Prospettive svizzere in 10 lingue

La realtà svizzera per riflettere sulle lingue d’Europa

swissinfo.ch

La Svizzera, con le sue quattro lingue nazionali, è considerata un laboratorio del plurilinguismo che potrebbe ispirare l'Europa. Pregi e difetti del modello elvetico sono stati messi in evidenza in occasione della Piazza delle Lingue di Firenze 2009.

Firenze, culla della cultura e della lingua italiana, rende omaggio a una delle più importanti ambasciatrici dell’italiano nel mondo. Con oltre 470’000 persone, la Svizzera è il paese europeo che conta il maggior numero di italofoni al di fuori della Penisola.

L’interesse dell’Italia per il piccolo Stato federalista non si limita alla sola lingua di Dante. Nel contesto di un’Unione europea (UE) sempre più estesa ed eterogenea, la Svizzera affascina per la capacità di convivere in armonia con la sua diversità linguistica.

“L’Europa è diventata uno spazio in cui i cittadini sono spinti a utilizzare più lingue, ciò che suscita tensioni e crisi. Abbiamo quindi invitato la Confederazione svizzera per far conoscere il suo modello e mostrare i rischi che potrebbero manifestarsi anche nell’UE”, ha spiegato a swissinfo Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, co-organizzatrice della Piazza delle Lingue.

Il caso elvetico, ha aggiunto Remigio Ratti, presidente della Comunità Radiotelevisiva Italofona, “può servire da laboratorio per intravedere le sfide e le opportunità di un approccio multilingue”.

Il tedesco per praticità

A differenza del modello dello Stato-Nazione, nel quale la lingua ha spesso rivestito una funzione unificante, la Svizzera ha costruito la sua identità senza essere una federazione di territori definiti su base linguistica, ha illustrato Ratti nella sua relazione a Villa Medicea di Castello, sede dell’Accademia.

“La costruzione storica è quella dei Cantoni, molti dei quali a loro volta plurilingui”.

Se una lingua può fare rete, ha sottolineato Ratti, presidente del gruppo di riflessione Coscienza svizzera, “più lingue possono costituire un valore potenziale aggiunto enorme a disposizione di chi si sente minoritario”.

Il quadrilinguismo elvetico, iscritto nella Costituzione, non significa tuttavia che gli idiomi nazionali siano sempre rappresentati equamente. “Nell’amministrazione federale le cariche con maggiore responsabilità sono occupate prevalentemente da germanofoni”, ha rammentato Bertil Cottier, decano della facoltà di Scienze della comunicazione all’Università della Svizzera italiana.

“Non per una deliberata volontà di discriminazione – ha puntualizzato – ma per una questione di semplicità e praticità: chi parla la stessa lingua lavora più rapidamente e ragiona secondo gli stessi schemi di pensiero”.

Concorsi discriminatori

A dar fastidio alla minoranza italofona in Svizzera sono poi gli annunci per appalti o impieghi federali: non di rado sono pubblicati soltanto in due lingue (tedesco e francese) e tra le competenze linguistiche, l’inglese è più richiesto dell’italiano.

Una situazione che si ritrova anche in seno all’UE, dove non mancano le critiche di chi denuncia un trilinguismo strisciante. Dal 2007, i bandi di concorsi per i posti nell’amministrazione comunitaria sono pubblicati esclusivamente nelle edizioni inglese, francese e tedesca della Gazzetta Ufficiale.

Soltanto grazie al ricorso presentato da alcuni paesi tra cui l’Italia – hanno sottolineato gli oratori intervenuti all’Accademia fiorentina – è stata eliminata questa disparità. Rimane invece irrisolta la questione della lingua utilizzata durante la selezione dei candidati: allo stato attuale, i concorrenti devono svolgere una prima prova nella loro lingua madre e una seconda in inglese, francese o tedesco (in passato potevano scegliere una lingua comunitaria di loro preferenza).

