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La Svizzera al centro degli investimenti sul carbone

Una miniera di carbone in Germania.
Secondo l'ONG Public Eye, 245 aziende svizzere sarebbero attive nel commercio del carbone. Keystone / Paul Zinken

Nonostante gli impegni presi durante le ultime conferenze sul clima, in Svizzera si continua a investire massicciamente nel carbone. La denuncia arriva da uno studio dell’ONG Public Eye. Lo studio elenca 245 aziende svizzere attive in questo mercato. Dal nostro Paese, con l'aiuto delle banche, verrebbe coperto il 40% del commercio globale. Diverse le società basate in Ticino.

Il carbone, oggi come ieri, è uno dei motori dell’economia. L’energia fossile meno cara, ma anche estremamente inquinante. Nonostante gli impegni internazionali, è un prodotto sempre più usato. Quest’anno potrebbe essere superata la soglia degli otto miliardi di tonnellate. Al centro di questo commercio, la Svizzera, come illustra, appunto lo studio realizzato dall’organizzazione Public Eye.

“Abbiamo trovato 245 aziende svizzere attive nel commercio del carbone, in vari rami. Se calcoliamo le emissioni di CO2 generate dal carbone gestito da queste ditte, arriviamo a 5,4 miliardi di tonnellate. Quindi più delle emissioni annue degli Stati Uniti”, spiega Robert Bachmann, di Public Eye. Cifre che non appaiono in alcun bilancio, per cui Public Eye parla di “angolo morto della politica climatica”.

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Le ditte sono concentrate soprattutto in tre cantoni: Ginevra, (con 78 ditte), Zugo (54) e il Ticino (55). E se il mercato fiorisce, è perché le banche continuano ad investire nel settore. I finanziamenti, dal 2016 ad oggi, ammonterebbero ad oltre 3 miliardi di franchi. Il tutto con molta discrezione, secondo Public Eye. “Con il cosiddetto underwriting, la gestione della cessione delle obbligazioni delle ditte. Contrariamente ad altri crediti, questi non emergono nei bilanci. Così è possibile finanziare il carbone, senza che ne rimanga traccia”, dice Bachmann.

Dal canto loro le banche dichiarano di diminuire costantemente i loro impegni nel carbone. Chi si batte per rendere la Svizzera la piazza finanziaria più sostenibile conferma. “Durante l’ultima conferenza sul clima, le banche sono state esortate a fissare obiettivi climatici. In Svizzera 27 lo hanno fatto, circa i 2/3 del mercato. Gli obiettivi da soli non bastano, li si deve raggiungere, ma per questo è necessario ancora del tempo”, dice Sabine Döbeli, direttrice di Swiss Sustainable Finance.

E presto anche il Consiglio federale dovrebbe comunicare gli standard minimi di trasparenza per le banche. “Ci vuole trasparenza e una migliore consulenza in questi settori da parte delle banche, e ci vuole una migliore formazione, a tutti i livelli. Dal servizio alla clientela fino al consiglio di amministrazione”, sottolinea Döbeli. Un altro strumento è la consapevolezza della società. E qui lo studio di Public Eye potrebbe giocare un ruolo.

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