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Perché la Svizzera ha bisogno di manodopera straniera

La Svizzera attira di nuovo la manodopera straniera

Museo
Laurent Golay, direttore del Museo di storia di Losanna, presenta l'esposizione temporanea sul centocinquantesimo anniversario dell'immigrazione italiana in Svizzera, il 17 agosto 2021. Keystone / Jean-christophe Bott

Più di 75'000 persone sono giunte in Svizzera dall'inizio dell'anno, soprattutto da Germania, Italia e Francia. Il saldo migratorio positivo è dovuto alla ripresa economica che ha spinto il tasso di disoccupazione al livello più basso degli ultimi 20 anni.

Le frontiere che tutt’a un tratto chiudono, la polizia che colloca blocchi di cemento alle dogane mettendo fine a ciò che ormai era dato per scontato: la libera circolazione delle persone in Europa. Quest’immagine quasi surreale del 16 marzo 2020 ha caratterizzato l’inizio della pandemia in Svizzera.

Due anni e mezzo più tardi, le frontiere sono nuovamente aperte e l’economia elvetica si è rimessa in piedi. L’immigrazione è ripartita di gran carriera. Secondo le ultime cifre dell’Ufficio federale di statistica (UST)Collegamento esterno, 75’098 persone sono arrivate in Svizzera nel corso del primo semestre del 2022, un aumento del 21% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Durante questo periodo, il saldo migratorio (differenza tra partenze e arrivi) è stato di 37’816 persone. Questa evoluzione è principalmente dovuta all’immigrazione per motivi di lavoro, che con quasi 42’000 arrivi ha superato il livello pre-pandemico.

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L’evoluzione del flusso migratorio nel corso dei sei primi mesi del 2022 è legata a quella del mercato del lavoro. Secondo la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), è da vent’anni che non si registrava un tasso di disoccupazione così basso (il 2% alla fine giugno), mentre il numero di offerte di impiego nel primo trimestre non è mai stato  così elevato dal 2003, primo anno in cui ha cominciato a tenere ad analizzare i dati sulla disoccupazione.

Germania, Italia, Francia

La maggior parte delle persone arrivate da poco in Svizzera provengono dai Paesi vicini: la Germania (20%) è in testa davanti all’Italia (16%), la Francia (15%), il Portogallo (9%), la Spagna (7%) e la Romania (6%). Secondo le cifre ufficiali, nel corso del primo semestre del 2022, 11’526 lavoratrici e lavoratori supplementari sono immigrati dai Paesi dell’Unione europea (UE) e dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) rispetto allo stesso periodo nel 2021.

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Il numero di lavoratrici e lavoratori frontalieri è a sua volta aumentato del 6% in un anno, passando da 408’447 nel luglio del 2021 a 433’379 nel luglio 2022.

Da gennaio a giugno, le autorità hanno rilasciato 38’457 visti d’entrata per lavorare in Svizzera (29’279 nello stesso periodo nel 2021). Il totale di lavoratori e lavoratrici con permesso per dimoranti temporaneiCollegamento esterno (soggiorno nel Paese di durata inferiore a un anno) è passato da 116’924 a 155’329 persone in un anno.

Le cifre recentemente pubblicate dall’UST mostrano anche che 8’738’800 persone vivevano in modo permanente in Svizzera alla fine del 2021 e 2’244’200 di loro (il 25,7%) non aveva la nazionalità elvetica. Rispetto ai dati dell’anno precedente, la popolazione è aumentata dello 0,8%.

Svizzera, “il posto giusto”

Per comprendere il fenomeno dell’immigrazione in Svizzera, i ricercatori e le ricercatrici del gruppo “nccr – on the move” dell’Università di Ginevra realizzano ogni due anni un sondaggio d’opinione. Per la terza edizione il gruppo di lavoro ha inviato, nell’autunno del 2020, 18’000 questionari ad altrettante persone straniere residenti in Svizzera.

Il 41% di loro (7’393) ha risposto alle domande relative all’esperienza migratoria, il lavoro, i contatti sociali, la situazione famigliare e i legami con il Paese d’origine. I risultati hanno permesso di farsi un’idea del modo in cui le persone immigrate vivevano in Svizzera durante le restrizioni imposte per lottare contro la pandemia.

Malgrado la situazione economica difficile di allora, solo il 5% delle persone interpellate ha dichiarato di aver perso il lavoro a causa della crisi sanitaria. La maggior parte (77%) ha indicato la Svizzera come “il posto giusto in cui vivere” durante quel periodo di insicurezza. Inoltre, più dell’80% ha dichiarato che la situazione professionale è migliorata rispetto a prima di immigrare nella Confederazione.

Un’immigrazione sempre più qualificata

“La Svizzera è uno dei Paesi che esercita più attrazione in Europa sulle persone migranti in cerca di lavoro”, spiega il coordinatore della ricerca, Philippe WannerCollegamento esterno, professore dell’Istituto di demografia e socioeconomia dell’Università di Ginevra. “Sono persone che hanno successo in un mercato del lavoro esigente, ma che offre salari più elevati nel confronto europeo”, aggiunge.

Rispetto alla prima indagine condotta nel 2014, il numero di persone migranti titolari di un diploma superiore è aumentato dell’8% (dal 51,2% al 59,5%). La manodopera che giunge in svizzera dall’estero è dunque sempre più qualificata. “Lo abbiamo notato in particolare con le persone tedesche e francesi, ma anche quelle italiane che, in passato, avevano un livello di formazione più basso”, spiega Wanner.

Dall’altro lato, si osserva un calo del numero di lavoratrici e lavoratori provenienti dall’estero con un livello di formazione intermedio. “Il mercato del lavoro elvetico non ha particolare bisogno di questo tipo di manodopera perché il sistema di formazione professionale del Paese funziona molto bene”.

L’indagine “nccr – on the move” è sostenuta dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica. Nel 2022 verrà svolta per la quarta volta e i risultati saranno pubblicati nella primavera del 2023.

Traduzione: Zeno Zoccatelli


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