Visibilità alle minoranze

Con le sue 23 lingue e mezzo miliardo di cittadini, l’UE non è certo la Svizzera. “Il nostro è un modello casalingo, non esportabile”, ha detto il direttore della Radiotelevisione romancia, Bernard Cathomas.

Alcuni principi applicati in Svizzera potrebbero però far scuola in Europa. Come la parità di trattamento delle minoranze, ad esempio in ambito radiotelevisivo, oppure il rispetto delle diversità. “Le minoranze devono poi essere visibili: le lingue più piccole non devono nascondersi”, ha suggerito Cathomas.

In questo senso la nuova legge svizzera sulle lingue, voluta dal Parlamento per riaffermare il principio del rispetto delle minoranze, costituisce per Bertil Cottier un “segnale forte”.

“Il plurilinguismo – ha però avvertito il professore – non deve essere una priorità solamente nei testi di legge, ma pure nel budget”.

Lingue da 50 miliardi

Presentando i risultati di uno studio unico nel suo genere, François Grin della Scuola di traduzione e interpretazione dell’Università di Ginevra ha infine messo in evidenza il valore aggiunto delle lingue.

“In termini economici, il plurilinguismo è da considerarsi essenziale per la ricchezza del paese: abbiamo calcolato che se domani gli svizzeri si svegliassero parlando soltanto la loro lingua materna, il paese perderebbe 50 miliardi di franchi, il 10% del Prodotto interno lordo”.

Per il presidente onorario dell’Accademia, Francesco Sabatini, l’importanza delle lingue supera qualsiasi considerazione di natura politica o economica. “Un plurilinguismo capace di avvicinare e di mettere sullo stesso livello lingue e culture diverse rappresenta un importante obiettivo di pace e di collaborazione tra i popoli. E in questo campo, la Svizzera ha una lunga tradizione”.

Luigi Jorio, swissinfo.ch, Firenze

La terza edizione della Piazza delle Lingue si svolge all’Accademia della Crusca di Firenze dal 21 al 23 maggio 2009.

Organizzato in collaborazione con l’Ambasciata svizzera in Italia e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, l’incontro di quest’anno è dedicato al tema “Esperienze di multilinguismo in atto“.

L’accento è posto sulla situazione del multilinguismo in Svizzera (ospite d’onore), nei Balcani, in Belgio, in Italia, a Malta e in seno all’Unione europea.

Tra i temi affrontati vi sono i problemi connessi al multilinguismo in ambito giuridico, la traduzione e la diffusione della lingua e della cultura attraverso letteratura e poesia.

Al convegno di Firenze è stato presentato un Manifesto per il plurilinguismo, destinato ai governi dei 27 paesi dell’UE, alla Commissione e al Parlamento europeo.

Il documento, che cita il caso della Svizzera, sottolinea l’importanza di diversi punti, tra cui:

– l’utilizzo di lingue ausiliarie (come l’inglese) non deve escludere le altre lingue.
– le lingue nazionali devono essere tenute in esercizio in tutti gli ambiti, inclusa la ricerca scientifica.
– gli immigrati devono poter apprendere la lingua del paese di accoglienza per una migliore integrazione nella società nazionale ed europea.

Tedesco, francese e italiano sono stati riconosciuti idiomi nazionali a pieno titolo dalla Costituzione federale del 1848. Il romancio è stato inserito nella lista nel 1938.

La Svizzera conta 17 cantoni di lingua tedesca, 4 di lingua francese, uno di lingua italiana (Ticino), 3 cantoni bilingui e uno trilingue (Grigioni).

Il 63,7% dei residenti è germanofono, il 20,4% francofono, il 6,5% italofono e lo 0,5% utilizza quale lingua principale il romancio.

La nuova legge federale sulle lingue, in vigore dal 1. gennaio 2010, mira a rafforzare il quadrilinguismo, ponendo un accento particolare sulla salvaguardia dell’italiano e del romancio.

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