti

Stando all’UFAC, il numero dei sorvoli della Svizzera (tra il dicembre 2001 e il dicembre 2005) da parte di velivoli «sospetti» rimane invariato a 76.

Nel mese di febbraio, il Consiglio federale si era detto soddisfatto delle informazioni e delle garanzie fornite in merito dagli Stati Uniti. È stata così prolungata, fino alla fine del 2006, l’autorizzazione che consente agli aerei americani di utilizzare lo spazio aereo elvetico.

In un solo caso il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un’inchiesta: si tratta del sorvolo (il 17 febbraio 2003) di un aereo modello Gulfstream IV, atterrato in precedenza anche a Ginevra e Zurigo, a bordo del quale si sarebbe trovato l’imam Abu Omar, in volo dall’Italia verso l’Egitto.

1000 voli identificati

Nel suo ultimo rapporto pubblicato mercoledì – in cui si parla dei sei atterraggi avvenuti in Svizzera – AI ha nuovamente accusato gli Stati Uniti di far ricorso a società «schermo» e a compagnie aeree private per trasferire alcuni presunti terroristi verso Paesi in cui rischiano di essere sottoposti a tortura.

«Si tratta di ulteriori importanti conferme al nostro rapporto», ha indicato Marty alla Radio svizzera di lingua italiana, riferendosi al documento intermedio presentato a Strasburgo a fine gennaio.

Le accuse sono emerse dopo mesi di indagini condotte dall’organizzazione a difesa dei diritti umani, la quale ha identificato circa 1000 voli direttamente legati alla CIA. Nella maggior parte dei casi, i velivoli sono transitati dallo spazio aereo europeo.

Anche qui, il senatore svizzero si è detto stupito. Quello che è impressionante – ha detto Marty – è che questo lavoro di indagine è svolto dalla società civile e non dai governi. È mai possibile che delle ONG riescano a trovare questi dati, mentre governi e servizi segreti non ne sanno nulla?

Pur riconoscendo l’esistenza di trasporti occasionali di persone al di fuori delle procedure normali di estradizione, Washington ha smentito di trasferire i sospetti in Paesi che praticano la tortura.

swissinfo e agenzie

Nel novembre 2005, il Consiglio d’Europa ha nominato il senatore ticinese Dick Marty a capo dell’indagine sulle prigioni segrete della CIA nell’Europa dell’est, dove sarebbero detenuti, torturati e interrogati dei presunti terroristi.

Nel suo rapporto intermedio presentato in gennaio, Marty ha scritto che i governi europei sono probabilmente al corrente del trasferimento in aereo dei prigionieri. Finora però, mancano ancora le prove formali dell’esistenza di prigioni segrete.

Il senatore aveva aspramente criticato il governo svizzero, affermando che non manifestava sufficiente attenzione alla faccenda, probabilmente per evitare di scontrarsi con gli Stati Uniti.

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