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«Non c’è alcun lobbying kazako al parlamento svizzero»

Nursultan Nazarbaev dirige il Kazakistan dal 1990. È stato rieletto nell'aprile 2015 con oltre il 97% dei voti. AFP

Gaukhar Beiseyeva è la numero due dell’ambasciata del Kazakistan a Berna. La rappresentante sottolinea che non c’è alcuna ingerenza del suo paese nel parlamento elvetico. Intervista.

swissinfo.ch: I media svizzeri hanno ampiamente evocato negli ultimi giorni l’attività di lobby condotta dal Kazakistan nei confronti di alcuni deputati svizzeri. Come giustifica queste pratiche?

Gaukhar Beiseyeva: Il governo kazako non svolge alcun lavoro di lobbying al parlamento svizzero. Christian Miesch ha depositato un’interpellanza nel settembre 2014 in seguito alle discussioni, del tutto normali, che si sono svolte nel quadro del gruppo parlamentare Svizzera-Kazakistan.

Da parte kazaka, c’era l’interesse di sapere a che punto era la procedura giudiziaria lanciata a Ginevra nei confronti di Viktor Khrapunov. Da noi, queste procedure si svolgono solitamente in modo più rapido. Si trattava semplicemente di ottenere informazioni attraverso la via parlamentare, ciò che è una pratica assolutamente comune in Kazakistan…

Lo stesso vale per l’interpellanza di Christa Markwalder: non c’è stato alcun tentativo d’influenzare o di esercitare pressioni sulla deputata. È intervenuta dopo aver incontrato i rappresentanti di Ak-Jol, che contrariamente alle asserzioni della stampa svizzera è un reale partito di opposizione in Kazakistan.

swissinfo.ch: È però vero che sono stati versati dei soldi ai lobbisti. Da dove provengono questi fondi?

G. B.: Se così fosse, non ne sono al corrente. È probabile che Ak-Jol abbia rimunerato l’agenzia di comunicazione con la quale lavora in Svizzera, ma non posso confermarlo. Chi conduce un vero lavoro di lobbying in parlamento è Viktor Khrapunov. Lo fa per di più con soldi rubati nel nostro paese, utilizzando i suoi contatti che sono Marc Comina [il suo portavoce] e Christian Lüscher [avvocato e deputato liberale radicale che difende Khrapunov nella sua procedura d’asilo]. Questo con l’unico obiettivo di ottenere l’asilo in Svizzera. Tutte le informazioni che sono uscite sulla stampa provengono da e-mail piratate. Non le considero una fonte affidabile.

Altri sviluppi

swissinfo.ch: Un po’ ovunque in Occidente, il Kazakistan fa capo ai servizi di personaggi pubblici di spicco per difendere i suoi interessi. Non è problematico?

G. B.: Niente affatto. Il Kazakistan è praticamente sconosciuto nel mondo occidentale. È assolutamente normale che noi tentiamo di farlo conoscere e di curare la sua immagine. Siamo fieri di poter contare su tale sostegno tra i dirigenti ed ex dirigenti di paesi democratici. Anche il re di Spagna Juan Carlos fa parte dei nostri grandi amici.

swissinfo.ch: Eppure il Kazakistan non è considerato un modello di democrazia. Nursultan Nazarbaev è appena stato rieletto con il 97,7% dei voti e il regime è regolarmente criticato dai difensori dei diritti umani. Non si tratta di ridare lustro a un regime poco raccomandabile?

G. B.: Questa retorica dei giornalisti nuoce purtroppo ai nostri sforzi e alle nostre relazioni bilaterali e multilaterali. Il popolo è soddisfatto del suo presidente ed è per questo che lo rielegge regolarmente nel quadro delle scadenze elettorali previste dalla Costituzione. In merito ai diritti umani, ci sottoponiamo periodicamente agli esami dell’ONU e non figuriamo su alcuna lista nera.

swissinfo.ch: Queste vicende di lobbying avranno ripercussioni sulle relazioni tra il Kazakistan e la Svizzera?

G. B.: Gli articoli della stampa svizzera potrebbero nuocere alla cooperazione parlamentare tra i due paesi. A livello economico, invece, non siamo preoccupati. Le grandi aziende svizzere sono impiantate da tempo in Kazakistan. Beneficiano di informazioni fidate e concrete e sanno che i loro investimenti sono garantiti.

Il caso Khrapunov

Arrivato in Svizzera nel 2007 con la moglie Leila, una donna d’affari di successo, Viktor Khrapunov si presenta come un oppositore politico perseguitato nel suo paese. «Viktor Khrapunov e Mukthar Ablyazov [incarcerato in Francia e minacciato di estradizione] sono gli unici due dissidenti attivi nel mondo che impediscono al Kazakistan di condurre la sua politica di seduzione nei confronti dell’Occidente. È per questo che il regime di Nazarbaev impiega tutti i mezzi, legali o illegali, per tentare di farli tacere», afferma Marc Comina, portavoce di Khrapunov.

Le autorità kazake accusano al contrario Khrapunov di essersi arricchito illegalmente quando era ministro sotto la presidenza di Nazarbaev. Nel 2012, il ministero pubblico di Ginevra ha accordato assistenza giudiziaria al Kazakistan e ha aperto una procedura per riciclaggio di denaro, tutt’ora in corso, nei confronti dei coniugi Khrapunov. Il 19 giugno 2014, l’Ufficio federale di giustizia ha ritenuto che la procedura kazaka non presentava le necessarie garanzie in materia di rispetto dei diritti umani o di processo equo.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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