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Il Pardo d’oro è svizzero

Una scena dal film «Das Fräulein» di Andrea Staka. pardo.ch

Il film «Das Fräulein» (La signorina) ha vinto il primo premio al 59° Festival internazionale del film di Locarno. Il Pardo d'oro dotato di 90'000 franchi consacra il primo lungometraggio di finzione della giovane regista zurighese di origine jugoslava Andrea Staka.

In qualche modo era nell’aria. La proiezione di «Das Fräulein» al Festival del film di Locarno era stata accolta in termini molto positivi dalla stampa svizzera.

Ora è arrivata la conferma: la giuria ufficiale del Festival del film di Locarno ha assegnato il Pardo d’oro al film di Andrea Staka, una coproduzione svizzero-tedesca.

Il film mette in scena la storia di tre donne della ex-Jugoslavia emigrate in Svizzera. Ruza, proprietaria di una trattoria, vive in Svizzera da più di trent’anni e conduce un’esistenza ordinata e regolare. Alle sue dipendenze lavora Mila, una sessantenne che sogna di tornare in Croazia.

La routine quotidiana delle due donne è sconvolta dall’arrivo di Ana, bella ventenne in cerca di lavoro, che ha lasciato da poco Sarajevo per sfuggire alla guerra. Nel suo film Andrea Staka racconta con perizia registica i diversi modi di vivere la lontananza dalla patria.

«Das Fräulein», il primo lungometraggio di finzione della regista di origine balcanica, ha ricevuto anche il primo premio della giuria dei giovani e il premio della federazione internazionale dei cineclub.

Polemiche

Nei giorni scorsi il film è stato al centro di una polemica, legata alle dimissioni dalla giuria internazionale della 36enne austriaca Barbara Albert. Alla donna è stato rimproverato un conflitto d’interessi, perché aveva partecipato come consulente alla sceneggiatura del film di Andrea Staka.

Si tratta del primo lungometraggio della regista zurighese Andrea Staka, che si era già fatta notare, qualche anno fa, con un cortometraggio di finzione, «Hotel Belgrad», una storia di amore molto commovente, e in seguito con il documentario «Yugodivas», girato a New York.
In «Das Fräulein» la regista ha deciso di ripercorrere il destino di tre donne emigrate dai Balcani verso la Svizzera. 
L’ultima volta che un film svizzero ha vinto il concorso internazionale al Festival di Locarno era il 1985. Si trattava di «Höhenfeuer» del regista Fredi Murer.

Gli altri giurati, dopo essere venuti a conoscenza di questa attività, avevano deciso che Barbara Albert poteva rimanere nella giuria, ma evitando di esprimersi su «Das Fräulein».

La donna ha però preferito gettare la spugna, per evitare i dubbi sull’indipendenza della giuria e per non danneggiare il film svizzero, accolto in ogni caso molto positivamente dalla critica.

Gli altri premi

La giuria ufficiale ha assegnato il premio speciale, dotato di 30’000 franchi, alla pellicola statunitense «Half Nelson» di Ryan Fleck, «per il film che più di tutti promuove la comprensione fra i popoli e le culture», come argomentato dai giurati.

Altro premio dotato di 30’000 franchi, quello per la miglior regia, è andato al film franco-belga «Le dernier des fous» di Laurent Achard, storia inquietante di un microcosmo familiare che scivola nella follia.

Miglior attrice è stata nominata Amber Tamblyn, per la sua partecipazione al film statunitense «Stephanie Daley» di Hilary Brougher, miglior attore Burghart Klaussner per la produzione tedesca «Der Mann von der Botschaft» di Dito Tsintsadze.

Una menzione speciale è stata attribuita a «Body Rice» del portoghese Hugo Vieira da Silva, ritratto di una gioventù erede del «no future» degli anni Ottanta, permeata di indifferenza e di vacuità.
Il Pardo per la miglior opera prima, dotato di 30’000 franchi, è andato al film francese «L’année suivante» di Isabelle Czajka, dedicato al disincanto quotidiano di un’adolescente della banlieue parigina confrontata con la morte del padre.

La giuria della competizione «Cineasti del presente» ha dal canto suo premiato con 30’000 franchi il lungometraggio tedesco «Verfolgt» di Angelina Maccarone. Un premio speiale della giuria è andato all’iraniano Saman Salour.

2005 – «Nine lives» di Rodrigo Garcia, USA.

2004 – «Private» di Saverio Costanzo, Italia.

2003 – «Khamosh Pani» di Sabiha Sumar, Pakistan.

2002 – «Das Verlangen» di Iain Dilthey, Germania.

2001 – «Alla rivoluzione sulla due cavalli» di Maurizio Sciarra, Italia.

2000 – «Baba» di Wang Shuo, Cina.

1999 – «Peau d’homme, coeur de bête» di Hélène Angel, Francia.

1998 – «Zhao Xiansheng» di Lü Yue, Cina.

1997 – «Ayneh» di Jafar Panahi, Iran.

1996 – «Nénette et Boni» di Claire Denis, Francia.

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