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La ricca Svizzera fatica a vaccinare la sua popolazione

Locale con sedie
Dal 29 giugno, ci sono molte sedie vuote al centro vaccinale Mendrisio, in ticino. Keystone / Pablo Gianinazzi

Dosi a sufficienza, ma non abbastanza persone disposte a farsi vaccinare. Diversi Paesi ricchi si confrontano con questo problema di lusso. Nel confronto internazionale, il tasso di vaccinazione in Svizzera ha raggiunto rapidamente un livello stagnante.

“Sei già vaccinato?”. In primavera questa domanda ha sostituito il solito “Come stai?”  come saluto più frequente in Svizzera. Dopo le discussioni in inverno sul fatto che la Confederazione abbia ordinato i vaccini troppo tardi o dal produttore sbagliato, la campagna di immunizzazione è proseguita rapidamente a partire da aprile.

Dall’età i 12 anni, tutti in Svizzera possono farsi vaccinare contro il coronavirus. Ma non appena la campagna ha preso slancio, la richiesta di immunizzazioni ha rallentato e il ritmo delle iniezioni è in calo da settimane.

Questa tendenza non è solo elvetica: mentre a livello globale il vaccino resta una merce rara, nei Paesi con sufficienti scorte la popolazione sta perdendo la voglia di immunizzarsi.

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Di conseguenza, il tasso di vaccinazione è diminuito o è perlomeno stagnante dopo il picco di giugno. In Svizzera, il ritmo è crollato in modo particolarmente repentino. Le autorità stanno rispondendo con una campagna informativa, con centri vaccinali mobili e offrendo torte. Finora con modesto successo.

Chi ha iniziato prima conosce il problema

I Paesi che hanno alzato il ritmo delle vaccinazioni qualche tempo prima della Confederazione hanno già vissuto questo sviluppo.

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Israele, ad esempio, si è assicurato presto molte dosi di vaccino e ha immunizzato la popolazione in tempo record. Recentemente, il Paese ha registrato un nuovo aumento del tasso di vaccinazione dopo aver dato il via libera alla somministrazione anche agli adolescenti, ma a parte questo il ritmo è rimasto basso da aprile. Ciò ha anche a che fare con il fatto che oltre il 66% degli abitanti di Israele – Paese con una popolazione piuttosto giovane – è già stato vaccinato almeno una volta.

Mentre i Paesi europei erano ancora in attesa delle consegne, gli Stati Uniti si stavano già muovendo rapidamente. Questo fino ad aprile, quando l’offerta ha superato la domanda e il ritmo di vaccinazione è diminuito. Diversi Stati federali hanno cercato di convincere la popolazione a farsi immunizzare con delle ricompense, dai premi in denaro alle ciambelle passando per gli spinelli gratis. Le persone vaccinate vengono esentate dall’obbligo di portare la mascherina. Attualmente, il 56% della popolazione statunitense è immunizzato.

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Il Regno Unito è stato uno dei primi Paesi ad iniziare a vaccinare la popolazione su larga scala. Da febbraio il ritmo è stato altalenante, in parte a causa delle forniture. Ma un vero crollo si è verificato in giugno. Anche il Regno Unito ha provato a ricorrere a incentivi. All’inizio di luglio sono stati ad esempio messi in palio dei biglietti per la finale dei Campionati europei di calcio. Il Governo chiede la vaccinazione obbligatoria per i dipendenti delle case di riposo. Ora più del 68% della popolazione è immunizzato, ma relativamente molti solo con la prima delle due dosi.

Il tasso di vaccinazione stagna presto in Svizzera

Lo sviluppo della situazione in Svizzera si allinea dunque alle esperienze dell’estero. “L’abbiamo osservato anche in altri Paesi: una volta raggiunta una copertura vaccinale del 50%, la disponibilità a farsi vaccinare diminuisce”, ha detto recentemente a SWI swissinfo.ch Virginie Masserey, responsabile della sezione Controllo delle infezioni presso l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). “Ma si tratta solo di un rallentamento”.

