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La Russia ha commesso “un’ampia gamma” di crimini di guerra in Ucraina

Erik Møse, presidente della commissione d inchiesta indipendente sull ucraina
Erik Møse, presidente della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sull'Ucraina, presenta il rapporto del suo team durante una conferenza stampa presso la sede europea delle Nazioni Unite a Ginevra, giovedì. © Keystone / Martial Trezzini

Un'indagine condotta su mandato delle Nazioni Unite è giunta alla conclusione che la Russia ha commesso crimini di guerra e forse crimini contro l'umanità in Ucraina. Le informazioni raccolte potrebbero essere utilizzate in futuro dalle procure che indagano.

Sulla base delle prove raccolte, la commissione d’inchiesta indipendente dell’ONU sull’Ucraina ha stabilito che le forze russe hanno commesso “un’ampia gamma” di violazioni del diritto internazionale in Ucraina dal febbraio 2022, molte delle quali costituiscono crimini di guerra. Secondo il rapporto finale della commissione, pubblicato giovedì, queste includono attacchi alla popolazione civile, torture, violenze sessuali e deportazioni di bambini e bambine.

“Non abbiamo riscontrato alcun genocidio in Ucraina”, ha dichiarato Erik Møse (Norvegia), presidente della commissione, durante una conferenza stampa a Ginevra. Tuttavia, la commissione ritiene che l’ondata di attacchi di Mosca alle infrastrutture energetiche ucraine dall’ottobre 2022 possa costituire un crimine contro l’umanità. Anche le pratiche di tortura, soprattutto nei luoghi di detenzione, potrebbero essere considerate crimini contro l’umanità.

La commissione ha inoltre documentato un “piccolo numero” di violazioni commesse dalle forze ucraine, tra cui attacchi “probabilmente indiscriminati” e due casi di esecuzione e tortura di detenuti russi, definiti crimini di guerra.

La commissione d’inchiesta sull’Ucraina è stata istituita dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra nel marzo 2022 per indagare sulle presunte violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale in Ucraina. Oltre a Møse, la commissione è formata da Jasminka Džumhur (Bosnia-Erzegovina) e Pablo de Greiff (Colombia) ed è affiancata da un team investigativo di otto persone.

Nel corso della sua missione, la commissione si è recata in Ucraina otto volte e ha visitato 56 località. Ha condotto interviste faccia a faccia e a distanza con 595 persone, tra cui 348 donne. La commissione ha ispezionato in particolare siti dove sono avvenute distruzione, tombe e luoghi di detenzione. Ha inoltre consultato documenti, immagini satellitari e video.

Indagini approfondite

La commissione raccomanda che “tutte le violazioni e i crimini” siano indagati a fondo e che le persone coinvolte ne rispondano. Ha cercato di identificare gli autori, le unità militari e le catene di comando responsabili dei presunti crimini su cui ha indagato. Una lista confidenziale di presunti responsabili è stata preparata per l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

I 47 Stati membri del Consiglio per i diritti umani, riuniti a Ginevra fino al 4 aprile, esamineranno il rapporto lunedì. Valuteranno se estendere il mandato della commissione e potrebbero decidere di introdurre un’altra risoluzione per dare un seguito alle conclusioni.

Lunedì il New York Times ha rivelato che la Corte penale internazionale (CPI) intende aprire due casi su presunti crimini di guerra relativi al rapimento di bambini e bambine ucraini e all’attacco alle infrastrutture civili nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina. Si prevede che vengano emessi mandati di arresto nei confronti di diverse persone.

Il procuratore della CPI Karim Khan, che ha aperto un’indagine su possibili crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio nel febbraio 2022, è stato a Ginevra la scorsa settimana. Ha incontrato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk.

La Commissione d’inchiesta sull’Ucraina ha confermato giovedì a Ginevra di essere in contatto con l’ufficio del procuratore della CPI. Parte del suo mandato consiste nel preservare le prove raccolte per “futuri procedimenti legali”. Per ora è però impossibile sapere se prove saranno un giorno utilizzate in tribunale.

Su un terreno nuovo

“Ci troviamo in un territorio abbastanza nuovo”, afferma Kingsley Abbott, direttore della Commissione Internazionale dei Giuristi (ICJ), una ONG con sede a Ginevra. “È ancora troppo presto per sapere come verranno utilizzate le informazioni raccolte da questa commissione d’inchiesta e da altre con mandati molto simili”.

Alla domanda se la commissione avesse ricevuto richieste dalla CPI o da altre procure, il commissario Pablo de Greiff ha risposto negativamente, poiché l’indagine era ancora in corso e il rapporto era stato appena pubblicato.

Nell’ultimo decennio, sono stati istituiti diversi gruppi d’inchiesta su mandato dell’ONU per raccogliere, consolidare e conservare le prove delle violazioni del diritto internazionale.

Kingsley Abbott sottolinea che una commissione d’inchiesta raccoglie prove meno solide di quelle necessarie per essere impiegate in un processo. “Ma ciò non significa che queste informazioni non saranno utilizzate da tribunali e corti. Potrebbero essere usate come indizi per consentire ai pubblici ministeri di condurre ulteriori indagini con standard molto più elevati”, spiega l’esperto.

Il Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente (MIII) sui crimini internazionali in Siria, istituito nel 2016 per integrare il lavoro della Commissione d’inchiesta sulla Siria, ha riferito di aver ricevuto 93 richieste di assistenza da 11 giurisdizioni competenti. Alcune di queste richieste riguardavano casi in cui un/a sospetto/a era in custodia e/o in cui era stato avviato un procedimento giudiziario.

I tre membri della commissione d’inchiesta sull’Ucraina e Kingsley Abbott sottolineano l’importanza di coordinare la miriade di indagini sui presunti crimini internazionali in Ucraina.

“La sfida è il coordinamento, in modo che tutte queste agenzie investigative svolgano un lavoro che faccia progredire la giustizia e gli interessi delle vittime, invece di creare uno spazio compartimentato e competitivo, che non farebbe che duplicare gli sforzi”, afferma Kingsley Abbott.

Articolo a cura di Virginie Mangin

Traduzione di Daniele Mariani


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