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La Svizzera aumenta il suo contributo all’FMI

La crisi ha colpito duramente l'Irlanda, costretta a chiedere aiuto all'FMI. Reuters

La Camera bassa ha accettato di aumentare di 30 miliardi di franchi il suo contributo a favore del Fondo monetario internazionale (FMI), a sostegno dei paesi in difficoltà. Una decisione che giunge in un momento in cui il seggio della Svizzera nel suo consiglio di amministrazione è rimesso in questione.

La recente crisi economica e borsistica ha messo in ginocchio diversi paesi, costretti – come la Grecia, l’Islanda o l’Irlanda –  a chiedere un aiuto finanziario internazionale per evitare la bancarotta. Per far fronte a questa crisi, l’FMI ha invitato gli Stati donatori a dar prova di maggior solidarietà.

Tre misure

È in quest’ottica che, dopo il Consiglio degli Stati (Camera alta) anche il Nazionale (Camera bassa) ha dato il via libera martedì a un pacchetto di misure da 30 miliardi di franchi circa.

I deputati hanno deciso di aumentare da 2,5 a 18 miliardi di franchi il limite di partecipazione della Banca nazionale svizzera ai fondi di crisi dell’FMI. Questo importo sarà messo a disposizione dei paesi in difficoltà nel caso in cui i fondi ordinari non dovessero bastare.

Il Nazionale ha inoltre accolto un contributo straordinario di 12,5 miliardi di franchi, limitato a due anni, volto ad accrescere le risorse del’FMI nell’ambito dell’aiuto monetario internazionale.

Infine, è stata approvata la concessione di un credito d’impegno di 950 milioni di franchi, nel quadro del Fondo fiduciario per la riduzione della povertà e per la crescita (FRPC) dell’FMI.

Debole resistenza

Durante i dibattiti in parlamento, le resistenze maggiori sono giunte dalle fila dell’Unione democratica di centro (Udc) e del Partito ecologista svizzero (Verdi).

Per i democentristi, la Svizzera ha già contribuito in modo significativo al mantenimento del sistema finanziario internazionale, senza però ottenere nulla in cambio, tranne gli attacchi contro il suo sistema bancario. «Corriamo a Bruxelles, promettiamo, spendiamo denaro pubblico senza però negoziare assolutamente nulla per il nostro paese, ha denunciato Ulrich Schlüer. In queste condizioni, è impensabile aumentare il contributo della Svizzera all’FMI.

Dal canto loro, i Verdi hanno messo in evidenza come l’FMI sia un’organizzazione che non contribuisce di certo a ridurre la povertà nel mondo, ma con le sue azioni aumenta soltanto la pressione sui paesi più in difficoltà. «L’FMI non intende apportare modifiche sostanziali per garantire una migliore stabilità finanziaria a lungo termine e ridurre la povertà in modo sostenibile», ha spiegato la deputata Francine John-Calame. «I Verdi dubitano che un aumento del contributo elvetico permetterà all’FMI di raggiungere gli obiettivi che erano stati prefissati».  

Operazione senza rischi

I rappresentanti della destra liberale, così come la ministra delle Finanze Eveline Widmer-Schlumpf, hanno invece ricordato che la Svizzera è fortemente integrata nel commercio internazionale e l’instabilità del sistema finanziario avrebbe conseguenze molto gravi per la sua economia. Inoltre, questa solidarietà internazionale un giorno potrebbe applicarsi anche alla Confederazione.


«Non dobbiamo dimenticare che la Svizzera, come l’Irlanda, avrebbe potuto e potrebbe ancora trovarsi a dipendere dagli aiuti internazionali, se le due grandi banche dovessero crollare oppure se dovesse esplodere una bolla immobiliare» ha dichiarato Luca Barthassat a nome del Partito popolare democratico.  

Per i sostenitori di un aumento dei contributi all’FMI, questo gesto di solidarietà non rappresenta di certo un sacrificio. «Non diamo 30 miliardi di franchi all’FMI, ma diamo la possibilità all’FMI di prendere in prestito 18 miliardi di franchi, dodici dei quali saranno messi a disposizione immediatamente», ha dichiarato Luc Barthassat. «La Svizzera non corre praticamente alcun rischio concedendo questo prestito. L’FMI ha sempre onorato i suoi impegni e la recente partecipazione della Cina ne conferma l’affidabilità». 

L’Fmi convince di più

Nonostante qualche rimostranza, le tre proposte hanno superato facilmente lo scoglio parlamentare, grazie anche al sostegno del Partito socialista. Secondo la sinistra, tradizionalmente contraria alle politiche dell’FMI, le strategie oggi sono piuttosto diverse.


«Naturalmente, non c’è stata un’inversione di tendenza, ma si nota un cambiamento in seno all’FMI e una maggiore considerazione  per le politiche sociali essenziali che devono essere portate avanti nei paesi del Sud», ha dichiarato Carlo Sommaruga.

Sta di fatto che il voto socialista è in parte legato anche all’approvazione, lunedì, dell’aumento del credito per l’aiuto allo sviluppo. Carlo Sommaruga non nasconde che tra questi due dossier vi sia un nesso: «Ieri, ci siamo occupati di un intervento a livello di politiche per lo sviluppo, oggi di un intervento da parte del mondo politico per una stabilità finanziaria internazionale. Sono due aspetti della responsabilità internazionale che la Svizzera deve prendere in considerazione».

Seggio svizzero minacciato

Durante il dibattito in Parlamento si è discusso infine anche del seggio svizzero in seno al consiglio di amministrazione dell’FMI. Sostenuto dagli Stati uniti,  l’FMI vuole ridurre il numero dei rappresentanti dei paesi europei, in modo da rafforzare il ruolo delle potenze economiche emergenti.


In questo contesto, il seggio elvetico è direttamente minacciato e un rifiuto da parte della Confederazione di aumentare il suo contributo non migliorerebbe certamente la situazione. Resta da vedere se questo atto di solidarietà internazionale sarà sufficiente per far pendere l’ago della bilancia.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) è stato istituito nel 1945 a seguito degli accordi raggiunti nella Conferenza di Bretton Woods, cui hanno partecipato le potenze Alleate nella seconda Guerra mondiale

L’istituzione si occupa principalmente della cooperazione monetaria, della stabilità finanziaria e della prevenzione delle crisi economiche.

Conta 185 paesi membri, ognuno dei quali contribuisce al capitale dell’FMI in proporzione al peso della sua economia.

La Svizzera aderisce alle istituzioni di Bretton Woods dal 1992, in seguito a una votazione popolare.

Per poter ottenere un seggio nei consigli dell’FMI e della Banca Mondiale, la Svizzera ha dovuto allearsi a sette piccoli paesi, soprattutto asiatici, di cui attualmente cura gli interessi.  

(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

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