Tuttavia, il calo delle vaccinazioni è iniziato in Svizzera prima di quanti ci si aspettasse. Un confronto con i Paesi vicini lo dimostra. Anche lì il ritmo di vaccinazione si sta stabilizzando, ma meno velocemente che nella Confederazione e solo una volta raggiunto un tasso di copertura vaccinale più elevato rispetto a quello elvetico.

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Qualche settimana fa, per un breve periodo è sembrato che la Svizzera avrebbe superato il tasso di vaccinazione della Francia. Poi, il ritmo elvetico è crollato e il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’obbligo di immunizzarsi per il personale di ospedali, case di riposo e di cura. Di conseguenza, stando ai dati attuali, si vaccinano in proporzione più persone in Francia (e in tutti gli altri Paesi vicini) che in Svizzera.

L’Italia ha già vaccinato oltre il 60% della sua popolazione e il ritmo rallenta in modo minore rispetto agli altri vicini della Confederazione. Ciò è probabilmente dovuto alla vaccinazione obbligatoria del personale medico e all’età media elevata della società italiana. Il tasso di vaccinazione è generalmente più alto tra le generazioni più anziane.

Anche la Germania e l’Austria hanno vaccinato una percentuale di popolazione significativamente maggiore rispetto alla Svizzera e continuano a fare progressi rapidi. Come in Svizzera, sono stati introdotti alcuni privilegi per i vaccinati (così come per i testati e i guariti). In Svizzera ci si limita all’accesso a discoteche e locali notturni; in Austria, un attestato di vaccinazione, guarigione o un test negativo è richiesto anche per entrare in ristoranti o musei. In Germania, le persone vaccinate non sono più obbligate a rispettare le restrizioni di contatto.

Non si fatica ovunque

In alcuni Paesi questa fatica a vaccinare la popolazione si manifesta solo quando il tasso di immunizzazione supera il 65%. È il caso di Islanda, Canada e Belgio. In quest’ultimo Paese, il repentino aumento dei contagi potrebbe aver avuto un ruolo. In Canada, così come nel Regno Unito, un numero relativamente alto di persone è stato vaccinato con solo una delle due dosi. In Islanda, il tasso di vaccinazione ha superato il 75% e ha rallentato a fine giugno, quando il governo ha annunciato la revoca di tutte le misure introdotte per frenare le infezioni.

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Ci sono poi alcuni Paesi che non registrano rallentamenti del ritmo di vaccinazione nonostante il buon progredire delle somministrazioni. La Spagna registra una copertura vaccinale molto alta tra il personale delle case di riposo (90%) e degli ospedali (fino al 98%), senza che sia stato decretato alcun obbligo. Una situazione che non porta acqua al mulino delle discussioni sulla vaccinazione obbligatoria nel settore sanitario.

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In Spagna e Portogallo, la variante Delta causa un alto numero di contagi che si riflette nel tasso d’occupazione dei letti d’ospedale. Il fatto che siano colpite soprattutto persone non vaccinate potrebbe avere un ruolo nel motivare la gente a immunizzarsi.

Anche in Danimarca il numero di casi ha iniziato ad aumentare qualche tempo prima che in Svizzera, ma il sistema sanitario non è al limite. Recentemente, il governo danese ha comprato un milione di dosi di vaccino dalla Romania.

Ma perché la Romania ha un’eccedenza di vaccini Covid? Tutti i rumeni sono già vaccinati? Niente affatto, la Romania è uno dei ritardatari europei. Solo il 25% della popolazione ha ricevuto il vaccino e coloro che sono disposti a farsi immunizzare si stanno esaurendo. Manca l’accesso alle strutture mediche, ma ad abbondare è anche la sfiducia nel governo.

La situazione in Svizzera non è così estrema. Tuttavia, dato che la Confederazione è ben fornita di vaccini, il tasso di copertura vaccinale è basso rispetto allo standard internazionale. Forse questo cambierà quando il numero crescente di casi si rifletterà nell’occupazione delle unità di terapia intensiva. D’altra parte, la vaccinazione obbligatoria non è politicamente realistica nella Confederazione.

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